E' durata come un campionato la breve stagione di Bradley Lowery: il bambino di sei anni malato di neuroblastoma, divenuto una sorta di mascotte del calcio inglese, si e' spento il 14 luglio dopo una coraggiosa battaglia contro un male che non prevede i tempi supplementari. La sua prima apparizione in campo risaliva al 12 settembre, quando era entrato sul terreno dello Stadium of Lights del Sunderland, la sua squadra del cuore, tenendo per mano il capitano Jermain Defoe. Tre mesi prima gli era stato diagnosticato un tumore sotto al polmone, recidiva della malattia che sembrava sconfitta alla fine del 2015. La sua allegria contagiosa, con i sorrisi sdentati e la testa pelata a ricordare l'altra partita che stava giocando, hanno immediatamente conquistato i tifosi. E non solo quelli dei Black Cats: in breve tempo si e' trasformato in un idolo di tutti i sostenitori che hanno scandito il suo nome ogni volta che e' sceso in campo prima di una partita. A dicembre gli avevano fatto battere e segnare un rigore al portiere del Chelsea Begovic che era stato poi votato come il piu' bel gol del mese. Aveva fatto il giro del mondo la foto in cui dorme in un letto d'ospedale tra le braccia di Defoe, il suo idolo che lo aveva praticamente adottato in questi ultimi mesi. E lui a Defoe ha anche portato bene: a marzo erano scesi in campo per primi a Wembley per un'amichevole dell'Inghilterra contro la Lituania e l'attaccante era tornato a segnare in nazionale dopo tanto tempo. Da settembre a giugno, Bradley e i suoi genitori, Gemma e Carl, sono stati sommersi dall'affetto di un mondo spesso criticato per la sua perdita di valori ma che ha saputo dare il meglio di se' anche con i suoi strapagati protagonisti. Bradley se ne è andato in una giornata estiva, con le squadre in ritiro e gli stadi chiusi in attesa della nuova stagione. Ma il miracolo di aver unito tutte le componenti del 'beautiful game' in un grande abbraccio sarà ricordata a lungo.