Ricchezza e povertà, l'una accanto all'altra, in 5 scatti di Johnny Miller
ADV
ADV
Ricchezza e povertà, l'una accanto all'altra, in 5 scatti di Johnny Miller

Ricchezza e povertà, l'una accanto all'altra, in 5 scatti di Johnny Miller

Ixtapalapa, quartiere di Città del Messico. A sinistra una bella zona residenziale, a destra edifici in cemento tipici delle aree a basso reddito della capitale centroamericana. Nonostante uno degli uomini più ricchi del mondo, Carlos Slim, sia messicano, il Paese è tra i più diseguali del mondo: l’1% più ricco possiede infatti il 21% della ricchezza del Paese, il rapporto più alto del mondo secondo Oxfam.  
Ixtapalapa, quartiere di Città del Messico. A sinistra una bella zona residenziale, a destra edifici in cemento tipici delle aree a basso reddito della capitale centroamericana. Nonostante uno degli uomini più ricchi del mondo, Carlos Slim, sia messicano, il Paese è tra i più diseguali del mondo: l’1% più ricco possiede infatti il 21% della ricchezza del Paese, il rapporto più alto del mondo secondo Oxfam.  
Johnny Miller è un antropologo che ha deciso di darsi alla fotografia per documentare le diseguaglianze. Il suo lavoro si è svolto principalmente in Sudafrica, ma anche Kenya e Messico sono state mete delle sue ricerche. Sul suo sito  si trovano testimonianze di come in alcune metropoli del mondo ricchezza e povertà convivano fianco a fianco.Nomzamo/Lwandle è un 'hotspot' dei problemi economici, sociali e razziali del Sudafrica.   In origine pensato come luogo di residenza per lavoratori di colore durante l’apartheid, conta oggi 60.000 abitanti. Intorno vi sono state costruite le comunità di Strand e di Somerset West. La prima in particolare è una cittadina piuttosto benestante. Nella foto, Strand sulla destra e Somerset West sulla sinistra: in mezzo, gli accampamenti di Nomzano/Lwandle, circondati da ringhiere. Questo nucleo abitativo è stato sgomberato dalle autorità, ma successivamente le baracche sono state ricostruite.
Johnny Miller è un antropologo che ha deciso di darsi alla fotografia per documentare le diseguaglianze. Il suo lavoro si è svolto principalmente in Sudafrica, ma anche Kenya e Messico sono state mete delle sue ricerche. Sul suo sito  si trovano testimonianze di come in alcune metropoli del mondo ricchezza e povertà convivano fianco a fianco.Nomzamo/Lwandle è un 'hotspot' dei problemi economici, sociali e razziali del Sudafrica. In origine pensato come luogo di residenza per lavoratori di colore durante l’apartheid, conta oggi 60.000 abitanti. Intorno vi sono state costruite le comunità di Strand e di Somerset West. La prima in particolare è una cittadina piuttosto benestante. Nella foto, Strand sulla destra e Somerset West sulla sinistra: in mezzo, gli accampamenti di Nomzano/Lwandle, circondati da ringhiere. Questo nucleo abitativo è stato sgomberato dalle autorità, ma successivamente le baracche sono state ricostruite.
Nella foto il campo da golf Papwa Sewgolum di Durban, Sudafrica.   Sewsunker Sewgolum detto “Papwa” è stato il primo nero a partecipare al Natal Open, torneo di golf sudafricano che si è tenuto dal 1925 al 1975. Figlio di lavoratori nei campi di canne da zucchero, giocò nel torneo per la prima volta nel 1961. Papwa non si limitò a partecipare, ma vinse nel 1963 e ancora nel 1965, anno in cui era l’unico concorrente di colore. Gli altri 113 erano tutti bianchi.Per via dell'apartheid allora in vigore nel Paese, la cerimonia di premiazione si tenne fuori dalla struttura sportiva, mentre pioveva; all'interno, tutti i suoi avversari bianchi erano seduti comodi e al riparo.  In suo onore il campo da golf porta ora il suo nome. Ma quella che dovrebbe essere una storia di rivincita sociale non è ancora pienamente compiuta: il campo di gioco è circondato da umilissime baracche. Una ringhiera separa le due realtà. 
Nella foto il campo da golf Papwa Sewgolum di Durban, Sudafrica. Sewsunker Sewgolum detto “Papwa” è stato il primo nero a partecipare al Natal Open, torneo di golf sudafricano che si è tenuto dal 1925 al 1975. Figlio di lavoratori nei campi di canne da zucchero, giocò nel torneo per la prima volta nel 1961. Papwa non si limitò a partecipare, ma vinse nel 1963 e ancora nel 1965, anno in cui era l’unico concorrente di colore. Gli altri 113 erano tutti bianchi.Per via dell'apartheid allora in vigore nel Paese, la cerimonia di premiazione si tenne fuori dalla struttura sportiva, mentre pioveva; all'interno, tutti i suoi avversari bianchi erano seduti comodi e al riparo.  In suo onore il campo da golf porta ora il suo nome. Ma quella che dovrebbe essere una storia di rivincita sociale non è ancora pienamente compiuta: il campo di gioco è circondato da umilissime baracche. Una ringhiera separa le due realtà. 
