In Italia c'è meno violenza. Lo dicono i dati.
Gentiloni ha ragione: in 10 anni sono stati denunciati 250 mila delitti in meno.

Intervenendo il 14 febbraio all'inaugurazione dell'anno accademico della Scuola ufficiali Carabinieri, il presidente del Consiglio Gentiloni ha dichiarato: “La domanda crescente di sicurezza non dipende dal crescere di episodi di violenza, che mostrano indici di calo negli ultimi anni, ma dipende da difficoltà e incertezze, dalla crisi di identità che investe una parte delle nostre comunità”. Osservando i dati Istat sul numero di delitti che vengono denunciati all’autorità giudiziaria, si può dire che Gentiloni abbia sostanzialmente ragione.
Rispetto a 10 anni fa il totale dei delitti denunciati all’autorità giudiziaria dalle forze di polizia registra un calo: dai 2.933.146 del 2007 si arriva nel 2015 – ultimo anno per cui ci sono dati aggiornati – a 2.687.249, circa 250mila in meno. Non si tratta però del picco più basso degli ultimi anni, registrato invece nel 2010, con 2.621.019 delitti denunciati.
Il numero totale tuttavia non esaurisce la questione, in quanto Gentiloni parla esplicitamente di “episodi di violenza”, e non tutti i delitti compresi dall’elenco dell’Istat lo sono. Ad esempio, le ingiurie, le truffe, i furti con destrezza o il contrabbando non sono qualificabili come “violenze”.
Guardiamo innanzitutto il numero degli omicidi volontari. Dai 627 del 2007 il calo è quasi costante: 611 nel 2008, 586 nel 2009, 526 nel 2010, 550 nel 2011, 528 nel 2012, 502 nel 2013 (quest’anno segna in realtà 868 ma, come spiega l’Istat, il numero è dovuto alla classificazione come omicidi volontari delle morti di 366 naufraghi, avvenute il 3 ottobre 2013 al largo di Lampedusa), 475 nel 2014 e 469 nel 2015.
Anche i tentati omicidi sono in calo. Dai 1.588 del 2007 si è saliti a 1.621 nel 2008, per poi calare progressivamente fino ai 1.203 del 2015. Passiamo quindi al dato sulle rapine, cioè furti aggravati dalla violenza o dalla minaccia. Dalle 52.210 del 2007 si era scesi già nel 2010 a 33.754. Poi durante gli anni più duri della crisi (2012-13) il numero è risalito, rispettivamente a 42.631 e 43.754, per ridiscendere nel 2015 a 35.068.
Avendo parlato di crisi economica e delle conseguenze sulla criminalità, parliamo anche del dato dei furti in abitazione, che pure non è direttamente chiamato in causa dalle parole di Gentiloni, in quanto sussiste il furto – e non la rapina – proprio se manca l’elemento della violenza o della minaccia nei confronti dei derubati. Si tratta, semplificando, dell’opera dei “topi d’appartamento”. Nel 2007 erano stati denunciati 166.838 furti in abitazione. Negli anni immediatamente successivi cala a 150mila circa per risalire nel 2010 a 169.163. Negli anni della crisi avviene il balzo, da cui ancora non si è riemersi: quota 200mila viene sfondata nel 2011, nel 2012 sono 237.355, nel 2013 251.422 e nel 2014 255.886. Solo nel 2015 si registra una prima inversione della tendenza, con il numero che scende a 234.726. Aspettiamo i dati del 2016 per vedere se questo trend verrà confermato.
Tornando a delitti caratterizzati da violenza, prendiamo in considerazione le violenze sessuali, che destano sempre un forte allarme sociale. Anche qui il calo è costante: dalle quasi 5mila del 2007 (4.897) si scende a meno di 4.500 nel 2013 (4.488), fino ad arrivare alle 4mila tonde nel 2015.
Altri delitti che possono essere presi come campione sono poi i sequestri di persona. Dai 1.867 del 2007 si è scesi fino ai 1.166 del 2015, con una forte accelerazione nella diminuzione a partire dal 2012 (1.474). Infine si può osservare il dato sui reati di associazione mafiosa. Non si tratta di un reato che di per sé richieda necessariamente la commissione di violenze, ma nella prassi spesso le fomenta. Dai 140 casi del 2007 si è scesi fino ai 68 del 2012, risalendo poi nel 2015 a 85.
Gentiloni ha dunque ragione quando sostiene che gli indici registrino un calo, anche se non assoluto, degli episodi di violenza. Se poi la domanda di sicurezza dei cittadini a cui fa riferimento il premier nasce dalla questione del terrorismo, c’è un ultimo dato che può essere utile citare. Quello relativo agli “omicidi volontari consumati a scopo terroristico” in Italia nel periodo di riferimento (2007-2015): zero.