I "bandi" di Trump e Obama, in comune solo i 7 Paesi

Il provvedimento firmato da Donald Trump che vieta l'ingresso negli Usa ai cittadini di sette Stati a maggioranza islamica ha suscitato grandi proteste. Il portavoce della Casa Bianca, Sean Spicer, ha dichiarato sabato, per giustificare la scelta di quegli Stati e l'esclusione di altri, che "questi sette Paesi erano stati identificati dall'amministrazione Obama" come potenziali fonti di terrorismo.
Potenziali fonti di terrorismo
L'affermazione è corretta anche se, a parte l'"identificazione" degli Stati, i provvedimenti adottati sono stati molto diversi. Nel 2015 e poi ancora nel 2016 l'amministrazione Obama escluse da un programma di esenzione dal visto (VWP) i cittadini di 38 Stati che normalmente avrebbero avuto accesso a tale programma, nel caso avessero viaggiato o soggiornato - a partire da marzo 2011 in poi - negli stessi sette Paesi presi ora di mira dal provvedimento di Trump: Siria, Iraq, Iran, Yemen, Libia, Sudan e Somalia.
Fra i 38 Stati figurano gran parte dei Paesi europei, più una manciata di altri tra cui Corea del Sud, Australia e Cile. La motivazione esplicita del provvedimento era, in base a quanto sosteneva la Homeland Security, prevenire l'arrivo in America di cittadini di Paesi aderenti al VWP - che quindi entrano senza visto - che fossero foreign fighters potenzialmente legati al terrorismo islamico. Ad esempio, un cittadino francese non ha normalmente bisogno del visto per andare negli Usa per meno di 90 giorni. Se, tuttavia, si è recato in Siria dopo il 2011 allora, a causa di questa esclusione, deve passare attraverso le procedure di concessione del visto per entrare in America.
La differenza di Trump
Il provvedimento di Trump è però molto diverso. Non colpisce i cittadini dei Paesi compresi dal VWP, ma direttamente quelli dei sette Paesi a maggioranza islamica dell'elenco. Non introduce controlli più stringenti ma un divieto quasi assoluto di ingresso per 90 giorni. Riguarda, teoricamente, anche gli immigrati regolari possessori della Green Card, anche se sul punto c'è molta confusione. Ma, innegabilmente, l'indignazione per i criteri che hanno portato all'inclusione nella lista di questi sette Paesi (da cui non proviene nemmeno un attentatore che abbia mai colpito gli Stati Uniti sul proprio suolo) e l'esclusione di altri (da cui invece provenivano gli attentatori dell'11 settembre e di altre stragi, come Arabia Saudita, Libano ed Egitto) non puo' riguardare solo Trump e non Obama.
Stessi criteri
criteri di scelta sono infatti i medesimi, parzialmente discutibili. E' infatti vero che di questi sette Paesi sei sono in una condizione di guerra civile, con presenza di foreign fighters. L'unico "fuori luogo" è l'Iran. Si disse che Obama lo aveva incluso nel quadro di una "manovra di palazzo" dopo l'accordo sul nucleare con Teheran, per compiacere i repubblicani che avevano la maggioranza al Congresso (il voto fu bipartisan e quasi unanime). Ora parrebbe un indizio della nuova linea dura che Trump intende rinnovare nei confronti della repubblica islamica. Come che sia, i torti e le ragioni dell'uno sono gli stessi dell'altro.
Il divieto di Obama
Un'altra storia, poi, viene rinfacciata a Obama dai sostenitori di Trump per controbattere alle accuse di razzismo: il divieto per 6 mesi di accogliere le domande di asilo da parte di cittadini iracheni, risalente al 2011, primo mandato dell'ex presidente democratico. Per come è posta, si tratta di una falsità. Come ricostruito da Foreign Policy, l'amministrazione Obama nel 2011 portò avanti una revisione dei criteri di ammissione a uno specifico programma pensato per i rifugiati iracheni (e successivamente afghani), ma non impose alcun bando totale.Infatti i rifugiati continuarono ad arrivare, seppure in misura molto più ridotta durante la revisione: dai 18 mila del 2010 si passò a 6 mila nel 2011 e nel 2012 si tornò a 16 mila. Ma, come scrive Foreign Policy, "non ci fu nemmeno un mese del 2011 in cui non arrivò almeno un iracheno". Inoltre tale revisione nacque da un caso di cronaca dello stesso anno, quando si scopri' che due rifugiati iracheni stavano complottando per mandare dagli Usa fucili di precisione, missili Stinger e soldi ad Al Qaeda nella loro patria d'origine. La differenza col provvedimento di Trump è macroscopica: l'attuale presidente ha infatti vietato quasi completamente l'accoglimento per i prossimi quattro mesi delle domande di asilo di cittadini di qualsiasi Paese, non solo di uno Stato specifico e nemmeno dei sette Stati sopra citati. Il motivo alla base dei due provvedimenti sembra essere molto diversa. Se quello di Obama nasceva infatti da uno specifico caso e riguardava solo l'Iraq, quello di Trump riguarda tutti e, in assenza di una giustificazione precisa, sembra piu' che altro un "provvedimento bandiera" per tener fede a un impegno elettorale.