E’ calato il sipario su Milano Food City con oltre 178mila partecipanti complessivi alla settimana dedicata al cibo in tutte le sue sfaccettature. Centinaia di eventi che hanno trasformato interi quartieri in un groviglio di “street food”, diffuso in ogni angolo della Milano che si è scoperta tutta “da mangiare”, riportando il clima di Expo 2015.
Milano che ha delegato, in un certo qual senso, Barak Obama, ospite d’onore di Seed and Chips, “the Global Food Innovation Summit” nel sottolineare come non ci possa essere, nel mondo globale, innovazione senza sostenibilità, chiave del futuro. “Se i cambiamenti climatici raggiungono livelli alti non sarà soltanto un problema per il cibo ma causerà anche imponenti migrazioni di massa e conflitti a causa della scarsità di risorse” ha ricordato l’ex presidente americano mettendosi a disposizione dei giovani “che devono essere educati al cibo, perché il domani cambi”.
Intervento che ci riporta agli impegni presi con la Carta di Milano, proprio alla chiusura dell’Esposizione Internazionale del 2015 tutt’ora validissimi. Come la necessità di “sviluppare un sistema di commercio internazionale aperto, basato su regole condivise e non discriminatorio capace di eliminare le distorsioni che limitano la disponibilità di cibo, creando le condizioni per una migliore sicurezza alimentare globale”. Al considerare il cibo “un patrimonio culturale e in quanto tale difenderlo da contraffazioni e frodi, proteggerlo da inganni e pratiche commerciali scorrette, valorizzarne origine e originalità con processi normativi trasparenti”.
Già, perché se non ci può essere innovazione senza sostenibilità: quest’ultima non si può misurare se non attraverso la trasparenza e la tracciabilità. Come confermano i dati dell’indagine di SWG realizzata per conto di Seed and Chips: 6 italiani su 10 leggono sempre le etichette. Altri 3 lo fanno talvolta e solo il 10% se ne disinteressa sempre. Requisito di tracciabilità fondamentale per la maggior parte dei consumatori che chiede di conoscere il percorso dell’alimento scelto.
Così come la richiesta di una normativa rigorosa per due terzi dei consumatori (che purtroppo non c’è come ha ribadito Giancarlo Caselli ad AGi ndr), mentre un quarto ritiene che la garanzia per i consumatori derivi da altri mezzi e controlli da effettuare. Emerge poi un’attenzione al tema dell’innovazione e la realtà complessa della filiera agroalimentare. Con un 76% del campione che chiede un impegno maggiore nello sviluppo di nuove tecnologie e il 24% che, al contrario è convinto, che la spinta all’innovazione sia più un pressione nata dal perseguimento dei guadagni che al soddisfacimento delle richieste dei consumatori.
Innovazione che nella kermesse milanese abbiamo visto declinare, per la verità, proprio in due modalità completamente contrapposte. A Tutto Food, in Fiera Milano con oltre 80 mila visitatori professionali e 320 eventi, andava in scena, come è giusto che sia per una fiera di settore, l’esaltazione del marketing “Made in Italy” e della declinazione infinita di gusti e presentazioni destinati al consumatore di ogni parte del globo. Dal salame al parmigiano, ai sorbetti di verdura, alla prima pasta al mondo fatta di caffè, gli aceti balsamici da grattugiare, la burrata alla menta, friarielli in scatola e chi più ne ha più ne metta. Proposte alimentari che devono fare il conto, però, con il fatto che ogni anno vengono gettati in Europa, 88 milioni di tonnellate di cibo, pari a 143 miliardi di euro e che corrisponde al 20% degli alimenti prodotti nell'Unione Europea, dati citati dalla Federazione Italiana Pubblici Esercizi (FIPE) e da Hotrec, l’associazione europea dei ristoratori, a proposito di nuove linee guida europee per una ristorazione sostenibile.
Dall’altra il premio all’innovazione con i Seed & Chips Awards 2017 è andato ad individuare e premiare una serie di startup e imprese internazionali che davvero fanno riflettere sulle possibilità infinite della ricerca a favore di un’alimentazione sostenibile. A fare da padrona l’acquacoltura e colture idroponiche, come il progetto europeo INAPRO che permette l’allevamento di pesci e la coltivazione di piante a basso costo e zero impatto ambientale.
O come Robonica, giovane impresa milanese che ha progettato Linfa, elettrodomestico micro farm, in grado cioè di permettere la coltivazione di erbe aromatiche, peperoncino e insalate in coltura idroponica, utilizzando illuminazione a led e un’app per monitorare i tempi di crescita. Alla TSenso azienda tedesca impegnata nel monitoraggio della catena del freddo che ha inventato il Fresh Index, in grado di valutare la reale conservazioni dei prodotti e la loro vita effettiva sugli scaffali (shelf life) con una riduzione degli scarti.
Fino a The Save Project, team newyorkese di designer, dietologi e tecnologici creativi che hanno la mission di rielaborare i dati relativi agli alimenti rendendoli chiari e personalizzati, fornendo informazioni su ingredienti, allergeni, proprietà nutritive, apporto calorico ma anche origine di produzione e distribuzione.
Morale? “Il cibo è parte della nostra vita, dei nostri rituali, ed è il tema più importante che possiamo affrontare, e “quello che serve è solo una buona informazione sul cibo”. Parola di Barak Obama. Ma anche un po’ nostra.
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