Washington - A pochi giorni dalla sconfitta la candidata democratica alla Casa Bianca Hillary Clinton accusa il direttore dell'Fbi, James Comey, di essere stato lui a farle perdere la presidenza quando il 28 ottobre rivelò che era stata aperta una nuova inchiesta sugli sviluppi dell'emailgate (l'uso esclusivo di un server di posta privato, e non governativo, nei 4 anni anni, 2009-2013, in cui è stata Segretario di Stato). E' quanto Clinton ha sostenuto in una 'conference call', scive Politico, con i finanziatori più generosi della sua campagna, a cui si è sentita in dover di rendere conto dell'inattesa debacle. Comey, solo 48 ore prima del voto, il 6 novembre, fece sapere che le indagini sarebbero state archiviate senza procedere ma per Clinton il danno ormai era fatto.
Clinton blames Comey letters for defeat https://t.co/y3qC5HFpd0 | Getty pic.twitter.com/Emb0GNyhKt
— POLITICO (@politico) 12 novembre 2016
Perchè l'Fbi ce l'ha con Hillary Clinton
LO SCANDALO 'EMAILGATE'
Lo scandalo che ha preso il nome di 'emailgate' (parafrasando il caso Watergate che costò la presidenza a Richard Nixon nel 1974) parte da una serie di messaggini erotici. Ecco alcuni spunti per capire di cosa si tratta:
I PROTAGONISTI
- Hillary Clinton - candidata democratica alla Casa Bianca
- Huma Abedin - principale consigliera di Hillary Clinton
- Anthony Weiner - ex membro del Congresso e marito della Abedin
- Patrick Kennedy - sottosegretario di Stato
- James Comey - direttore dell'Fbi
DA DOVE SI COMINCIA?
L'Fbi aveva sequestrato pc e smartphone a Huma Abedin e a suo marito Anthony Weiner, accusato di aver scambiato messaggi dal contenuto esplicitamente sessuale con una quindicenne. Tra le mail viene trovato anche uno scambio tra Hillary Clinton e la Abedin contenente informazioni top secret su un normale account di posta privato e non governativo. Le mail risalgono al periodo in cui Clinton era segretario di Stato (2009-2013) e riguardano anche l'attacco al consolato Usa di Bengasi dell'11 settembre 2012 in cui vennero uccisi l'ambasciatore americano in Libia, Chris Stevens, e altri 3 statunitensi.
SI INNESCA LA BOMBA
Tra le mail che la Clinton spedì usando un account privato ce ne sono alcune che recano la lettera 'C' che le contraddistingue come 'classificate' , cioè segrete. Una leggerezza, non solo secondo i detrattori della candidata democratica alla Casa Bianca. Il Washington Post pubblica un centinaio di mail da cui emerge che Patrick Kennedy propose all'Fbi uno scambio illecito: se avessero alterato la definizione di "classficato", sarebbe stata facilitata la concessione di visti per Paesi stranieri dove normalmente gli agenti del Federal Bureau of Investigation non potrebbero operare. Quando l'agente dell'Fbi si rifiutò di accettare lo scambio, Kennedy provò a scavalcarlo contattando direttamente un suo superiore.
LA DIFESA DI HILLARY CLINTON
Nell'intera gestione della vicenda, Hillary Clinton ha sostenuto di non aver mai compreso che la 'C' stampata chiaramente sulle mail ricevute, o che lei aveva girato a terzi, stesse a significare "materiale classificato". Evento riscontrato dall'Fbi in almeno 110 email. Una linea di difesa non del tutto convincente soprattutto per un personaggio che ricopriva il ruolo di capo della diplomazia Usa e ora aspira a diventarne presidente.
L'FBI ARCHIVIA, POI CI RIPENSA
Al termine delle indagini, il 5 luglio, l'Fbi decide di archiviare: secondo il direttore James Comey, la condotta della Clinton è stata "estremamente negligente" ma non abbastanza per aprire un processo penale nei suoi confronti. Venerdì 28 ottobre il clamoroso colpo di coda con la decisione di riaprire il caso. "L'Fbi è venuta a conoscenza" di nuove email "potenzialmente rilevanti" gestendo "un caso non collegato", ha spiegato Comey, annunciando in una lettera al Congresso di ritenere "opportune azioni investigative per analizzare queste email".