Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan vede coronato il suo sogno di un passaggio della Turchia al sistema presidenziale che accresce in maniera esponenziale i poteri del capo dello Stato. Il Sì vince di misura, con il 51,32% mentre il No raggiunge il 48,68%. Il risultato è un Paese spaccato.
A Erdogan, che si è congratulato con i partiti alleati, bastava comunque il 50% piu uno dei voti per vincere su una Turchia sì spaccata in due ma su cui comunque governerà come neo sultano. Certo non è il plebiscito cui Erdogan aspirava. Peraltro i partiti d'opposizione, i repubblicani kemalisti del Chp, e i curdi dell'Hdp, hanno presentato ricorso per 2,5 milioni di schede non vidimate dalla commissione elettorale (Ysk), ma comunque conteggiate.
Dato rilevante perché i Sì hanno prevalso con uno scarto di poco più di 1,2 milioni per una riforma che, oltre ad aumentarne a dismisura i poteri, estende l'orizzonte politico di Erdogan fino al 2029, rendendolo il politico potebnzialmente più longevo nella storia del Paese, addirittura più del padre della patria Mustafa Kemal Ataturk.