Per l’astronauta italiano Paolo Nespoli la conquista di Marte apparterrà a tutta l’umanità e nessuna nazione in particolare vi pianterà la bandiera. Vista dalla Terra, la corsa al pianeta rosso sembra invece già destinata a scatenare una competizione senza esclusione di colpi. Il patron di Tesla, Elon Musk, sembrava destinato a conquistare il ruolo di pioniere con la ua compagnia SpaceX, che si candida a essere la prima a offrire ai clienti viaggi interplanetari. Gli Emirati Arabi Uniti sono però già pronti a mettere sul piatto i loro petroldollari.
L’agenzia spaziale di Abu Dhabi è stata fondata solo nel 2014 ma pensa già in grande. E tra cento anni, con il progetto ‘Mars 2117’ punta a “creare una mini città e una comunità su Marte con il coinvolgimento della cooperazione internazionale”. Così in un tweet il primo ministro degli Emirati, lo sceicco Mohammed bin Rashid al Maktoum. Si parla di “cooperazione”, certo. Ma la differenza la fanno i fondi. I 10 miliardi ad astronave proposti da Musk sono troppi per l’agenzia spaziale degli Stati Uniti, a corto di denaro. Ma non per quella emiratina, che può contare sui 500 miliardi di dollari nelle casse del suo fondo sovrano.
The "Mars 2117" project will develop an Emirati and international team of scientists to push the human exploration of Mars in years to come. pic.twitter.com/5ujxvyC8As
— HH Sheikh Mohammed (@HHShkMohd) 14 febbraio 2017
Abu Dhabi punta ad avviare la prima missione di prova nel 2021, ovvero un anno dopo il lancio della navicella cinese che inaugurerà l’avventura marziana solista di Pechino, che segue il fallimento della collaborazione con Mosca naufragata nel 2011 con la disintegrazione della stazione orbitante Yinghuo-1. I partner tecnologici degli Emirati sono invece la Francia e il Regno Unito. A rendere attraente l’iniziativa del Paese arabo, oltre agli ingenti finanziamenti a disposizione, è il realismo della tabella di marcia: cento anni per stabilire la prima colonia, un arco di tempo ragionevole per elaborare soluzioni in grado di far sopravvivere gli esseri umani su un suolo ostile come quello marziano. L’obiettivo di Musk di trasportare i primi uomini su Marte nel 2023 sembra invece un po’ troppo visionario, per quanto lo stesso imprenditore americano abbia fatto poi marcia indietro e abbia ammesso che una colonizzazione non potrebbe realizzarsi prima di altri 40 anni. Lo sceicco Maktoum ha più pazienza. Non arriverà a vedere i suoi concittadini mettere piede sul pianeta rosso ma vivrà abbastanza per godere l’avanzamento tecnologico del quale, grazie al programma spaziale, potrà godere il suo Paese, che ha il disperato bisogno di diversificare un’economia ancora troppo dipendente dall’oro nero.
Per approfondire: Space X Elon Musk lancia il suo piano per colonizzare Marte