Il 20 agosto il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha partecipato al Meeting di Comunione e Liberazione a Rimini. Ha tenuto un discorso nel dibattito inaugurale, parlando per circa mezz’ora di diversi temi, dal terrorismo alla globalizzazione, dalla prossima legge di Stabilità ai programmi per il lavoro giovanile, dalle migrazioni agli antidoti a populismi e nazionalismi. Ha risposto anche ad alcune domande.
Ecco qualche sua dichiarazione che abbiamo sottoposto al fact-checking. Le indicazioni temporali fanno riferimento al video integrale del discorso.
"La globalizzazione ha portato un miliardo e 200 milioni di esseri umani a uscire dalla povertà, soprattutto in Asia e in America Latina" (6’ 15’’)
È vero che, negli ultimi decenni, la povertà assoluta si è ridotta in modo molto significativo. Le cifre di Gentiloni trovano una conferma, ad esempio, nel rapporto 2016 della Banca Mondiale nella serie “Poverty and Shared Prosperity”. Nel 1990, vivevano in povertà estrema (cioè con meno di 1,90 dollari al giorno) 1,85 miliardi di persone, che nel 2013 – ultimo anno su cui sono possibili statistiche globali – erano scese a 767 milioni. Il calo è dunque di circa 1,1 miliardi di persone, più o meno il numero citato dal presidente del Consiglio.
Ma questo risultato è da attribuire alla globalizzazione? La risposta è meno scontata di quello che sembra. Alcuni studiosi pensano di sì, ma altri non ne sono così sicuri. Una ricerca di qualche anno fa, che raccoglieva il parere di quindici economisti, concludeva che «la globalizzazione produce vincenti e perdenti tra i poveri»: infatti, le crisi economiche colpiscono le fasce più deboli della popolazione in modo più pesante, e l’aumento del commercio e la libertà dei capitali non bastano, da soli, a ridurre la povertà senza il sostegno di politiche mirate.
"La globalizzazione ha aumentato le aspettative di vita" (6’ 25’’)
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’aspettativa di vita alla nascita nel 2015, a livello globale, era di 71,4 anni: un aumento di cinque anni a partire dal 2000, dopo che nel corso degli anni Novanta c’era stata una diminuzione a causa dell’epidemia di AIDS e crollo dell’Unione Sovietica.
Anche in questo caso, il collegamento con la globalizzazione non è assicurato. Secondo alcuni studi (qui un esempio del 2010) c’è una correlazione tra la globalizzazione economica e l’aumento dell’aspettativa di vita; secondo altri, però, la maggior circolazione delle persone aiuta il diffondersi di malattie e non c’è una correlazione molto forte tra i tassi di crescita economica e l’aumento delle aspettative di vita.
"Guardate, in alcune delle grandi città europee, il numero delle famiglie composte da una sola persona: e vi rendete conto che siamo in molti casi ben oltre un terzo dei nuclei familiari" (8’ 48’’)
Qui Gentiloni è perfino troppo ottimista – nella sua ottica, per lo meno, cioè quella di considerare le famiglie composte da una sola persona come prova della «solitudine» contemporanea. Secondo l’Annuario statistico italiano più recente, pubblicato dall’ISTAT a fine 2016, già oggi in Italia il 31,1 per cento delle famiglie è composto da una sola persona. Circa un terzo del totale, in crescita netta rispetto a vent’anni fa (quando erano il 21,1 per cento). A livello regionale, la percentuale è più alta in Liguria (40,2 per cento) e più bassa in Puglia (25,8 per cento).
Anche senza scendere al livello della «grandi città europee», ci sono Paesi interi – soprattutto in Europa, dove le famiglie composte da una sola persona sono più diffuse – in cui la percentuale è superiore a un terzo. Secondo l’Eurostat, la media europea era proprio del 33,4 per cento nel 2015, con le percentuali più alte in Svezia (59,4 per cento), Danimarca (43,9 per cento) e Germania (40,9, la stessa percentuale della Finlandia).
"La crescita è finalmente tornata" (13’ 28’’)
Vero. Pochi giorni fa, l’ISTAT ha certificato il miglior aumento del Prodotto Interno Lordo, su base trimestrale, da cinque anni a questa parte. Per saperne di più, abbiamo dedicato un fact-checking proprio a dichiarazioni recenti sul tema.
"Ci sono oltre cento tavoli al Ministero dello Sviluppo economico – insieme a imprese e sindacati – impegnati nella difesa dei posti di lavoro in crisi di imprese esistenti" (17’ 01’’)
Il numero sembra corretto, in base alle statistiche fornite dallo stesso MiSE e aggiornate a giugno 2016, secondo le quali i tavoli di crisi aziendale aperti presso il ministero erano 145.
"Io mi vergogno di un pianeta in cui un banchiere può guadagnare in un anno 185 milioni di dollari" (19’ 40’’)
Per quanto la cifra sembri incredibile, anche qui Gentiloni la dice giusta – una volta chiarito il senso di “guadagnare”. Il Financial Times ha dedicato di recente un approfondimento sui guadagni dei maggiori banchieri a livello mondiale nel 2016, e al primo posto c’è Jamie Dimon di JP Morgan Chase. Dimon ha ottenuto 28,2 milioni di dollari tra stipendio e bonus vari, ma il guadagno di gran lunga maggiore gli è arrivato dall’aumento di valore delle azioni della banca che possiede, cresciute di un totale di 163,7 milioni. Sommando le due cifre, si arriva a un totale di 191,9 milioni di dollari che Dimon può dire di aver “guadagnato” dalla sua banca nel corso del 2016.
"Noi siamo al quarto posto in Europa in quanto a popolazione universitaria. Ma detto questo, mentre non mi stupisce che siamo molto indietro rispetto al Regno Unito o alla Francia, mi stupisce che siamo meno della metà della Germania, come numero di studenti stranieri nelle nostre università" (38’ 32’’)
Qui Gentiloni fa un leggero errore. Secondo Eurostat, con 1.826.477 persone nel ciclo dell’educazione terziaria l’Italia non è al quarto ma al quinto posto nell’Unione Europea. Siamo superati infatti non solo da Germania (2,9 milioni), Francia (2,4 milioni) e Regno Unito (2,3 milioni), ma anche dalla Spagna, che ha 1.963.924 milioni di studenti.
Tuttavia, la nostra posizione migliora – e sale addirittura al terzo posto – se si considerano solo gli studenti a tempo pieno.
Per quanto riguarda il numero degli studenti stranieri, il database OCSE mostra che Gentiloni ha ragione: nel 2012, ultimo anno per cui sono disponibili confronti, c’erano circa 77 mila studenti stranieri iscritti nelle università italiane, contro 287.353 in Germania, oltre 586 mila nel Regno Unito e 271 mila in Francia.
Se avete delle frasi o dei discorsi che volete sottoporre al nostro fact-checking, scrivete a dir@agi.it