I murales d'autore che ridanno vita al Grande raccordo anulare
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I murales d'autore che ridanno vita al Grande raccordo anulare

I murales d'autore che ridanno vita al Grande raccordo anulare

"Di uomini e di lupi" - BocceaOggi, però, questo territorio è stato in parte distrutto e in parte dimenticato, inglobato in periferie desolate e difeso, per il poco che ne resta, da residenti spesso inascoltati. Eppure l’anima “selvaggia” di Roma sembra ormai risiedere soltanto qui. In parchi come quello della Cellulosa a Casalotti. O al Pineto, non lontano dal muro dipinto. L'opera è dell’artista francese Veks Van Hillik.
"Di uomini e di lupi" - BocceaOggi, però, questo territorio è stato in parte distrutto e in parte dimenticato, inglobato in periferie desolate e difeso, per il poco che ne resta, da residenti spesso inascoltati. Eppure l’anima “selvaggia” di Roma sembra ormai risiedere soltanto qui. In parchi come quello della Cellulosa a Casalotti. O al Pineto, non lontano dal muro dipinto. L'opera è dell’artista francese Veks Van Hillik.
'Graart': così si chiama il progetto di arte contemporanea urbana con il quale l'Anas ha deciso di "valorizzare" il Grande Raccordo Anulare di Roma. L'iniziativa, curata da David Diavù Vecchiato, esponente di spicco dell'Urban art in Italia e fondatore di MURo (il Museo di Urban Art di Roma), ha visto coinvolti 10 urban artist internazionali che hanno realizzato altrettanti murales su pareti del Gra. 
'Graart': così si chiama il progetto di arte contemporanea urbana con il quale l'Anas ha deciso di "valorizzare" il Grande Raccordo Anulare di Roma. L'iniziativa, curata da David Diavù Vecchiato, esponente di spicco dell'Urban art in Italia e fondatore di MURo (il Museo di Urban Art di Roma), ha visto coinvolti 10 urban artist internazionali che hanno realizzato altrettanti murales su pareti del Gra. 
 "La Vita e La Morte" La Via Appia Questo muro dipinto per GRAArt dall’artista Camilla Falsini si trova su via Appia, la strada dei sepolcri e dei mausolei, ma anche della celebrazione della vita che i campi offrivano all’uomo coi raccolti. L’artista ha scelto quattro enormi personaggi dalla testa d’ossa si presentano all’osservatore come due fazioni opposte che si stanno contendendo quei tre fiori variopinti, dipinti dalla Falsini al centro del muro.  
 "La Vita e La Morte" La Via Appia Questo muro dipinto per GRAArt dall’artista Camilla Falsini si trova su via Appia, la strada dei sepolcri e dei mausolei, ma anche della celebrazione della vita che i campi offrivano all’uomo coi raccolti. L’artista ha scelto quattro enormi personaggi dalla testa d’ossa si presentano all’osservatore come due fazioni opposte che si stanno contendendo quei tre fiori variopinti, dipinti dalla Falsini al centro del muro.  
"La Vita e La Morte" La Via Appia  Sono come due eserciti: quello di Massenzio, la cui villa è da qui poco lontana, e quello di Costantino, che sembrano fronteggiarsi per la conquista delle insegne imperiali. In quelle lacrime di sangue che fuoriescono dai bucrani e formano un mare rosso alla base del murale, c’è un chiaro riferimento – oltre al sacrificio di Massenzio e dunque alla vittoria di una nuova Roma, che segnerà la fine del paganesimo e diverrà cristiana – anche al sangue dei buoi che veniva sparso in questi campi come benedizione pagana per augurare fertilità. Il bucrano ricorda il bisogno di rinnovamento che Roma periodicamente ha. 
"La Vita e La Morte" La Via Appia  Sono come due eserciti: quello di Massenzio, la cui villa è da qui poco lontana, e quello di Costantino, che sembrano fronteggiarsi per la conquista delle insegne imperiali. In quelle lacrime di sangue che fuoriescono dai bucrani e formano un mare rosso alla base del murale, c’è un chiaro riferimento – oltre al sacrificio di Massenzio e dunque alla vittoria di una nuova Roma, che segnerà la fine del paganesimo e diverrà cristiana – anche al sangue dei buoi che veniva sparso in questi campi come benedizione pagana per augurare fertilità. Il bucrano ricorda il bisogno di rinnovamento che Roma periodicamente ha. 
