Le bufale che ha detto Trump e quelle dette contro di lui
Lo scontro tra Trump e i media è stato combattuto a colpi di fake news

La copertina del Time del 23 marzo scorso è una scritta rossa su sfondo nero che recita: “La verità è morta?”. Da quando Donald Trump è stato eletto presidente degli Stati Uniti d’America, questo è l’interrogativo che fa riflettere il sistema dei mass media americano e non solo.
Come afferma Nancy Gibbs, caporedattore del Time, “in quanto cittadini è per noi vitale poter credere nel nostro presidente; è anche vitale per noi sapere cosa pensi e perché. L’attuale presidente ha reso entrambe le cose un’impresa difficile”.
Secondo PolitiFact, testata americana di fact-checking e vincitrice di un Premio Pulitzer nel 2009, un terzo delle 393 affermazioni di Trump analizzate sono “false”. A queste si aggiungono un 20% di “prevalentemente false” e un 16% di “Pants on fire” (noi diremmo “Panzane pazzesche”). Le affermazioni quasi vere o vere sono quindi appena il 31%.
L’abitudine del presidente americano a dire cose errate o inesatte era già emersa durante la campagna elettorale. Non sembra sia cambiata molto dal suo insediamento nello Studio Ovale.
Il Fact Checker del Washington Post Glenn Kessler, che sta curando una grafica interattiva su tutte le affermazioni false dette da Trump nei suoi primi 100 giorni da presidente, registra infatti nei primi 91 giorni presi in considerazione ben 417 affermazioni false o fuorvianti.
Gli argomenti su cui il presidente americano ha mentito sono i più svariati, dall’economia alla politica estera, dall’immigrazione al terrorismo. Abbiamo selezionato quattro tra le più clamorose bugie dette da Trump una volta insediatosi come presidente Usa.
La Top Four delle bufale di Trump
1. Le frodi al momento del voto
Questo è un cavallo di battaglia di Trump. L’attuale presidente aveva iniziato a parlare di elezioni truccate già in campagna elettorale, quando nessuno o quasi pronosticava un suo successo. Ma dopo la sua vittoria la teoria del voto truccato è stata utilizzata contro un bersaglio preciso: il voto popolare, dove Hillary Clinton lo ha battuto, staccando Trump di circa 3 milioni di voti.
Il presidente repubblicano lo ha scritto chiaramente via Twitter il 27 novembre 2016, dopo le elezioni ma prima di insediarsi alla Casa Bianca: “Oltre ad aver vinto a valanga il voto nei collegi elettorali, ho vinto anche il voto popolare, se si sottraggono i milioni di persone che hanno votato illegalmente”.
La sua insinuazione è stata rapidamente stroncata dai fact-checkers americani, che già il giorno dopo l’avevano bollata come “falsa”. Trump e i suoi non avevano infatti prodotto alcuna prova affidabile di queste supposte frodi e in compenso tutti gli studi indipendenti dimostravano come il fenomeno di voti irregolari, anche se presente, non aveva possibilità di assumere le dimensioni lamentate da Trump.
Anche l’Associazione nazionale dei segretari di stato – organismo a maggioranza repubblicana – ha dichiarato che “non siamo a conoscenza di alcuna prova che supporti le affermazioni fatte dal presidente Trump in materia di frodi elettorali”.
Ma questo non è bastato a fare breccia nelle convinzioni del presidente che, a distanza di pochi mesi, ha ribadito la stessa bugia il 23 gennaio 2017, di fronte ai leader del Congresso.
2. Lavoro e investimenti negli Usa grazie a Trump?
Quella secondo cui Ford, GM, Fiat Chrysler e altre società avrebbero investito miliardi di dollari nell’economia Usa grazie alla vittoria di Trump alle elezioni è una delle affermazioni errate che Trump ha ripetuto più spesso. Secondo il Fact Checker del Washington Post, ben 23 volte.
Prendiamo ad esempio quanto dichiarato da Trump nel suo resoconto al Congresso dello scorso 28 febbraio: “Da quando sono stato eletto Ford, Fiat Chrysler, GM, Sprint, Soft Bank, Lockheed, Intel, Walmart e molti altri hanno annunciato che investiranno miliardi di dollari negli Usa e creeranno decine di migliaia di nuovi posti di lavoro americani”.
Si tratta di una clamorosa esagerazione in quanto le decisioni per le quali Trump si prende il merito erano in gran parte precedenti alla sua vittoria elettorale o, come chiarito dai diretti interessati, slegate da essa.
3. Il tasso di omicidi
Trump picchia spesso sul tasto della sicurezza. Lo scorso 7 febbraio aveva sostenuto, ad esempio, che fosse “ai massimi livelli da 45 o 47 anni”.
Dopo essere stato smentito da numerose testate il presidente aveva corretto il tiro, dichiarando che “l’aumento nel tasso di omicidi nelle nostre città è il maggiore da 45 anni”.
Infatti, guardando ai dati anche solo degli ultimi 20 anni, è evidente il crollo dagli 8,2 omicidi ogni 100 mila persone del 1995 al 4,9/100.000 del 2015. È però altrettanto vero che il dato del 2015 è in significativa ascesa rispetto a quello del 2014, quando gli omicidi erano 4,5/100.000.
La prima affermazione, quella tesa a creare il massimo allarme sociale, è stata qualificata dunque come falsa da PolitiFact.
4. Il caso della Svezia
Per difendere la sua politica restrittiva nei confronti degli ingressi di migranti negli Usa, lo scorso 18 febbraio Trump aveva fatto una figuraccia internazionale. Aveva infatti dichiarato a un comizio: “Guardate quello che è successo l’altra notte in Svezia. La Svezia! Ci avreste mai creduto? La Svezia. Ne hanno presi molti [di migranti ndr.]. Ora stanno avendo problemi come non avrebbero mai immaginato”.
Ma, all’epoca, in Svezia non era accaduto assolutamente nulla. L’ultimo attentato – peraltro risultato nella morte del solo attentatore – risaliva al 2010.
Con il montare della polemica internazionale è poi emerso che Trump aveva fatto riferimento a un servizio della Fox News che aveva visto la sera prima. Ma il servizio in questione, come anche da noi verificato, era fondato su diversi errori e numerose semplificazioni.
Le bufale contro Trump
Donald Trump, oltre a diffondere notizie false, ne è anche bersaglio. Si possono citare ad esempio la fake news sulla sua morte o quella sulle sue intenzioni di reintrodurre la leva militare obbligatoria.
Ma anche tra le critiche al nuovo presidente americano provenienti da fonti autorevoli non sono mancate alcune bufale. Prendiamo ad esempio una dichiarazione del democratico Bernie Sanders.
In un’intervista alla CNN il candidato alle primarie Dem sconfitto da Hillary Clinton ha dichiarato: “Alle ultime elezioni presidenziali, quando ha vinto Trump, abbiamo avuto la più bassa affluenza degli ultimi 20 anni”.
Si tratta di un’affermazione falsa. Nel 2016 l’affluenza è stata del 59,3%, un dato inferiore a quello delle elezioni del 2004 e 2008, ma superiore a quello delle elezioni del 1996, 2000 e 2012.