Ilva: Legambiente, rischio naufragio se non si aggiusta il tiro
ADV
ADV
Ilva: Legambiente, rischio naufragio se non si aggiusta il tiro

Ilva: Legambiente, rischio naufragio se non si aggiusta il tiro

di lettura
(AGI) - Taranto, 11 lug. - "Se non si aggiusta il tiro, ilnaufragio completo dell'Ilva sara' inevitabile e di questosaranno responsabili il governo e la proprieta'. Il Governoattuale non puo' voltare le spalle alla comunita' jonica erinnegare gli impegni presi due anni fa dallo Stato italianodopo l'intervento della magistratura". Lo afferma Legambientecommentando il decreto sull'Ilva approvato ieri sera dalConsiglio dei ministri. "Ci impegneremo con tutte le nostreforze - rileva Legambiente - affinche' il testo approvato dalCdm sia pesantemente modificato in sede parlamentare e siacoerente con le scelte di risanamento"."Il Consiglio dei ministri - secondo Legambiente - ha stravoltoil testo anticipato dalla stampa, nascondendosi dietro la vuotae stanca formula della compatibilita' tra "risanamentoambientale e la continuita' e valorizzazione dell'impresa" pernon urtare gli interessi dei Riva". Per Legambiente, "in barbaall'interesse generale dei cittadini e degli stessi lavoratoridi avere un centro siderurgico profondamente risanato, lascelta del Governo segue lo scandaloso ricorso dei Riva controil Piano di risanamento ambientale del siderurgico, mentreignora i dati epidemiologici drammatici resi noti dall'ultimoaggiornamento dello studio Sentieri. Nel mare in tempesta diTaranto - conclude Legambiente - il Governo con questo decretoha deciso di gettare in acqua l'ennesimo improbabile salvagenteper l'Ilva, senza prevedere nessuna imbarcazione disalvataggio, e a una distanza abissale dalla costa". "Ilrisanamento ambientale dell'Ilva -rileva - l'associazioneambientalista Peacelink non e' una misura da realizzareattraverso prestiti ponte che il governo ha in realta' chiestoalle banche per poter pagare l'indotto Ilva e gli stipendidegli operai perche' l'urgente risanamento ambientale dell'Ilvanon dovrebbe essere finalizzato al rilancio strategicodell'azienda ma, in primis, alla realizzazione di misure atte aproteggere la citta' di Taranto".Secondo Pecelink nel decreto"e' rimasta lettera morta la parte piu' importante e onerosadelle prescrizioni. Secondo quanto fu stabilito dalla CorteCostituzionale, l'Ilva avrebbe potuto continuare a produrresolo nell'ottica del rispetto del cronoprogramma Aia cheavrebbe dovuto vedere il completamento dei lavori dimessa anorma dello stabilimento per l'1 luglio 2014. Solo la coperturadei parchi minerali prevedeva una scadenza ad ottobre 2015.Oggi possiamo dire che quel cronoprogramma non e' statorispettato e quindi non e' stata rispettata la condizione postadalla Corte Costituzionale per considerare lecita la facolta'd'uso di impianti che sono ancora posti sotto sequestro". .
ADV