Il quartiere di Kya Sands a Johannesburg è una zona disseminata di insediamenti spontanei, perlopiù baraccopoli, costruite da persone in cerca di fortuna nel cuore dell'economia sudafricana. Il governo è talvolta intervenuto per migliorarne le condizioni fornendo i servizi basici, ma questi sono spesso insufficienti. Le manifestazioni di protesta sono state molte. Nel 2008 si sono anche verificati episodi di violenza.   Appena dall’altra parte della strada si trova il quartiere residenziale di Bloubosrand, dove alcune case valgono più di un milione di Rand, la moneta sudafricana (circa 75.000 dollari).
Il quartiere di Kya Sands a Johannesburg è una zona disseminata di insediamenti spontanei, perlopiù baraccopoli, costruite da persone in cerca di fortuna nel cuore dell'economia sudafricana. Il governo è talvolta intervenuto per migliorarne le condizioni fornendo i servizi basici, ma questi sono spesso insufficienti. Le manifestazioni di protesta sono state molte. Nel 2008 si sono anche verificati episodi di violenza. Appena dall’altra parte della strada si trova il quartiere residenziale di Bloubosrand, dove alcune case valgono più di un milione di Rand, la moneta sudafricana (circa 75.000 dollari).
Il quartiere Loresho, Nairobi (capitale del Kenya). In alto confortevoli case, in basso le baracche. Le due zone sono separate dai recinti dei giardini delle abitazioni. La città ha “i bassifondi urbani più poveri che io abbia mai visto”, dice Miller. Il fotografo ha anche cercato dati precisi sulla situazione delle diseguaglianze, ma le statistiche in Kenya non sono raccolte adeguatamente, scrive sul suo sito.
Il quartiere Loresho, Nairobi (capitale del Kenya). In alto confortevoli case, in basso le baracche. Le due zone sono separate dai recinti dei giardini delle abitazioni. La città ha “i bassifondi urbani più poveri che io abbia mai visto”, dice Miller. Il fotografo ha anche cercato dati precisi sulla situazione delle diseguaglianze, ma le statistiche in Kenya non sono raccolte adeguatamente, scrive sul suo sito.
Ixtapalapa, quartiere di Città del Messico. A sinistra una bella zona residenziale, a destra edifici in cemento tipici delle aree a basso reddito della capitale centroamericana. Nonostante uno degli uomini più ricchi del mondo, Carlos Slim, sia messicano, il Paese è tra i più diseguali del mondo: l’1% più ricco possiede infatti il 21% della ricchezza del Paese, il rapporto più alto del mondo secondo Oxfam.  
Ixtapalapa, quartiere di Città del Messico. A sinistra una bella zona residenziale, a destra edifici in cemento tipici delle aree a basso reddito della capitale centroamericana. Nonostante uno degli uomini più ricchi del mondo, Carlos Slim, sia messicano, il Paese è tra i più diseguali del mondo: l’1% più ricco possiede infatti il 21% della ricchezza del Paese, il rapporto più alto del mondo secondo Oxfam.  
Johnny Miller è un antropologo che ha deciso di darsi alla fotografia per documentare le diseguaglianze. Il suo lavoro si è svolto principalmente in Sudafrica, ma anche Kenya e Messico sono state mete delle sue ricerche. Sul suo sito  si trovano testimonianze di come in alcune metropoli del mondo ricchezza e povertà convivano fianco a fianco.Nomzamo/Lwandle è un 'hotspot' dei problemi economici, sociali e razziali del Sudafrica.   In origine pensato come luogo di residenza per lavoratori di colore durante l’apartheid, conta oggi 60.000 abitanti. Intorno vi sono state costruite le comunità di Strand e di Somerset West. La prima in particolare è una cittadina piuttosto benestante. Nella foto, Strand sulla destra e Somerset West sulla sinistra: in mezzo, gli accampamenti di Nomzano/Lwandle, circondati da ringhiere. Questo nucleo abitativo è stato sgomberato dalle autorità, ma successivamente le baracche sono state ricostruite.
Johnny Miller è un antropologo che ha deciso di darsi alla fotografia per documentare le diseguaglianze. Il suo lavoro si è svolto principalmente in Sudafrica, ma anche Kenya e Messico sono state mete delle sue ricerche. Sul suo sito  si trovano testimonianze di come in alcune metropoli del mondo ricchezza e povertà convivano fianco a fianco.Nomzamo/Lwandle è un 'hotspot' dei problemi economici, sociali e razziali del Sudafrica. In origine pensato come luogo di residenza per lavoratori di colore durante l’apartheid, conta oggi 60.000 abitanti. Intorno vi sono state costruite le comunità di Strand e di Somerset West. La prima in particolare è una cittadina piuttosto benestante. Nella foto, Strand sulla destra e Somerset West sulla sinistra: in mezzo, gli accampamenti di Nomzano/Lwandle, circondati da ringhiere. Questo nucleo abitativo è stato sgomberato dalle autorità, ma successivamente le baracche sono state ricostruite.
1 di 5
ADV