Michael Bloomberg presenta la sua formale candidatura per la presidenza degli Stati Uniti alla Fec (Federal Election Commission), l'autorità Usa per le elezioni, ma non è ancora detta l'ultima parola sulla sua discesa in campo.
Nella documentazione, Bloomberg dichiara di candidarsi alla nomination del Partito democratico. Dal suo staff tengono a far sapere che si "tratta di un ulteriore passo verso la corsa" alla Casa Bianca ma che "la decisione finale non è ancora stata presa".
Depositare la documentazione alla Fec era infatti un atto dovuto dopo che Bloomberg si è candidato alle primarie dem in Alabama e Arkansas. Aveva 15 giorni di tempo per farlo. Mercoledì l'ex sindaco di New York si è candidato anche alle primarie dem del Texas. Sono tutti Stati del Sud dove si voterà al Super Tuesday del prossimo 3 marzo. Il miliardario punta a correre poi in Tennessee mentre esclude di candidarsi nel New Hampshire, nella Carolina del Sud o ai caucus di Iowa e Nevada.
Sebbene non abbia ancora sciolto la riserva, la campagna di Bloomberg per il 2020 è già partita, e con stanziamenti ingenti. Sta lanciando una campagna di spot digitali da 100 milioni di dollari per 'aggredire' il presidente Donald Trump negli Stati cruciali e si stima intenda spendere tra 15 e 20 milioni di dollari a sostegno della registrazione dei votanti. "Se correremo, riteniamo di poter vincere negli Stati dove si vota il Super Tuesday e oltre", ha dichiarato all'inizio del mese l'advisor di Trump Howard Wolfson.