Berlusconi ha ragione: in Germania le grandi coalizioni sono rare
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Berlusconi ha ragione: in Germania le grandi coalizioni sono rare
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Große Koalition (“Grande Coalizione”): un’eccezione o no?

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  • Le prime elezioni della Repubblica federale tedesca si svolsero il 14 agosto 1949 e videro la vittoria della CDU (in unione con la CSU bavarese) da poco fondata da Konrad Adenauer, che divenne poi cancelliere il 16 settembre di quell’anno. Da allora fino ad oggi, passando per la riunificazione della Germania dell’Ovest con la D.D.R., sono passati in effetti “quasi settant’anni” (68).
  • Dopo quelle prime elezioni, i democristiani della CDU/CSU rimasero al potere fino al 1969, la maggior parte del tempo in coalizione coi liberali del FDP.
  • Tra il 1966 e il 1969 ci fu il primo caso di Grande Coalizione tra CDU/CSU e SPD – e per oltre trent’anni l’unico – con il conservatore Kurt Georg Kiesinger primo ministro. Tale governo era nato in seguito alla crisi tra CDU/CSU e FDP riguardo all'innalzamento delle tasse. I ministri della FDP si dimisero e fu pertanto formato un nuovo governo, composto appunto anche dalla SPD.
  • Nel 1969 andò al potere il partito socialdemocratico e vi rimase, in coalizione colla FDP, fino al 1982. Si succedettero alla carica di primo ministro Willy Brandt ed Helmut Schmidt (con un brevissimo interim del liberale Walter Scheel nel 1974).
  • Tra l’82 e il ’98 fu l’epoca di Helmut Kohl, che governò durante la Riunificazione e oltre, a capo della tradizionale coalizione tra CDU/CSU e FDP.
  • I due mandati successivi, fino al 2005, videro cancelliere il socialdemocratico Gerhard Schröder, che governò con l’inedita coalizione SPD-Verdi.
  • Arriviamo così all’inizio della “era Merkel”. Nel suo primo mandato (2005-09), così come in quello attuale, il terzo (2013-17), Angela Merkel è stata ed è cancelliera a capo di una Grande Coalizione. Nel mandato intermedio (2009-13) la Merkel invece governò sostenuta dalla coalizione di centrodestra CDU/CSU-FDP.

In Italia stiamo importando il modello tedesco?

Le differenze

  • La Germania ha una sola Camera, mentre in Italia viene eletto anche il Senato.
  • Inoltre la Camera tedesca può avere un numero variabile di componenti, mentre in Italia il numero è stabilito dalla Costituzione.
  • Di qui discendono alcune differenze relative alla legge elettorale. In Germania l’elettore esprime due voti, uno per il candidato nel collegio uninominale e uno per il partito nella quota proporzionale.
  • Tutti i vincitori nei collegi vengono eletti.
  • Se un certo partito ottiene più eletti nei collegi uninominali di quanti non gliene spettino per il risultato ottenuto nella quota proporzionale, si aumenta il numero totale degli eletti (per compensare l’eventuale squilibrio, a tutti gli altri partiti spettano dei seggi in più, in modo da far rispettare le quote stabilite dal voto proporzionale).
  • In Italia, invece, vincere nel collegio non sarebbe garanzia assoluta di essere eletti. Il “peso” di un partito in Parlamento verrebbe infatti determinato solo dal risultato nella quota proporzionale.
  • Quindi è possibile che chi ha vinto in un dato collegio non venga poi eletto, se il suo partito non ottiene un risultato sufficiente a livello nazionale.
  • Proprio per questo è stato trovato un recente accordo sulla riduzione del numero di collegi alla Camera da 303 a 225: il fine è proprio di ridurre il rischio che i vincitori non vadano poi effettivamente in Parlamento.
  • Gli altri deputati vengono eletti in listini bloccati “corti” (da due a sei candidati) collegati ai vari partiti nella quota proporzionale.

Gli sbarramenti

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