"I guardiani di Ottavia" -  via Casorezzo“I Guardiani di Ottavia” è il primo murale realizzato per il progetto GRAArt dagli artisti Florencia e Camilo del Colectivo Licuado (Uruguay) in via Casorezzo nel quartiere Ottavia. Una anonima e grigia parete del Grande Raccordo Anulare è divenuta ora un simbolico ingresso verso un’area di Roma che molto ha a che fare col tema dell’infanzia rubata. In quest’area di Roma c’è infatti il carcere minorile di Casal del Marmo. Gli artisti hanno raffigurato Paulina, alla sinistra del murale, e suo padre Felix, a destra, sono ora i guardiani di questo passaggio.
"I guardiani di Ottavia" -  via Casorezzo“I Guardiani di Ottavia” è il primo murale realizzato per il progetto GRAArt dagli artisti Florencia e Camilo del Colectivo Licuado (Uruguay) in via Casorezzo nel quartiere Ottavia. Una anonima e grigia parete del Grande Raccordo Anulare è divenuta ora un simbolico ingresso verso un’area di Roma che molto ha a che fare col tema dell’infanzia rubata. In quest’area di Roma c’è infatti il carcere minorile di Casal del Marmo. Gli artisti hanno raffigurato Paulina, alla sinistra del murale, e suo padre Felix, a destra, sono ora i guardiani di questo passaggio.
“La strada delle idee” - via AureliaL’Aurelia è quindi un enorme collettore di persone, di suggestioni, di culture e di idee che per millenni – dagli Etruschi fino ai ribelli della Repubblica romana del 1849 – hanno istintivamente scelto il Gianicolo come colle di riferimento. Un colle dedicato al dio Giano che sovrintende gli scambi e i conflitti. L'artista Julieta XLF non poteva scegliere ispirazione migliore per il suo murale sulla via Aurelia. 
“La strada delle idee” - via AureliaL’Aurelia è quindi un enorme collettore di persone, di suggestioni, di culture e di idee che per millenni – dagli Etruschi fino ai ribelli della Repubblica romana del 1849 – hanno istintivamente scelto il Gianicolo come colle di riferimento. Un colle dedicato al dio Giano che sovrintende gli scambi e i conflitti. L'artista Julieta XLF non poteva scegliere ispirazione migliore per il suo murale sulla via Aurelia. 
 “Il bosco del bianco e del nero” - Selva CandidaBoccea deriva dalla parola “bosso”, cioè dalle piante arbustive che da sempre compongono le siepi. Il profumo del bosso ci sospinge quindi verso l’anima silvana nascosta nel profondo di questa periferia, fino alla zona di Selva Candida, dove un tempo, nel bosco fittissimo che allora si chiamava ancora Selva Nera, furono martirizzati le sorelle Rufina e Seconda e, un secolo più tardi, i santi Marcellino e Pietro.La morte di questo gruppo di cristiani produsse un cambiamento radicale tanto del toponimo quanto del “senso” profondo del territorio, che fu quindi, per ordine di papa Giulio I, consacrato alla luce. Una luce ovviamente religiosa, che però ci consente di raccontare anche le luci e le ombre del delicatissimo passaggio dal Paganesimo al Cristianesimo nella Città Eterna.Il bianco e il nero raccontano la storia della trasformazione di Selva Nera in Selva Candida e saranno il simbolo di un’evoluzione cruciale della civiltà romana, la scintilla che trasformerà la Roma dei Cesari nella “Città di Dio”, ovvero la capitale della Cristianità. L'artista è Lucamaleone, romano, classe 1983.
 “Il bosco del bianco e del nero” - Selva CandidaBoccea deriva dalla parola “bosso”, cioè dalle piante arbustive che da sempre compongono le siepi. Il profumo del bosso ci sospinge quindi verso l’anima silvana nascosta nel profondo di questa periferia, fino alla zona di Selva Candida, dove un tempo, nel bosco fittissimo che allora si chiamava ancora Selva Nera, furono martirizzati le sorelle Rufina e Seconda e, un secolo più tardi, i santi Marcellino e Pietro.La morte di questo gruppo di cristiani produsse un cambiamento radicale tanto del toponimo quanto del “senso” profondo del territorio, che fu quindi, per ordine di papa Giulio I, consacrato alla luce. Una luce ovviamente religiosa, che però ci consente di raccontare anche le luci e le ombre del delicatissimo passaggio dal Paganesimo al Cristianesimo nella Città Eterna.Il bianco e il nero raccontano la storia della trasformazione di Selva Nera in Selva Candida e saranno il simbolo di un’evoluzione cruciale della civiltà romana, la scintilla che trasformerà la Roma dei Cesari nella “Città di Dio”, ovvero la capitale della Cristianità. L'artista è Lucamaleone, romano, classe 1983.
