Quindici anni di euro, balle e luoghi comuni
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Quindici anni di euro, balle e luoghi comuni
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Salvini. I Nobel e la 'moneta criminale'
 Matteo Salvini (foto Imagoeconomica)
 Matteo Salvini (foto Imagoeconomica)
"Ci sono sei premi Nobel che dicono che l'euro è un'idea orribile, una moneta sbagliata, una moneta criminale" (Matteo Salvini, 17 aprile 2014)
Anche se i toni non sono quasi mai stati così accesi, è vero che almeno sei premi Nobel hanno espresso qualche dubbio sulla moneta unica. Si tratta di Paul Krugman, Joseph Stiglitz, Amartya Sen, Milton Friedman, James Mirrlees e Christopher Pissarides. Tuttavia, Friedman è morto nel 2006 - prima che il dibattito pro o contro l'euro si facesse davvero acceso - e sia Stiglitz che Sen hanno detto di essere a favore di una maggiore integrazione politica e bancaria per "salvare" la moneta unica.L'euro e le aziende che chiudono
 Beppe Grillo (foto Afp)
 Beppe Grillo (foto Afp)
"Un terzo delle nostre aziende hanno chiuso da quando siamo nell'euro" (Beppe Grillo, 9 maggio 2015)
Secondo il database Movimprese, il numero complessivo delle imprese in Italia - cioè la differenza tra quante hanno cessato le attività e le nuove iscritte - è aumentato, tra il 2002 e il 2015. Si è passati infatti da 5.830.854 imprese registrate a 6.041.187, un aumento del 3,6 per cento. Ogni anno, comunque, un gran numero di imprese cessa la propria attività: il dato degli ultimi quindici anni oscilla tra il 5,3 per cento del 2003 e il 7,2 per cento del 2007.Grillo copia la Lega
 Roberto Maroni (foto da Regione Lombardia)
 Roberto Maroni (foto da Regione Lombardia)
"La battaglia contro l'euro l'abbiamo lanciata noi. Grillo copia la Lega" (Roberto Maroni, 15 ottobre 2014)
Accuse di plagio a parte, è vero che lo scetticismo della Lega Nord per la moneta unica è di lunga data. In un discorso del marzo 1998, l'allora leader Umberto Bossi disse che "l'unione monetaria costerà cara" e che si trattava di "un mostro che non genererà né democrazia, né stabilità, né vantaggi economici per tutti". Per contro, il primo programma del M5S presentato nell'ottobre 2009 non conteneva riferimenti all'euro e tantomeno all'uscita da esso.Disoccupazione, Italia e Germania a confronto
 Matteo Salvini (foto Imagoeconomica)
 Matteo Salvini (foto Imagoeconomica)
"Il giorno in cui è entrato in vigore l'euro, Italia e Germania avevano lo stesso tasso di disoccupazione, sotto il 9 per cento. A quindici anni di distanza la Germania è scesa al 6, l'Italia si è riavvicinata al 12" (Matteo Salvini, 20 dicembre 2016)
L'attuale leader della Lega Nord cita dati scorretti. Nel gennaio 1999, infatti, i due Paesi non avevano "lo stesso tasso di disoccupazione", né quello italiano era sotto il 9 per cento. Per la precisione, la disoccupazione italiana era all'11,1 per cento, mentre quella tedesca era all'8,9. Anche il confronto con i dati odierni è impreciso: la Germania è scesa al 4,1 per cento di ottobre 2016, secondo gli ultimi dati disponibili: parecchio meno del 6 per cento citato da Salvini. Più preciso, purtroppo, il dato italiano, che nello stesso mese era all'11,6 per cento.Moneta unica, Paesi più poveri
 Giorgia Meloni (foto Afp)
 Giorgia Meloni (foto Afp)
"[La moneta unica] ha impoverito tutte le nazioni che stavano all'interno della zona euro" (Giorgia Meloni, 30 giugno 2015) L'affermazione, così categorica, è sbagliata. Tutti i Paesi che oggi compongono l'eurozona hanno visto aumentare il loro PIL pro capite tra il 1999 e il 2014, con un'unica eccezione: l'Italia. Fatto 100 il reddito pro capite nel 1999, infatti, quindici anni dopo l'Italia si fermava a 95,8, con una performance peggiore persino della Grecia (101,2). Tra gli undici paesi ad aver adottato l'euro fin dall'inizio, il risultato migliore è dell'Irlanda (122,3) seguita dalla Germania (118,6).L'euro e la crescita frenata
 Matteo Salvini (foto Imagoeconomica)
 Matteo Salvini (foto Imagoeconomica)
"Sarà un caso che i nove Paesi nel mondo che crescono di meno hanno l'euro in tasca. Sarà un caso?" (Matteo Salvini, 10 novembre 2014)
Caso o no, non è vero che i nove Paesi con la crescita più bassa del mondo avevano la moneta unica. Nel 2014, l'anno in cui il leader della Lega Nord fece la sua dichiarazione, solo uno di essi era nell'eurozona secondo le previsioni del Fondo Monetario Internazionale: Cipro (-3,2 per cento). L'anno precedente, il numero saliva a tre, con Cipro, Grecia e Italia. Per il 2016, il FMI si aspetta che una ventina di economie mondiali avranno tassi di crescita addirittura negativi, ma tra loro non ce n'è neppure una europea.Euro e potere d'acquisto
 Giorgia Meloni (foto Afp)
 Giorgia Meloni (foto Afp)
"Da quando è entrato in vigore l'euro, il potere d'acquisto è diminuito del 45 per cento. Quindi i prezzi si sono duplicati, ma il suo stipendio è rimasto uguale, anzi è praticamente diminuito" (Giorgia Meloni, 16 maggio 2014).
