Il green new deal lanciato da Ursula von der Leyen come atto fondante della legislatura, rischia di incagliarsi in Consiglio. I leader dei 27, che hanno affrontato il tema come primo punto in agenda nel pomeriggio, sono entrati al vertice già divisi sull'obiettivo di raggiungere la neutralità climatica nel 2050.
È il tema del nucleare ad aver aumentato le tensioni. Il blocco dell'Est, Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca, minacciano di fermare le conclusioni del summit se non ci saranno sufficienti garanzie per i fondi che dovranno servire alla transizione energetica. E anche l'Italia, oltre a chiedere il massimo di flessibilità possibile sugli investimenti 'verdi', fino ad arrivare allo scorporo dal calcolo del deficit, cerca la strada per ottenere fondi che servano alla riconversione di settori chiave dell'economia del Paese, a cominciare dall'acciaio e dunque dall'ex Ilva.
Il blocco Visegrad fa asse: "Non possiamo dare il nostro consenso a un modello di trasformazione economica di cui soffrirà la società polacca - ha detto il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki - il costo della trasformazione dell'energia in Polonia è molto piu' elevato" di altri Paesi - ha insistito - "il tempo per raggiungere la neutralità dal carbonio deve variare a seconda del livello di sviluppo economico dei paesi".
Stesso tono di Andrej Babis, primo ministro ceco, secondo cui a Praga "la transizione costerà 30-40 miliardi di euro", mentre per aiutare la transizione dei paesi meno pronti la Commissione intende creare un fondo, il cosiddetto 'Just transition fund', dotato di 100 miliardi di euro in tutto. Babis inoltre chiede che l'energia nucleare, che non emette CO2, venga esplicitamente menzionata nelle conclusioni del Vertice come fonte di energia pulita'. Un riconoscimento che se fosse accolto potrebbe avere conseguenze finanziarie, aprendo alla possibilità di usare gli aiuti alla transizione proprio per l'energia nucleare.
Fonti diplomatiche però escludono che nelle conclusioni possa venire usata una formula cosi' esplicita e si parlerà soltanto di autonomia dei paesi membri nell'utilizzare il mix energetico che preferiscono. Sulla stessa linea anche il primo ministro ungherese Viktor Orban che chiede "una chiara garanzia finanziaria", e ha aggiunto che "senza energia nucleare non esiste una neutralità dell'economia europea".
Dalla parte di Visegrad si schiera la Francia, dove oltre il 70% dell'elettricità prodotta è di origine nucleare: secondo Emmanuel Macron, il nucleare "può far parte del mix energetico dei paesi europei sulla strada della neutralità del carbonio. Tutti devono essere in grado di costruire la propria transizione con le proprie mani - ha aggiunto Macron - e il nucleare fa parte della transizione". Nettamente contrari invece la Germania, l'Austria e il Lussemburgo.
Le ambizioni sul programma per l'ambiente di von der Leyen dovrà fare i conti anche con un altro dossier chiave all'ordine del giorno, quello del bilancio pluriennale.. La proposta finlandese che prevede un bilancio integrato da contributi nazionali di 1,087 miliardi di euro, pari all'1,07% del Reddito nazionale lordo europeo contro l'1,114% proposto dalla Commissione e l'1,3% dal Parlamento, non piace a nessuno. È probabile che il dossier venga rinviato, forse a un vertice straordinario che potrebbe essere convocato a febbraio.