"Obelisco nasone" - RomaninaMauro Pallotta, in arte Maupal, è l'artefice di questo obelisco-nasone e si trova nei pressi dell'uscita Romanina. Il nasone rappresenta in questo dipinto l’ultima tappa di quell’acqua che arrivava a Roma dagli acquedotti, è il simbolo della distribuzione gratuita dell’acqua ai romani ed è il monumento ‘democratico’ per eccellenza, uno delle pochi elementi di arredo urbano uguali in centro come nelle periferie. E quel gioco delle due cannelle che mandano più acqua da una parte e meno dall’altra dà all’opera il registro ironico-grottesco tipico dell’ironia romana, sardonica e cinica.
"Obelisco nasone" - RomaninaMauro Pallotta, in arte Maupal, è l'artefice di questo obelisco-nasone e si trova nei pressi dell'uscita Romanina. Il nasone rappresenta in questo dipinto l’ultima tappa di quell’acqua che arrivava a Roma dagli acquedotti, è il simbolo della distribuzione gratuita dell’acqua ai romani ed è il monumento ‘democratico’ per eccellenza, uno delle pochi elementi di arredo urbano uguali in centro come nelle periferie. E quel gioco delle due cannelle che mandano più acqua da una parte e meno dall’altra dà all’opera il registro ironico-grottesco tipico dell’ironia romana, sardonica e cinica.
"Di uomini e di lupi" - BocceaQuesto murale, che occupa due grandi muri di via di Boccea, racconta il rapporto fra l’Urbe e la sua campagna, evidenziando l’importanza che queste vaste aree produttive hanno avuto per la città, soprattuto nei momenti più critici del suo passato. 
"Di uomini e di lupi" - BocceaQuesto murale, che occupa due grandi muri di via di Boccea, racconta il rapporto fra l’Urbe e la sua campagna, evidenziando l’importanza che queste vaste aree produttive hanno avuto per la città, soprattuto nei momenti più critici del suo passato. 
"Di uomini e di lupi" - BocceaOggi, però, questo territorio è stato in parte distrutto e in parte dimenticato, inglobato in periferie desolate e difeso, per il poco che ne resta, da residenti spesso inascoltati. Eppure l’anima “selvaggia” di Roma sembra ormai risiedere soltanto qui. In parchi come quello della Cellulosa a Casalotti. O al Pineto, non lontano dal muro dipinto. L'opera è dell’artista francese Veks Van Hillik.
"Di uomini e di lupi" - BocceaOggi, però, questo territorio è stato in parte distrutto e in parte dimenticato, inglobato in periferie desolate e difeso, per il poco che ne resta, da residenti spesso inascoltati. Eppure l’anima “selvaggia” di Roma sembra ormai risiedere soltanto qui. In parchi come quello della Cellulosa a Casalotti. O al Pineto, non lontano dal muro dipinto. L'opera è dell’artista francese Veks Van Hillik.
'Graart': così si chiama il progetto di arte contemporanea urbana con il quale l'Anas ha deciso di "valorizzare" il Grande Raccordo Anulare di Roma. L'iniziativa, curata da David Diavù Vecchiato, esponente di spicco dell'Urban art in Italia e fondatore di MURo (il Museo di Urban Art di Roma), ha visto coinvolti 10 urban artist internazionali che hanno realizzato altrettanti murales su pareti del Gra. 
'Graart': così si chiama il progetto di arte contemporanea urbana con il quale l'Anas ha deciso di "valorizzare" il Grande Raccordo Anulare di Roma. L'iniziativa, curata da David Diavù Vecchiato, esponente di spicco dell'Urban art in Italia e fondatore di MURo (il Museo di Urban Art di Roma), ha visto coinvolti 10 urban artist internazionali che hanno realizzato altrettanti murales su pareti del Gra. 
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