(AGI) - Roma, 7 lug. - Nel 2015 sono stati interessati da assunzioni o trasformazioni a tempo indeterminato 2,4 milioni (2.394.000) di lavoratori e un milione e mezzo (1.572.000) ha beneficiato dell'esonero contributivo, pari al 66% (1.121.000 per assunzioni a tempo indeterminato). Lo scrive l'Inps nel Rapporto annuale, secondo cui 575.000 imprese lo hanno utilizzato, pari a un terzo del totale delle imprese con dipendenti (2,7 esoneri per azienda). A beneficiare particolarmente dell'esonero sono stati i giovani: il 30% dei rapporti esonerati ha coinvolto under 30. "Il costo dell'esonero per il 2015 al lordo degli effetti fiscali e' risultato pari a 2,22 miliardi - scrive l'Inps - mentre le stime contenute nella relazione tecnica della legge 190/2014 e la successiva integrazione del dlgs 81/2015 avevano appostato risorse per 1,91 miliardi nel primo anno. Il divario e' spiegato dal forte utilizzo, da parte dei datori di lavoro, dell'esonero contributivo per assunzioni/trasformazioni a tempo indeterminato, ben oltre le aspettative rispetto al milione di assunzioni/trasformazioni agevolate inizialmente ipotizzato". Secondo l'Inps, "non sembra che si possano derubricare i flussi attivati dagli esoneri come mera 'stabilizzazione' di rapporti gia' in essere, anche se certamente l'esonero ha incentivato largamente le stabilizzazioni presso la stessa impresa". "L'esonero - fa notare l'Inps - ha agevolato specificamente il primo ingresso nell'occupazione dipendente a tempo indeterminato e, soprattutto, la ricollocazione di soggetti che avevano perso il posto di lavoro da tempo". Il Rapporto mette poi in luce il rapporto tra esonero e crescita degli organici: "Si puo' stimare - scrive l'Inps - che quasi l'80% dei rapporti esonerati si e' verificato in presenza di una crescita dimensionale dell'impresa". Inoltre, l'esonero - sostiene l'Inps - non ha ridotto la quota di assunzioni part time (che resta del 40%). Il presidente dell'Inps Tito Boeri, ha fatto notare nella sua relazione che 4 lavoratori su 10 assunti con contratti a tempo indeterminato hanno impieghi part-time. Una quota importante degli impieghi full-time comportano meno di 312 giorni remunerati direttamente dall'impresa all'anno. Per Boeri, puo' essere "un modo surrettizio per ridurre il costo del lavoro, agendo sugli orari anziche' sui salari" ed e' "bene tenerne conto nel confronto in atto sulla riforma della contrattazione". Il Rapporto mostra che tra il 2014 e il 2015, gli occupati part time sono cresciuti del 6,8%, mentre quelli full-time sono saliti solo dello 0,4%. (AGI) Ing
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