Roma - Nel 2015 il saldo tra nuove imprese e quelle cessate segna quasi un -30mila tra commercio al dettaglio e pubblici esercizi. E' quanto evidenzia il rapporto presentato in occasione dell'assemblea di Confesercenti. La demografia di impresa, nell'ambito del commercio al dettaglio, evidenzia una forte prevalenza delle cessazioni sulle nuove iscrizioni, presentandosi dunque le criticita' di tale segmento del tessuto imprenditoriale come evidenze che si manifestano trasversalmente all'interno del territorio nazionale. Nel 2015 il saldo tra iscritte e cessate risulta pari a -20.118 imprese per il commercio al dettaglio ed a -8.949 per i pubblici esercizi (-2.350 e -752 in Campania), in netto peggioramento rispetto al 2010, quando si registravano scarti pari rispettivamente a -576 e -99, indicativi di una migliore tenuta del commercio di prossimita' , all'interno dell'economia locale. L'incidenza delle imprese che hanno cessato l'attivita', entro i tre anni successivi all'apertura, rimane alta: e' del 39,5% per le imprese nate nel 2010, quattro punti percentuali in piu' rispetto a cinque anni fa.
Dal lato delle imprese, uno dei fattori maggiori di insicurezza e' costituito dalla stretta creditizia. Tra il 2011 ed il 2015 i prestiti alle imprese sono diminuiti in Italia del 20,9%, circa 190 miliardi di euro in meno, in media circa 31mila euro di credito 'sottratto' per ogni attivita'. Sono comunque le realta' produttive di grandi dimensioni ad assorbire 8 euro su 10 dei finanziamenti concessi dagli istituti di credito: nel 2015 alle imprese con almeno 20 addetti sono stati destinati 14,8 miliardi di euro, l'81% dei prestiti erogati, a fronte del 18,9% indirizzato alle imprese piu' piccole. Complessivamente, tra il 2011 e il 2015 anche il tasso di insolvenza e' aumentato di quasi 10 punti percentuali, portando il rapporto sofferenze impieghi da 8 a 17,2%. A livello settoriale si confermano in tutte le macroaree le maggiori difficolta' del comparto edile, il cui tasso di insolvenza e' cresciuto di quasi 20 punti percentuali nel corso degli ultimi cinque anni, raggiungendo il 29,6% nel 2015 (era pari al 9,7% nel 2011). Nel terziario i prestiti in sofferenza sul totale degli impieghi sono piu' che raddoppiati, passando dal 6,8% al 14,9% (+8,1 punti), mentre nel manifatturiero hanno raggiunto il 14,4%. (AGI)
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