L'aereo della Malaysian Airlines, scomparso nel nulla quattro anni fa con a bordo 239 persone, fu condotto deliberatamente dal pilota il più lontano possibile dal mondo abitato e dai radar. Non si trattò, quindi, di un incidente o di un attacco militare, come era stato suggerito in passato, ma di un "omicidio di massa portato a termine dal pilota", come nel caso della tragedia del volo Germanwings schiantatosi sulle Alpi.
A sostenerlo è una commissione di esperti che per diverso tempo si è occupata delle ricerche del velivolo, invitata in una trasmissione televisiva australiana. Durante la puntata di "60 Minutes Australia" gli esperti hanno puntato il dito contro il capitano Zaharie Ahmad Shah: "Voleva togliersi la vita e purtroppo ha deciso anche di uccidere tutti quelli che erano a bordo, facendolo deliberatamente", ha dichiarato l'esperto canadese degli incidenti aerei, Larry Vance.
Secondo la commissione, il comandante del volo MH370, la cui sparizione resterà nella storia dei misteri dell'aviazione, aveva pianificato per tempo tutte le manovre da mettere in atto per fare sparire nel nulla il Boeing 777, spegnendo tutti gli strumenti per l'identificazione e portandolo per quasi 200 chilometri fuori dalla rotta stabilita.