Padoan ha ragione, salvare le banche venete non crea nuovo debito

Le risorse sono già state stanziate nel decreto di fine 2016 il cui impatto sui conti era già stato conteggiato

Padoan ha ragione, salvare le banche venete non crea nuovo debito

Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan lo scorso 25 giugno ha illustrato in conferenza stampa il provvedimento con cui il governo intende salvare due banche venete, Popolare di Vicenza e Veneto Banca.

Premessa

I due istituti veneti vengono scorporati in una “bad bank”, che rimane a carico dello Stato, e una “good bank”, contenente la parte sana delle banche e che viene acquistata da Intesa Sanpaolo.

Lo Stato inoltre mette a disposizione di Intesa Sanpaolo risorse per oltre cinque miliardi di euro: 4,785 miliardi vengono concessi per mantenere la capitalizzazione, non intaccare il capital ratio di Intesa e garantirne il rafforzamento patrimoniale dopo l’acquisto delle banche venete; altri 400 milioni sono poi dati a copertura di garanzie, date a Intesa, nel caso dalla due diligence dovessero emergere sofferenze impreviste.

Vengono poi previsti altri 12 miliardi di potenziali garanzie che, come ha specificato Padoan, non sono però al momento ancora stati erogati.

L’impatto sul debito pubblico

Il ministro, rispondendo a una domanda, ha poi specificato che i cinque miliardi circa “sono cifre che non impattano sull’indebitamento. Quindi non c’è un problema di flussi di finanza pubblica che vengono alterati da questa operazione. Sono finanziate da risorse già legislate, che sono tratte dal provvedimento di dicembre sulla ricapitalizzazione precauzionale. L’impatto sulla finanza pubblica non c’è, in quanto si usano risorse già disponibili per ragioni contemplate dai provvedimenti già presi a suo tempo”.

Il provvedimento di dicembre a cui fa riferimento Padoan è il decreto legge n. 237 del 2016, noto anche come “salva banche”, che aveva stanziato risorse – finanziate col debito pubblico (art. 27) – per 20 miliardi di euro (art. 24).

Qui si prevedeva (art. 27) che “per l'anno 2017, il livello massimo del saldo netto da finanziare del bilancio dello Stato e il livello massimo del ricorso al mercato finanziario, di competenza e di cassa […], nonché l'importo massimo di emissione di titoli pubblici […], sono rispettivamente incrementati di 20 miliardi di euro”.

L’impatto sul debito pubblico, insomma, ci sarebbe già stato. Lo confermano le parole della Commissione europea, che nelle sue previsioni di primavera 2017 aveva già scritto: “Il debito pubblico in percentuale del Pil è salito nel 2016 al 132,6%, principalmente a causa di un aumento delle riserve di liquidità destinate a contrastare eventuali crisi (Liquidity Buffer). Un ulteriore leggero aumento è previsto per il 2017, anch’esso dovuto all’accantonamento di risorse extra per il supporto pubblico al settore bancario e ai piccoli investitori”.

Conclusione

Padoan ha dunque ragione a sostenere che questo provvedimento sulle banche venete non avrà impatto sulla finanza pubblica, in quanto attinge a risorse stanziate da un altro provvedimento (il “salva banche”) il cui impatto era già stato conteggiato.

Vale la pena aggiungere poi che gli oltre 5 miliardi erogati dallo Stato potrebbero, ma il condizionale è d’obbligo, essere recuperati se la gestione e l’eventuale vendita degli asset rimasti in mano alla “bad bank”, ora pubblica, producessero dei profitti.

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Vero
L’impatto sulla finanza pubblica non c’è, in quanto si usano risorse già disponibili per ragioni contemplate dai provvedimenti già presi a suo tempo
Conferenza stampa
domenica 25 giugno 2017

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