La diminuzione del potere d'acquisto c'è stata, ma è rimasta assai lontana dal 45 per cento. Quando la leader di Fratelli d'Italia fece questa dichiarazione, la si poteva stimare, in base ai dati ISTAT, poco al di sopra del 7 per cento tra il 2002 e la metà del 2013. Nel 2014, il potere d'acquisto delle famiglie italiane è rimasto invariato ed è cresciuto leggermente nel 2015, per cui probabilmente il calo si è un poco ridotto tra la dichiarazione di Giorgia Meloni e oggi.Economia diminuita del 20 per cento
 Beppe Grillo (foto Afp)
 Beppe Grillo (foto Afp)
"La nostra economia, da quando siamo entrati nell'euro, è diminuita del 20 per cento" (Beppe Grillo, 21 marzo 2014)
In termini reali, il Prodotto interno lordo italiano è cresciuto leggermente tra il 1999 e il 2013: di appena il 3,5 per cento, ma è cresciuto. Se invece prendiamo come anno di partenza il 2002, c'è stato un leggero calo negli anni successivi, di circa 2 punti fino al 2013. Nel 2014 e 2015, dunque dopo la dichiarazione di Grillo, il PIL italiano è cresciuto leggermente (ma rimanendo ancora sotto i livelli del 2002). Insomma, a seconda della data di partenza si può dire che l'economia italiana sia aumentata di poco o calata di poco; certamente non c'è stata la diminuzione di un quinto di cui ha parlato Grillo.Nuovi membri Unione e obbligo euro
 Mario Monti (foto Imagoeconomica)
 Mario Monti (foto Imagoeconomica)
I nuovi membri dell'Unione Europea dell'Europa centrale e orientale "diversamente dal Regno Unito, hanno l'obbligo di aderire [all'euro] una volta pronti" (Mario Monti, 27 settembre 2012)
E' vero: secondo i criteri di adesione all'UE, meglio conosciuti come i "criteri di Copenaghen", un nuovo Stato membro deve, tra le altre cose, ottemprare il criterio dell'"acquis comunitario", che prevede "l'attitudine necessaria per accettare gli obblighi derivanti dall'adesione e, segnatamente, gli obiettivi dell'unione politica, economica e monetaria". Quindi anche l'adozione dell'euro, anche se non necessariamente appena entrati nell'Unione. Il Regno Unito e la Danimarca ne sono esenti perché negoziarono invece la possibilità di non partecipare all'unione monetaria (opt-out) prima della firma del Trattato di Maastricht (1992). Il paese più recente ad adottare la moneta unica è stata la Lituania, dal 1 gennaio 2015.La moneta siciliana
 Rosario Crocetta (foto Imagoeconomica)
 Rosario Crocetta (foto Imagoeconomica)
"Teoricamente noi [= la Regione Siciliana] potremmo anche emettere moneta" (Rosario Crocetta, 4 agosto 2013). Chiudiamo con una curiosità. Qualche tempo fa, il presidente siciliano affermò che lo status di regione autonoma avrebbe permesso perfino l'emissione di moneta. In effetti, lo statuto regionale prevede (all'art. 40, comma 2) uno strumento che potrebbe dare un certo margine di autonomia monetaria. Si tratta di una "camera di compensazione" con il ruolo di una specie di ufficio di cambio e il compito di gestire le valute estere provenienti, ad esempio, dalle esportazioni di prodotti siciliani, dai guadagni degli emigranti, dall'indotto generato dai turisti e dal traffico navale. Questa attività potrebbe portare a un diverso valore della moneta nazionale (ieri la lira, oggi l'euro) in Sicilia. La questione, comunque, è complessa e assai astratta, ma Crocetta ha ragione a parlare dell'esistenza della possibilità teorica.
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