Perché Tim Cook si è seduto al tavolo con Trump
"Meglio giocare che urlare da fondocampo": l'ad di Apple, insieme al gotha della Silicon Valley, ha incontrato il presidente eletto e ai dipendenti spiega le sue ragioni

Bisogna esserci per avere voce in capitolo: ne è convinto Tim Cook, ad di Apple, che così ha spiegato ai dipendenti la sua partecipazione all'incontro con Donald Trump. Finanziatore della campagna di Hillary Clinton, distante per inclinazione personale e visione professionale dal presidente eletto, la settimana scorsa Cook si è presentato, insieme al gotha della Silicon Valley, alla Trump Tower.
Per fare progressi bisogna scendere nell'arena, non urlare
Non una resa nè tantomeno un atto di ipocrisia. Ma la consapevolezza che per "fare progressi" sulle questioni che stanno a cuore bisogna scendere in campo e giocare. "Personalmente - scrive Cook - non ho mai visto il fondocampo come un posto dove voler stare: il modo per influenzare i temi è essere nell'arena. Che sia in questo Paese, nell'Ue, in Cina o Sudamerica, noi ci impegniamo, sia quando siamo d'accordo che quando dissentiamo. Penso che sia molto importante farlo perché non si cambiano le cose solo urlando. Si cambiano mostrando a tutti perché la tua strada è la migliore".
Avere a che fare con i governi, sostiene l'ad, "è molto importarnte. Questi possono influenzare la nostra capacità di fare quello che facciamo, in modo positivo o non così positivo. Noi ci concentriamo sulle politiche. Alcune dei nostre principali aree d'interesse riguardano privacy e sicurezza, istruzione. Ma anche diritti umani per tutti, con l'allargamento della definizione di diritti umani, e ambiente, con una vera lotta al cambiamento climatico". Cook cita anche la creazione di posti di lavoro, la riforma fiscale e quella sulla proprietà intellettuale.
"Sono tanti i temi e il modo per fare progressi è prendere parte". "Noi - conclude - difendiamo con forza quello in cui crediamo, pensiamo sia una parte cruciale del nostro essere Apple. E continueremo a farlo".
I rapporti burrascosi con Trump
Le parole d'ordine della campagna di Trump a proposito di immigrazione, matrimonio gay, sicurezza e privacy non sono certo in linea con le idee di Cook, dichiaratamente omosessuale e sostenitore dei diritti civili. L'amministratore delegato della Apple aveva ospitato ad agosto un evento di finanziamento per la Clinton, mentre l'azienda non ha sponsorizzato nè finanziato la convention repubblicana a Cleveland.
Già lo scorso febbraio, erano volate scintille tra il candidato repubblicano e la società di Cupertino, dopo che questa si era rifiutata di sbloccare il telefonino di uno degli attentatori di San Bernardino. Trump aveva invitato a boicottare la Apple fino a quando non avesse dato le informazioni alle autorità. "Il nostro Paese ha bisogno e dovrebbe chiedere sicurezza. E' ora di essere duri e intelligenti", aveva twittato il futuro presidente.
I use both iPhone & Samsung. If Apple doesn't give info to authorities on the terrorists I'll only be using Samsung until they give info.
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 19 febbraio 2016
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