Il ministro dell’Economia Giovanni Tria, nella conferenza stampa successiva all’Eurogruppo del 19 novembre, ha dichiarato: “Se guardiamo alle previsioni della Commissione europea sembra che, purtroppo verso il basso, l’obiettivo di restringere il differenziale di crescita tra l’Italia e l’Europa si stia già realizzando. Ma non come volevamo noi, con un avvicinamento dell’Italia verso l’alto, ma perché l’Italia, in fondo, sembra dalle previsioni rallentare meno di altri Paesi".
Si tratta di un’affermazione corretta.
L’obiettivo di ridurre il differenziale
Il ministro Tria aveva in effetti dichiarato il 9 ottobre, davanti alle commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato, che (min. 4.46) “il governo si è posto l’obiettivo di ridurre sensibilmente, entro i primi due anni della legislatura, il divario di crescita rispetto all’Eurozona”.
La legislatura, aggiungiamo per completezza, è iniziata il 23 marzo 2018, con la prima seduta della Camera. Dunque il secondo anno di legislatura si concluderà a fine marzo 2020.
Qual era il differenziale negli ultimi anni?
Secondo l’allegato statistico alle previsioni economiche della Commissione europea di autunno, diffuse l’8 novembre, nel 2017 il Pil dell’Italia è cresciuto nel 2014 dello 0,1%, nel 2015 dello 0,9%, nel 2016 dell’1,1% e nel 2017 dell’1,6%.
Considerati gli obiettivi dichiarati del governo, per il confronto prendiamo in considerazione l’Eurozona, cioè l’area composta dai 19 Paesi che hanno l’Euro come valuta, anche se nella dichiarazione presa in esame Tria parla genericamente di “Europa”.
La crescita dell’Eurozona negli ultimi anni è sempre stata maggiore di quella italiana. Nel 2014, per la precisione, l’aumento è stato dell’1,4%, nel 2015 del 2,1%, nel 2016 del 1,9% e nel 2017 del 2,4%.
Dunque il differenziale di crescita negli ultimi quattro anni è stato rispettivamente di 1,3 punti (2014), 1,2 punti (2015), 0,8 punti (2016 e 2017).
Adesso sta diminuendo ancora, come dice Tria?
In base alle previsioni più recenti della Commissione europea, appunto quelle di autunno 2018, quest’anno il Pil dell’Italia dovrebbe crescere dell’1,1%, nel 2019 dell’1,2% e nel 2020 dell’1,3%.
Si tratta di previsioni inferiori a quelle formulate dal governo italiano, ma superiori a quelle della maggior parte delle istituzioni internazionali, come avevamo verificato in passato.
L’Eurozona invece dovrebbe crescere del 2,1% nel 2018, dell’1,9% nel 2019 e dell’1,7% nel 2020.
Dunque il differenziale aumenterebbe dagli 0,8 punti del 2017 a 1 punto nel 2018, per poi calare a 0,7 punti nel 2019 e a 0,4 punti nel 2020.
Conclusione
Tria ha ragione nel sostenere che, in base alle stime della Commissione, nel prossimo futuro il rallentamento della crescita dell’Eurozona porterà di fatto a una significativa riduzione del differenziale con la crescita dell’Italia. Dopo un momentaneo aumento nel 2018, infatti, questo differenziale scenderà nel 2020 a 0,4 punti, la metà di quello registrato nel 2017 e nel 2016, quando già la distanza era stata ridotta sensibilmente rispetto al 2014 (1,3 punti).
Questo risultato però dipende, come sottolinea giustamente il ministro dell’Economia, dal rallentamento della crescita nel resto dell’Eurozona più che da una buona prestazione dell’Italia.
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