Un cortocircuito tra le provocazioni dell'arte contemporanea e le sale più iconiche del seicento romano al Quirinale, per spiegare le nuove periferie delle città. Si intitola 'Da io a noi, la città senza confinì la mostra, inaugurata da Sergio Mattarella, che per la prima volta ospita opere di artisti 22 contemporanei, da Maurizio Cattelan a Lara Favaretto, da Mona Hatoum ad Alfredo Jaar, da Francesco Jodice a Vedovamazzei, nella Galleria di Alessandro VII che dal palazzo della presidenza della Repubblica di affaccia sulla Roma barocca e antica.
Con una scelta decisamente originale, il Quirinale accoglie le opere per sottolineare l'importanza di passare dall'Io al Noi, dall'individualità alla collettività; un modo anche per ricordare l'importanza affidata dal presidente Sergio Mattarella al ruolo delle periferie e all'importanza della loro qualificazione e riqualificazione. Ecco allora che nella prima sala, tra antichi vasi cinesi, due maxischermi proiettano spezzoni di film ambientati nelle zone più degradate della città, opera di Francesco Jodice. E ancora, nella Sala di Augusto, i piccioni imbalsamati di Cattelan occhieggiano dall'alto sotto opulenti lampadari di cristallo, e accanto a questi i materassi con la bicicletta Bianchi di Fausto Coppi di Vedovamazzei per sottolineare i trionfi e il loro oblio. E a ricordare che la comunicazione produce anche molte scorie, il Kossovaro Sislej Xhafa installa nella Sala Gialla una serie di bagni chimici sormontati da antenne. Un tappeto di fili elettrici e lampadine, della libanese naturalizzata inglese Mona Hatoum, copre il pavimento della Sala degli Ambasciatori, mentre la Grande galleria di Flavio Favelli, baldacchino pieno di luminarie di una festa di paese, riempie la Sala d'Ercole.
La visione delle odierne metropoli, suggerisce la mostra, è senza confini e senza centro, ma proprio per questo accanto al degrado nascono nuove potenzialità. Tutti i diversi linguaggi dell'arte contemporanea vengono utilizzati, dalla pittura alla scultura, dalla fotografia alle videoinstallazioni, per restituire una dimensione poetica di una società in trasformazione, seguendo le tracce lasciate dall'uomo sul territorio attraverso gli oggetti che oltre alla loro funzione pratica acquisiscono il valore di testimonianza del percorso di un'esistenza e di fatto creano una nuova l'identità. Ma soprattutto la mostra ricorda l'importanza di passare dall'Io al Noi, perchè, come ha spiegato Federica Galloni, a capo della Direzione Generale Arte e Architettura Contemporanee e Periferie Urbane del MiBACT, "se non si dà spazio alla comunità non esiste la rigenerazione urbana".
Anna Mattirolo, curatrice della mostra, ha sottolineato come siano stati molti gli artisti che si sono confrontati con il tema delle periferie accendendo "connessioni con il presente e ricostruendo un rapporto tra le persone e un luogo". La mostra, che resterà aperta da domani 24 ottobre al 17 dicembre, sarà visitabile gratuitamente, dopo una prenotazione, ed è stata ideata e promossa dalla Direzione Generale Arte e Architettura Contemporanee e Periferie Urbane del MiBACT e dal Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica.