Workshop Eurasia: Italia presente sui mercati al di sotto potenzialita'
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Workshop Eurasia: Italia presente sui mercati al di sotto potenzialita'

Workshop Eurasia: Italia presente sui mercati al di sotto potenzialita'

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(AGI) - Roma, 22 giu. - L'Italia e' presente sui mercatieconomici di Cina, Giappone, Corea e nei Paesi Asean, ma 'ancora al di sotto delle sue potenzialita'. E' su questo puntoche sembrano concordare i relatori del primo panel del WorkshopEurasia, in corso oggi e domani a Roma, e organizzato daUnindustria, AGI , Regione Lazio e con il patrocinio delministero degli Esteri. "Pur rappresentando il 44% del Pil,l'Asia Pacifico costituisce solo il 10% del nostro export" hasottolineato il sottosegretario agli Affari Esteri, BenedettoDella Vedova, in un intervento letto dal ministroplenipotenziario Andrea Perugini. Fondamentale il tema delpanel, "connectivity", che per Della Vedova rappresenta unpasso fondamentale: "Creare maggiori collegamenti tra le dueregioni riveste innanzitutto un significato fisico con reti,voli, tratte, ma e' anche uno strumento per promuovere svilupposociale, democratico, favorire il turismo, scambi di risorse eknow how" ha affermato. "In questa particolare declinazione siinseriscono importanti iniziative promosse da diversi paesiasiatici, la One Belt One Road, la Via della Seta, e lacostituzione dell'Aiib, la banca di investimento creata dallaCina alla quale anche l'Italia ha deciso di aderire insieme adaltri 27 membri dell'Europa" ha aggiunto Della Vedova.Un'adesione con uno specifico significato politico estrategico, ha proseguito il sottosegretario: "Vogliamofavorire lo sviluppo dei paesi asiatici al fine anche dicontribuire alla stabilita' della regione e contenere icontenziosi che minacciano la pace. Una cornice, questa, chefavorisce un sano scambio commerciale. La Cina resta ancora unodei principali potenziali di crescita per l'economia italiana".All'incontro e' intervenuto anche Riccardo Monti, presidentedella Camera di Commercio italiana: "Pechino - ha detto - e' ilgrande vincitore del processo di globalizzazione". Ma ilgigante asiatico e' soprattutto oggi un Paese che lavora sullaqualita': "Dal settore farmaceutico agli articoli sanitari,dalla tecnologia all'automotive, fino all'energia pulita,passando per i beni di consumo di una societa' in piena fase diurbanizzazione: innumerevoli sono le opportunita' perl'Italia". Quanto all'Italia Monti ha sottolineato che "molti sono ipunti deboli, e proprio la "connectivity" e' un'area in cuisiamo ancora estremamente fragili. Pochi i voli verso laThailandia e i Paesi del Sudest asiatico quindi poco turismo.Bassa inoltre la cooperazione tra universita'". Va peggio nelfood: "Siamo debolissimi in materia di distribuzione diprodotti" ha spiegato. Lo dimostrano anche i dati dell'importcinese di prodotti agricoli e alimentari snocciolati da Yu Lu,vice presidente della Camera di Commercio cinese perl'import/export di generi alimentari. "Nel 2014 le importazioniagricole cinese hanno toccato i 121,5 miliardi con aumenti del3% anno su anno". Ma tra i primi 10 paesi dai quali Pechinoimporta solo la Francia fa parte dell'Ue, con il 3% di beni inviaggio da Parigi a Pechino. Stessa cosa per le Importazionialimentari che nel 2014 si sono attestate a 51,41 % con un + 5%anno su anno. E ancora la Francia e' l'unico paese europeo ascalare la classifica. L'Italia, infatti e' solo 13ma, con unvolume di scambio del valore l'anno scorso di 550 milioni econ aumento 5,5% rispetto al 2013. Italia e' il tredicesimofornitore. Tra i prodotti piu' ricercati: bevande, cacao ecioccolata, frutta e arachidi, cereali. prodotti caseari,grassi animali, caffe', e persino te'". Presente al workshopFerdinando Nelli Feroci, presidente di Simest e dello IAI,Istituto Affari Internazionali: "La crescita economicapro-capite in questa parte del mondo e' impressionante".Decisivi in questo quadro sono gli accordi di libero scambiotra i Paesi dell'Ue e i Paesi asiatici. "Il rapportocosti-benefico e' altissimo. Si tratta di uno strumento ingrado di favorire e stimolare l'internazionalizzazione dellepiccole e medie imprese proiettandole su un piano globale. Madobbiamo essere consapevoli che questi accordi sono difficilida trattare per la necessita' di trovare compromesso che vadabene ad entrambe le parti". Attualmente l'Ue, ha proseguitoFeroci, "ha concluso un importante accordo di libero scambiocon la Corea del sud che sta gia' dando buoni risultati.Abbiamo raggiunto intese, sebbene non ancora firmate, conSingapore e stiamo rinegoziando uno complesso e difficile conil Giappone. Diverso il caso della Cina con cui non abbiamoaccordi di libero scambio ma solo di cooperazione settoriale,ma data la complessita' del paese credo ci voglia ancora tempoper un accordo di libero scambio". Per Nelli Feroci nemmeno inAsean, "area di grande dinamismo" l'Italia e' ancora presentecome dovrebbe. Arrancano anche gli accordi di libero scambioper i quali l'Unione europea e' ancora in fase esplorativa. "Il Pil congiunto - ha spiegato Peter Franz Gontha,ambasciatore di Indonesia in Polonia - e' di 2,4 trilioni didollari, il 15% del pil Usa che ora e' a 14-16 trilioni didollari. Non solo: l'Asean diventera' la quarta economia entroil 2050 con Cina, America, Europa. La sua forza e' lamanodopera: con una popolazione di oltre 600 mln di persone e'la terza piu' grande forza lavoro al mondo. E la piu' giovane.Basti pensare che in Indonesia la forza lavoro media e' di 28anni. Ma l'Asean - avverte Gontha - non e' un mercatomonolitico e quindi ogni paese ha caratteristiche proprie, culture diverse, lingue diverse". Quattro i pilastrifondamentali su cui si regge l'Asean - ha spiegato Lim HongHin, vice segretario generale dell'organizzazione: liberacircolazione di beni, capitali, manodopera, investimenti,sopratutto abbattendo le tariffe doganali". "Abbiamo stabilitocriteri standard internazionali in doversi settori, dallacosmetica alle tecnologie in modo da facilitare la liberacircolazione dei beni, non solo all'interno della regione". Quanto al Giappone, resta una destinazione fondamentale peril commercio italiano. Dopo anni di stagnazione, Tokyo si starisollevando "grazie a una serie di misure adottate dal premierShinzo Abe, che vanno sotto il nome di Abenomics" ha illustratoTetsuro Fukunaga, direttore esecutivo del centro per gliinvestimenti e il commercio JMC. Tre i punti su cui e'imperniata: politica monetaria, fiscale e crescita economica". E l'Italia, con i suoi beni di consumo, deve inserirsi inquella scia. "I giapponesi amano cibo e indumenti italiani. La richiestae' forte e vorremmo riuscire a sfruttare la domanda per unacollaborazione sul mercato, che e' ancora molto redditizio eresta il secondo per consumatori. Ci stiamo concentrandoinoltre sulla promozione di prodotti non giappone. Vogliamo,inoltre, cercare di attrarre investimenti anche nel campoagricolo, fiscale, dei big data. Abbiamo sfide in comune conl'italia. Proprio pochi giorni fa Abe ha incontrato il premierRenzi al G7 e hanno deciso di aumentare la collaborazionesulle barriere tariffarie". (AGI).
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