(AGI) - Roma, 7 giu. - Per gli italiani il futuro passa per l'innovazione e le nuove tecnologie, ma serve un passo in avanti. In particolare, occorre adottare le tecnologie in grado di ridurre l'impatto sugli ecosistemi e rendere piu' efficiente e produttivo l'uso delle risorse, ma c'e' anche uno zoccolo duro, pari a poco piu' di un terzo del campione, che crede - invece - che occorra fermare la crescita, ridurre i consumi e lo sfruttamento delle risorse, ripensare tutto e tornare al passato. Questo il quadro che emerge da "Italia, Chefuturo!", il rapporto 2016 Cotec-Chebanca a cura del Censis. Secondo lo studio, l'attitudine a innovare viene vista piu' come una dote innata che un'attitudine acquisita nel tempo. Innovatori si nasce, anche se poi servono i contesti favorevoli per poter applicare concretamente le doti degli innovatori potenziali. Ma chi sono i protagonisti dell'innovazione in Italia? Le opinioni convergono decisamente sulle piccole e medie imprese capaci di sperimentare e di adattare la propria attivita' al contesto in evoluzione (38,6%). Debole e' il ruolo di stimolo che viene riconosciuto ai soggetti di governo (12,8%) e agli investitori (14,5%).
Gli italiani che pensano che le innovazioni degli ultimi vent'anni abbiano portato esclusivamente benefici sono pochi (il 14,2%). La maggior parte (il 57,9%) pensa che ci sano stati molti benefici, ma anche qualche problema. I piu' critici ritengono che l'innovazione abbia portato alcuni benefici e alcuni problemi (20,3%) o addirittura piu' problemi che benefici (7,3%). Le scoperte nel campo dell'ingegneria genetica sono valutate positivamente nelle loro concrete applicazioni in campo medico dall'87,2% degli italiani, ma negativamente quando riferite all'agricoltura e alla controversa questione degli Ogm (solo il 40,3% di pareri positivi). Dalla ricerca si rileva che una quota maggioritaria di italiani (il 57,1%) ritiene che nel nostro Paese le innovazioni abbiano contribuito ad ampliare i divari sociali. Lo stesso vale per il rapporto tra i processi innovativi e le opportunita' di lavoro, con una quota importante di italiani (il 39,8%, e il dato sale al 50,7% tra le persone meno istruite) si mostra molto critica ritenendo che l'automazione sostituira' sempre di piu' il lavoro umano. (AGI)
.