Alle prossime elezioni politiche potrebbero presentarsi per la prima volta partiti che hanno raccolto le firme a proprio sostegno online. E’ l’effetto di uno degli ultimi emendamenti approvati nella tarda serata di domenica 4 giugno dalla Commissione affari costituzionali della Camera, presentato dal deputato Andrea Mazziotti (Civici e innovatori) e dalla deputata indipendente Mara Mucci. Mazziotti è convinto che il digitale diventerà uno strumento essenziale per esercitare la democrazia nel futuro. A cominciare dalla firma digitale per la raccolta delle firme.
On. Mazziotti, la vostra è stata presentata come una 'battaglia per restituire ai cittadini un accesso minimo agli strumenti democratici', ci può spiegare perché è così importate per voi averla vinta?
“Perché occorre facilitare la raccolta delle firme da parte di chi vuole candidarsi alle elezioni. In nessun paese ci sono norme come le nostre che sono chiaramente finalizzate a escludere l'entrata di nuovi soggetti nella competizione politica. In Inghilterra bastano dieci firme per collegio, in Francia non ne serve nessuna, e nessun sistema prevede un sistema di autenticazione complicato come il nostro. Non si capisce perché candidarsi alle elezioni debba essere un'impresa quasi impossibile, tranne che per i partiti esistenti che ovviamente si autoesentano dalla raccolta”.
Quando è cominciata la vostra battaglia?
“All'inizio del percorso sulla legge elettorale ero io il relatore e ho presentato un testo base che prevedeva le firme digitali e altre facilitazioni per l'autentica, oltre a una riduzione del numero di firme necessario. Purtroppo il Pd, che inizialmente aveva condiviso il mio testo, si è sfilato all'ultimo puntando sul cosiddetto Rosatellum, poi ha abbandonato anche quello a favore del sistema attuale. Nel loro testo le mie norme sulla firma digitale sono sparite ed è stato anche aumentato enormemente il numero di firme richiesto. Non è una sorpresa, perché come ho detto i grandi partiti tendono a escludere i new comer. E questo è davvero grave visto che sta introducendo un sistema con soglia di sbarramento al 5% che è già di per sé un disincentivo per le nuove iniziative. Per questo continueremo la battaglia, insieme ai Radicali, che da sempre sono in prima fila su questo argomento”.
Perché il digitale è importante per la democrazia secondo lei?“Perché in un momento in cui i cittadini si allontanano dalla politica occorre utilizzare l'innovazione per riavvicinarli. Non si capisce perché il digitale, il web e le tecnologie possano essere usati in qualsiasi settore e siano tenuti ai margini quando si parla di politica. Occorre assicurare le adeguate forme di sicurezza e tutela, ma non si può ignorare l'evoluzione digitale”.
Un altro punto è la possibilità di dare ai sindaci la possibilità di delegare i cittadini all'autentica delle firme. Come funzionerà?
“Su questo punto c'è stata una chiusura, così come su altre nostre proposte. Ad esempio quella di consentire l'autentica da parte di avvocati, che in alcuni campi già hanno questo potere. Purtroppo, al momento esiste una chiusura del Partito Democratico, che spero possa essere superata in aula”.
Quando comincerà la sperimentazione?
“Al momento il Governo deve emanare un decreto entro 6 mesi e naturalmente sulle modalità di sperimentazione siamo pronti ad aprire a un dialogo con i ministeri. La nostra idea è che sia una sperimentazione mirata e capillare in modo da rendere effettivo il diritto di sottoscrivere le liste con firme digitali. In Aula avanzeremo una proposta più definita, anche d'intesa con gli esperti e con chi da anni porta avanti questa battaglia di civiltà come i Radicali”.