Roma – Il ministro del lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti, è al centro delle polemiche per la sua dichiarazione: “Fuga di centomila giovani? Bene, conosco gente che è andata via e sicuramente il Paese non soffrirà a non averli più fra i piedi. I 60 milioni che restano non sono tutti dei 'pistola'...”. Da più parti, inclusa l’organizzazione giovanile del Partito Democratico, si chiedono le sue dimissioni.
Vale la pena guardare più da vicino il dato dei “100mila giovani”, se è corretto o meno, e chiedersi cosa dicono le ricerche sugli italiani che lasciano il nostro Paese.
I centomila partiti sono tutti giovani?
Il numero è stato ripreso da diversi esponenti politici nelle scorse settimane e viene dalla Fondazione Migrantes, organo pastorale della Cei, la Conferenza episcopale italiana. Nel suo Rapporto Italiani nel Mondo 2016, la fondazione calcola – elaborando dati Aire (Anagrafe italiani residenti all’estero) – che tra gennaio e dicembre 2015 si siano trasferiti all’estero 107.529 italiani, portando il totale a 4.811.163.
Gli oltre 107 mila espatriati del 2015 non sono però tutti giovani. La fascia 18-34 è la più consistente e rappresenta il 36,7%. In termini assoluti, stiamo parlando di circa 40 mila persone che possiamo qualificare come “giovani”. Tolti i minorenni (che pesano per il 20,7% de totale) il restante 42,6% – circa 45 mila persone – è composto da emigrati con più di 34 anni.
Ancora, in base al Rapporto della Fondazione Migrantes sappiamo che la maggior parte di chi è emigrato nel 2015 all’estero è maschio (il 56,1%) e non sposato (solo il 33% del totale è coniugato). Le prime tre Regioni italiane per numero di partenze sono Lombardia (20.088 partenze), Veneto (10.374) e Sicilia (9.823).
Quanti laureati?
Ma che cosa possiamo dire dei loro titoli di studio? Il rapporto Istat del 6 dicembre 2016 sulle migrazioni internazionali e interne della popolazione residente quantifica in “quasi 23 mila” (+13% sul 2014) gli italiani laureati con più di 25 anni che hanno lasciato il Paese nel 2015, pari al 30,8% del totale degli emigrati (che sono 102.259 nel 2015 secondo i dati Istat, poco meno del dato fornito dalla Fondazione Migrantes). Aumenta l’emigrazione anche fra chi ha un titolo di studio medio basso (52 mila nel 2015, +9% rispetto all’anno prima). Se si considera quindi che il totale dei laureati sulla popolazione italiana ammonta al 18% (dati Ocse), emerge chiaramente che la propensione ad emigrare all’estero è sicuramente più alta tra i giovani laureati che non tra le altre fasce della popolazione italiana. Ed è un fenomeno che dopo la crisi economica iniziata nel 2008 mostra un trend di costante crescita.
Chi parte e chi arriva
Se molti se ne vanno, altri arrivano nel nostro Paese. Il saldo migratorio con l’estero, cioè la differenza tra emigrati ed immigrati, rimane positivo per l’Italia nel 2015: +133 mila (-6% rispetto al 2014). Negli ultimi cinque anni, tuttavia, l’Istat dice che le immigrazioni si sono ridotte del 27%, passando da 386 mila nel 2011 a 280 mila nel 2015.
Le emigrazioni, invece, sono aumentate in modo significativo, passando da 82 mila nel 2011 a 147 mila nel 2015 (nel dato sono compresi anche gli stranieri che sono emigrati andandosene dall’Italia). Il saldo migratorio netto con l’estero registra dunque il valore più basso dal 2000 e non è più in grado di compensare il “saldo naturale” – cioè la differenza tra nati e morti in Italia – che è largamente negativo (-162 mila nel 2015). E infatti, secondo l’Istat, il 2015 è il primo anno, negli ultimi novanta, in cui la popolazione residente in Italia è in consistente diminuzione (-130 mila).
Quali le destinazioni?
Dove vanno gli italiani che emigrano? Le mete scelte sono principalmente Regno Unito (17.502), Germania (17.299), Svizzera (11.476) e Francia (10.872). Ma da questi Paesi, l’Italia attrae molti meno immigrati: 2.473 dal Regno Unito, 3.562 dalla Germania, 2.806 dalla Svizzera e 1.844 dalla Francia. Nel complesso, rispetto ai Paesi dove sono emigrati gli oltre 100 mila italiani, il saldo migratorio è negativo: abbiamo infatti attratto solo 30.052 stranieri di quei Paesi, per un saldo finale di -72.207.
Gli stranieri in Italia
La maggior parte degli immigrati in Italia arriva (anche se sempre meno) da altri Paesi. In testa di stacco la Romania, con 46.439 migranti nel 2015 (-8,4% rispetto al 2014), seguita dal Marocco, con 15.009 migranti (-14,9%) e dalla Cina, con 14.866 migranti (-6,1%). Seguono poi Bangladesh, Albania, Pakistan e India. Questi immigrati sono soprattutto giovani, il 62% ha tra i 15 e i 39 anni. Ma quanti hanno un titolo di studio superiore?
Il totale degli stranieri residenti in Italia è, sempre in base agli ultimi dati Istat, di poco più di 5 milioni. Secondo la ricerca “Le migrazioni qualificate in Italia” dell'Istituto di Studi Politici S. Pio V e dal Centro Studi e Ricerche Idos, citata dal Sole 24 Ore, “l’incidenza degli stranieri laureati è pari al 7% rispetto al numero dei laureati residenti in Italia, un valore inferiore rispetto a Francia (10%), Germania (11%) e Regno Unito (17%)”.
Tutti gli studi svolti da diversi e autorevoli istituti di ricerca confermano insomma che la problematica della fuga dei cervelli italiani all’estero esiste, e che il nostro Paese è sempre meno attrattivo sia per i giovani italiani che per i giovani stranieri, soprattutto per quelli qualificati.