Lo Stato potrà imporre 'la verità' ai social network?

Facebook e Google non vogliono essere arbitri del vero e del falso

Lo Stato potrà imporre 'la verità' ai social network?

Questo articolo è apparso per la prima volta su Poynter. E’ stato tradotto e ripubblicato con il permesso del sito.

Negli Stati Uniti si è aspramente dibattuto, nell'arena politica e non solo, sugli interventi fatti da Facebook e Google per combattere le fake news. Anche se le due piattaforme sono nomi conosciuti in tutto il mondo, è stata la discussione sull’enorme pubblico raggiunto dalle cosiddette “fake news” durante la campagna elettorale americana, in ultima analisi, a convincere Facebook a dispiegare nuovi strumenti contro i contenuti falsi.

Anche le modifiche apportate da Google alle sue piattaforme di pubblicità, ricerca e notizie hanno seguito il ciclo politico americano e sono state testate negli Stati Uniti prima di essere distribuite a livello globale. Ma questo atteggiamento americanocentrico potrebbe essere sul punto di cambiare.

Mentre le critiche dai mezzi di comunicazione statunitensi sono fioccate nei mesi finali del 2016, le ruote normative e legislative europee hanno girato più lentamente - ma stanno ancora girando. La Germania, ad esempio, di recente ha approvato una legge (principalmente per combattere l'incitamento all'odio) che impone sanzioni a Facebook in caso non rimuova il contenuto violento o diffamatorio entro 24 ore. Il Regno Unito e l'Italia hanno invece portato avanti discussioni parlamentari sul ruolo del legislatore nella lotta contro le fake news.

In un'audizione della Commissione per i diritti e doveri su internet della Camera dei Deputati, i parlamentari italiani hanno messo sulla graticola i rappresentanti delle grandi piattaforme web con l'accusa di non fare abbastanza per frenare la disinformazione e l'incitamento all'odio - fenomeni distinti ma che vengono spesso collegati.

(Ho portato la mia testimonianza sulla situazione attuale del fact-checking durante la stessa audizione. Il mio intervento è pubblico, e disponibile

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La "soavità" degli strumenti per combattere le fake news di Facebook e Google ha "una qualità risibile", ha dichiarato Gregorio Gitti del Partito Democratico. Gitti ha anche sostenuto che le autorità antitrust a breve si abbatteranno sulle piattaforme web. Più o meno in contemporanea, in una vicina sala del Parlamento, il Presidente dell’AGCOM Angelo Marcello Cardani, esprimeva scetticismo sulla possibilità che l'autoregolamentazione possa essere sufficiente per sconfiggere le fake news.

Molto diverso il parere di Stefano Quintarelli. Il deputato centrista ha citato Edgar Allan Poe per ricordare come le preoccupazioni sulle falsità in rete siano simili a quelle avute in passato a proposito dei mezzi di comunicazione precedenti:

L'enorme moltiplicazione dei libri in ogni settore della conoscenza è uno dei più grandi mali di questa epoca, in quanto rappresenta uno dei più gravi ostacoli all'acquisizione di informazioni corrette da parte del lettore, disseminando la sua via di ostacoli che questi è costretto a superare con gran fatica per trovare qualche brandello, miracolosamente sopravvissuto, di informazione utile.

Una posizione simile è stata presa da un altro esperto in materia chiamato a testimoniare, il giurista e e fellow del Centro Nexa su Internet & Società Carlo Blengino: "Internet è il più grande alleato per combattere le fake news", ha dichiarato. "La verità non è un diritto legale". Sono quindi state sollevate preoccupazioni circa l'esternalizzazione del fact-checking a soggetti terzi che, per quanto benintenzionati, non sono sufficientemente soggetti a scrutinio e circa il rischio di censura. "Chi controlla i controllori?" Ha chiesto Paolo Coppola, anche lui del PD. (Per completezza: noi lo facciamo, entro certi limiti.)

Blengino ha affermato che le preoccupazioni politiche sul fatto che le piattaforme web siano sempre meno un terreno neutrale sono ipocrite. La politica è stata "schizofrenica" a questo proposito, ha aggiunto, imponendo il

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I rappresentanti di Facebook e Google hanno principalmente ribadito le argomentazioni già sentite in discussioni simili in tutto il mondo: le loro piattaforme non vogliono essere arbitri della verità e stanno lavorando con sempre maggior impegno per migliorare la situazione.

L'audizione, come il dibattito sulle fake news in Italia nel suo complesso, è stata segnata anche dalla campagna condotta dal presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini, che presiede anche la Commissione Internet, contro le pagine fasciste su Facebook (l’apologia di fascismo, cioè la promozione in pubblico dell'ideologia fascista, è un reato in Italia). "Dire che l'Olocausto non esiste è la più grande, straordinaria, inaccettabile fake news", ha detto Boldrini, accusando di inazione il social network su questo argomento. "Ne ho parlato pubblicamente ... l'ho scritto a Zuckerberg. Non so che altro possiamo fare ", ha detto, concludendo l'audizione.

Se la discussione sulle fake news negli Stati Uniti è ruotata principalmente intorno alle possibili soluzioni tecnologiche e di business, il dibattito in Italia e in altri Paesi europei continuerà a esplorare il ruolo del legislatore. Che qualcosa emerga da queste discussioni o meno - e che il risultato finale sia utile o no -, i politici europei sembrano ansiosi di far sentire la loro voce.