Lorenzin e la verità su Internet, sesso e droga
ADV
ADV
Lorenzin e la verità su Internet, sesso e droga
ADV
ADV
  • La prima affermazione è corretta e a questo proposito ci si riferisce solitamente alla parte “nascosta” di Internet, il così detto dark web. Il dark web è un sottoinsieme di quella massa di contenuti del world wide web non indicizzati dai motori di ricerca, nota come deep web (a sua volta sottoinsieme del web). Per raggiungere il dark web, che gira su Darknet, cioè su reti virtuali private, sono necessari dei software particolari che garantiscano l’anonimato, come ad esempio Tor.
  • La seconda affermazione è invece errata. È figlia di una bufala, o meglio di una grande esagerazione, che circola da diverso tempo. Una stima del 2010 di un’azienda privata poneva il totale al 37 per cento, mentre il ministro fa riferimento a una percentuale perfino doppia. Già nel 2011 questi numeri erano stati smentiti da diversi media, come per esempio Forbes, che si era avvalsa dei dati raccolti da Ogi Ogas, neuroscienziato autore di A Billion Wicked Thoughts, un libro che analizzava i termini sessuali utilizzati nelle ricerche web di circa 100 milioni di utenti Internet.
  • La terza affermazione semplicemente non ha molto senso. I risultati che vengono visualizzati cercando su Google un determinato termine cambiano a seconda di quale computer viene utilizzato, di quali persone lo hanno utilizzato facendo quali ricerche, della posizione geografica in cui si trova e via dicendo. Google conserva infatti i dati di navigazione e li utilizza per indirizzare l’utente verso risultati che si presume gli siano più interessanti.
ADV