Nel corso del bilaterale di Lione dello scorso 27 settembre tra il presidente francese, Emmanuel Macron, e il presidente del Consiglio italiano, Paolo Gentiloni, è stato trovato un accordo sull’ingresso di Fincantieri nella proprietà dei cantieri navali Stx di Saint Nazaire.
Il giorno stesso Carlo Calenda, ministro dello Sviluppo economico presente al bilaterale, ha scritto su Twitter rivendicando la bontà dell’accordo: “Fincantieri avrà disponibilità 51% (a fronte rispetto impegni industriali) e management e casting vote in cda”.
Opposta la ricostruzione della Lega Nord, che in una nota firmata da Salvini, Giorgetti e Borghi sostiene: “Noi abbiamo tirato fuori i soldi ma controllo operativo, indotto e lavoratori saranno sotto il controllo francese”.
Chi ha ragione dunque?
L’antefatto
La questione Fincantieri era stata, lo scorso luglio, al centro di uno scontro tra il governo italiano e quello francese, a causa della decisione di quest’ultimo di nazionalizzare Stx per impedire che – come stabilito dal tribunale fallimentare – il 66,6% del suo capitale (e quindi il controllo) passassero in mani italiane (ce ne eravamo occupati qui).
Dopo la nazionalizzazione, il governo francese aveva rilanciato le possibilità di un accordo che soddisfacesse entrambe le parti, coinvolgendo anche la cantieristica militare nelle trattative. La notizia del 27 settembre è un primo punto di caduta dei negoziati diplomatici in corso tra Roma e Parigi.
Un accordo che ancora deve nascere
Preliminarmente bisogna dire che “l’accordo” di cui si parla è in realtà un embrione di accordo, che tocca solo pochi punti fondamentali. Di fatto ancora non esiste un documento ufficiale che permetta di conoscere i dettagli della questione.
Nel comunicato di Fincantieri del 27 settembre si parla, con riferimento all’accordo, di “decisione (…) di inaugurare un processo congiunto che aprirà la strada alla futura creazione di una progressiva alleanza”, e ancora si dice che nei prossimi giorni verrà avviato “un comitato direttivo”, con “l’obiettivo di definire entro giugno 2018 una roadmap che dettagli i principi della futura alleanza”.
Siamo insomma all’inizio di un lungo percorso, che vedrà nei prossimi giorni la creazione del comitato direttivo, e che entro giugno 2018 dovrà definire una roadmap in base alla quale saranno poi realizzati in concreto gli accordi presi.
I termini dell’accordo
Ci dobbiamo quindi muovere sulle notizie diffuse dalla stampa italiana e francese, che riportano le indiscrezioni trapelate dai vari ministeri coinvolti e ricostruiscono i principi generali su cui si è trovato un accordo.
Rai News, che cita fonti del governo francese, sostiene che “L'Italia ottiene il 51% dei cantieri di Saint Nazaire, il 50% in controllo diretto a cui si aggiunge una quota dell'1% in prestito”. Ancora secondo Rai News, che stavolta cita Le Monde, su quell’1% è dato alla Francia “un diritto di riappropriazione della durata di 12 anni qualora il gruppo italiano non rispettasse gli impegni industriali”. Scaduti i 12 anni (se gli impegni saranno stati rispettati) quell’1%, secondo quanto riporta lo speciale di Economia e Finanza di Repubblica, tornerà all’Italia.
Sempre secondo Repubblica, “Fincantieri avrà 4 consiglieri di amministrazione. Quanti ne avranno i francesi. Ma l'amministratore delegato sarà italiano, e così anche il presidente. Proprio il presidente avrà in mano un voto doppio, decisivo dunque in caso di parità tra i consiglieri di amministrazione (grazie al meccanismo del "casting vote"). Peraltro Fincantieri - se costretta dai francesi a restituire l'1 per cento in prestito - avrà il diritto di trasferire alla Francia anche il suo 50 per cento, con grave aggravio per le casse transalpine”.
Le Monde, che è la fonte più citata dai media italiani, scrive testualmente che con questo accordo “il gruppo controllato in maggioranza dallo Stato italiano [Fincantieri ndr.] otterrà il controllo operativo della società francese”.
Tuttavia, sempre secondo Le Monde, sulla nomina del presidente – che spetta all’Italia – che poi avrà il voto decisivo nel CdA, “i francesi avranno un diritto di veto per la nomina”.
Il verdetto
Calenda sembra dunque avere ragione – ribadiamo, in base alle indiscrezioni trapelate finora – sulle tre questioni che affronta: Fincantieri avrà la disponibilità del 51% del capitale di Stx. Per 12 anni l’1% che gli dà il controllo sarà “prestato” dallo Stato francese, che potrà revocarlo solo in caso di mancato rispetto degli impegni industriali da parte della società italiana. Scaduto questo periodo, se tutto sarà andato secondo programma, a Fincantieri resterà definitivamente la maggioranza del 51%.
Il management, come dice il ministro dello Sviluppo, sarà controllato da Fincantieri, che nominerà 4 su 8 dei membri del consiglio di amministrazione tra cui il presidente. Questi ha un voto che vale doppio in caso di parità in seno al CdA, un cosiddetto “casting vote” dunque, che di fatto dà il controllo all’Italia. Come garanzia per Parigi è comunque previsto che sulla nomina del presidente da parte dell’Italia, la Francia abbia un diritto di veto.
Al contrario si può dunque dire che, in base a quanto si sa finora, la posizione della Lega Nord sia sbagliata.
Il controllo operativo, come scrive anche la stessa Le Monde, sarà di Fincantieri. Dunque anche i lavoratori del cantiere francese si dovranno interfacciare con una proprietà che è in maggioranza italiana, che assumerà le decisioni strategiche per il gruppo.
Non è invece chiaro il riferimento che i tre dirigenti del Carroccio fanno all’“indotto”. Dato che il cantiere è situato in Francia, ovviamente le mense per gli operai, i loro alloggi, i bar, i ristoranti e via dicendo sono in mani francesi. Se anche Fincantieri avesse acquisito il 100% del cantiere di Saint Nazaire, non è chiaro come l’indotto di quel cantiere sarebbe potuto andare agli italiani invece che ai francesi.
D’altro canto se con indotto si intendono le industrie subappaltatrici che costruiscono parti del prodotto finito, di nuovo rileva che il management del gruppo sarà controllato dall’Italia e prenderà – pur bilanciando gli interessi dei due Paesi – le decisioni relative.
Ancora, se Salvini e gli altri si riferiscono ai dividendi della società, di nuovo la posizione leghista sembra scorretta, almeno in base a quanto riporta ancora le Monde. Secondo il quotidiano francese, Fincantieri – tramite il meccanismo del “prestito” dell’1% del capitale sociale – “disporrà del 51% dei diritti di voti e recupererà una quota equivalente dei dividendi”.
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