In un post pubblicato sul blog di Grillo lo scorso 16 maggio, il Movimento 5 Stelle scrive: “Il debito pubblico raggiunge un nuovo record storico per colpa delle politiche disastrose di Matteo Renzi. A marzo lo stock di debito è salito a 2.260 miliardi e pochi giorni fa la Commissione europea ha previsto che il rapporto debito/Pil sarà in crescita anche nel 2017 (al 133,1%)”.
Lo stock di debito
Per quanto riguarda il debito pubblico in valore assoluto è vero che sia appena stato registrato un nuovo record. L’ultimo bollettino periodico di Banca d’Italia sulla finanza pubblica, pubblicato il 15 maggio, registra che a marzo 2017 il debito delle amministrazioni pubbliche era salito a 2.260,273 miliardi di euro (i dati sono ancora provvisori).
Il precedente record risaliva a luglio 2016, quando era arrivato a 2.256,162 miliardi, per poi ridiscendere – con qualche sussulto – a 2.217,909 a fine anno.
L’andamento non è insolito. Guardando i grafici forniti da Banca d’Italia si nota come sia una tendenza consolidata negli ultimi anni, quella per cui il debito sale nei primi sei mesi, ridiscende durante l’estate, riprende a crescere in autunno e di nuovo cala a dicembre.
Ogni anno, tuttavia, il punto di partenza iniziale e il punto di arrivo del debito pubblico sono più alti di quello precedente.
Il debito in percentuale sul Pil
Anche per quanto riguarda il debito pubblico in percentuale del Pil è vero che, secondo la Commissione europea, il 2017 sembri destinato a far segnare un nuovo record.
Nelle sue previsioni di primavera sull’Italia la Commissione scrive: “Il debito pubblico in percentuale del Pil è salito nel 2016 al 132,6%, principalmente a causa di un aumento delle riserve di liquidità destinate a contrastare eventuali crisi (Liquidity Buffer). Un ulteriore leggero aumento è previsto per il 2017, anch’esso dovuto all’accantonamento di risorse extra per il supporto pubblico al settore bancario e ai piccoli investitori. Si prevede che il debito pubblico in percentuale del Pil scenda al 132,5% del Pil nel 2018, assumendo che non ci siano cambi di politica pubblica”.
Il “leggero aumento” previsto dalla Commissione dovrebbe portare, secondo quanto scritto nelle tabelle, il rapporto debito/Pil al 133,1% nel 2017. Un livello mai toccato prima.
L’impatto del salva-banche
Senza dubbio pesano, come scrive la Commissione, i 20 miliardi previsti dal decreto salva-banche e (art. 27) finanziati col debito pubblico. Ricordiamo che sono soldi accantonati ma ancora non spesi, né si sa quanto e quando lo saranno.
Per esemplificare, prendiamo il rapporto debito/Pil del 2016: 1.672,438 miliardi di Pil/2.217,909 miliardi di debito, cioè il 132,6%. Se al debito sottraessimo 20 miliardi, il rapporto scenderebbe al 131,4%, più di un punto percentuale in meno. Applicando lo stesso calcolo al 2017 è facilmente pronosticabile che, tolti quei 20 miliardi, il rapporto debito/Pil sarebbe inferiore al 133,1% previsto e anche al 132,6% del 2016.
È dunque vero che il record che verrà, secondo le previsioni, raggiunto nel 2017 dipenda anche da scelte politiche del governo. Per amor di precisione, nel caso del salva-banche si tratta di Gentiloni, che era in carica al momento del varo del decreto il 23 dicembre 2016, e non di Renzi, dimessosi poche settimane prima.
Non siamo tuttavia in grado di verificare se esse siano “disastrose”. È infatti impossibile pronosticare la situazione che si sarebbe venuta a creare nello scenario alternativo, quello cioè in cui il governo avesse lasciato esposti gli istituti di credito e i loro piccoli investitori al rischio dei fallimenti senza una rete pubblica di protezione.
Se avete delle frasi o dei discorsi che volete sottoporre al nostro fact-checking, scrivete a dir@agi.it