In Cina è ormai corsa contro il tempo per tentare di contenere il misterioso coronavirus della polmonite che ha già causato 26 morti e contagiato 887 persone. Ormai le città in quarantena sono 14, tutte nella provincia dell'Hubei, per un totale di 41 milioni di persone (una zona grande in pratica quanto l'Argentina).
Tra le vittime uno era appena 36enne e senza malattie preesistenti. Le autorità cinesi hanno anche confermato la seconda morte per il virus fuori dall'area dell'Hubei, epicentro dell'epidemia, a 2 mila chilometri di distanza, quasi al confine con la Russia, nella provincia dell'Heilongjiang, mentre l'unica provincia per ora immune è il Tibet.
Intano a Whuan, la città da cui è partito il focolaio, è già partita la costruzione di un nuovo ospedale da mille posti letto per curare le persone affette dal virus. Si lavora a tempo di record, con ritmi cinesi, per l'appunto: la costruzione dovrebbe essere ultimata entro il 3 febbraio prossimo, ma non si esclude che i tempi possano accorciarsi fino a sei giorni e la visita di ispezione della struttura è prevista già la settimana prossima. Le televisioni locali hanno mostrato le immagini di operai e ruspe in azione per costruire la struttura che occuperà una superficie di circa 25 mila metri quadrati. Il modello è quello di un ospedale costruito in soli sette giorni a Pechino, nel 2003, per fronteggiare l'epidemia di Sars.
Per accelerare i lavori di costruzione durante i giorni delle feste di Capodanno, gli operai riceveranno al giorno 1.200 yuan, circa 156 euro, il triplo della diaria normale. A gestire l'emergenza è stato chiamato lo pneumologo che fu il volto cinese della lotta alla Sars nel 2003, quando "osò parlare" per sconfiggere l'epidemia che uccise oltre settecento persone. Zhong Nanshan, che per primo ha riconosciuto lunedì scorso davanti alle telecamere che il nuovo coronavirus è trasmissibile da uomo a uomo, è oggi a capo di una squadra di 14 esperti di livello nazionale messa a punto dal governo per indagare sul rischio di contagio.
Assieme a Wuhan, il capoluogo provinciale dello Hubei, dove ha avuto origine l'epidemia, ci sono altre tre città vicine in quarantena (Huanggang, Ezhou e Chibi); poi ancora Huangshi, sempre nella provincia di Hubei, dove dalle 10, ora locale, sono sospesi tutti i collegamenti pubblici per impedire lo spostamento delle persone. Infine, anche a Xiantao, Enshi, Qianjiang e Xianning sono state adottate restrizione di movimento. L'ultima città a imporre restrizioni alla circolazione di mezzi pubblici dalle 14 di oggi, le sette del mattino in Italia, è stata Yichang. Sul web circolano le immagini di diversi ospedali cinesi sovraffollati, con i sanitari coperti interamente dalle tute bianche protettive, i pronto soccorsi stracolmi di pazienti.
A Wuhan cominciano a scarseggiare i medicinali, in particolare i kit per i test virologici, i reagenti chimici di rilevazione del 2019-nCoV. E il governo locale ha deciso che nessun paziente con la febbre sarà dimesso: la decisione arriva in risposta al panico diffuso tra la popolazione secondo cui alcuni malati sono stati respinti dagli ospedali per mancanza di letti o perchè i reparti erano pieni di pazienti. Tra l'altro, il capo del Partito comunista cinese della provincia ha annunciato che avvierà un'indagine per capire come sia accaduto che alcuni residenti della città di Wuhan e ha annunciato che saranno puniti i responsabili dell'amministrazione che non sono riusciti a far rispettare il divieto di uscita dalla città.
Fuori dall'Hubei, a Pechino e Shanghai è stato elevato il livello massimo di allerta. Proprio nella capitale, per evitare gli assembramenti -e i possibili contagi- oltre cancellare i tradizionali festeggiamenti per il Nuovo Anno, che comincia domani, dopo la Città Proibita, hanno chiuso (o stanno per chiudere) anche i principali luoghi di interesse culturale e turistico: il Museo nazionale, che affaccia su piazza Tian'anmen, la Biblioteca Nazionale, alcuni tratti della Grande Muraglia, limitate le visite alle Tombe dei Ming e alla foresta della pagoda Yinshan. Chiuso anche lo stadio nazionale di Pechino, il "nido d'uccello" dell'archistar dissidente, Ai Weiwei, costruito per le Olimpiadi di Pechino 2008. A Shanghai ha chiuso, fino a nuovo ordine, anche Shanghai Disneyland. E McDonalds ha sospeso le sue attività in cinque città.
All'evoluzione del virus, il mondo continua a guardare. Dopo che l'Oms ha deciso di non dichiarare, almeno per ora, l'emergenza internazionale, l'organizzazione Onu ha avvertito che il numero di casi della misteriosa polmonite continuerà ad aumentare nei prossimi giorni, con l'intensificarsi dei controlli in Cina e ha confermato che ancora non c'è alcuna cura se non quelle tradizionali. I casi continuano a registrarsi in tutta l'Asia (Thailandia, Taiwan, Corea del Sud, Giappone, Macao, Vietnam e Singapore) e anche in Usa. Ancora nessun contagio invece in Europa (4 sospetti in Scozia, due possibili in Spagna), ma il rischio è elevato.
Un gruppo di esperti, tra i quali ricercatori italiani, dell'Inserm, l'istituto nazionale francese di salute e ricerca medica, ha valutato che c'è un rischio tra il 30 e il 70% di avere almeno un caso nel Vecchio Continente, nelle prossime due settimane; e questo nonostante la massiccia chiusura al traffico decisa dalle autorità cinesi in vaste settori della provincia dell'Hubei. Tra l'altro, osservano, chiudere gli aeroporti della provincia dell'Hubei, non eviterà l'esportazione del virus se nel frattempo, come infatti è avvenuto, l'epidemia si è già propagata in altre aree del gigante asiatico (Guangdong, Pechino, Shanghai, Hangzhou).