di Alessandro Galiani
Roma - L'oro si conferma nella natura di bene rifugio anche per le elezioni americane. L'andamento delle sue quotazioni è difatti sovrapponibile ai diagrammi dei sondaggi Usa: quando rilevano il candidato repubblicano Donald Trump in rimonta sulla candidata democratica Hillary Clinton, ecco che l'oro torna a salire.
La possibilità che Trump sia il prossimo inquilino della Casa Bianca non piace ai mercati, deprime le borse e ridà fiato agli asset più sicuri come lo yen, i titoli di stato e l'oro. Questa settimana, il primo sondaggio che ha registrato il sorpasso di Trump (da metà maggio scorso) è stato diffuso martedì 1 novembre: 46% Trump, 45% Clinton. E nella serata di mercoledì 2 l'oro ha guadagnato l'1,2% tornando sopra la quota di 1.300 dollari l'oncia. La medesima sera, la Fed ha lasciato i tassi Usa fermi al minimo storico, confermando che intende rialzarli a dicembre.
Di norma, un messaggio tranquillizzante come questo avrebbe catturato l'attenzione dei mercati spingendo giù il prezzo dell'oro. Ma il sorpasso di Trump, il quale ha più volte ribadito che se vince rimuoverà il presidente della Fed, Janet Yellen, considerata "alleata" dei democratici, ha spostato l'ago della bilancia facendo lievitare l'oro a 1.308,11 dollari l'oncia.
"La domanda di oro è ripartita in tromba nel momento in cui gli investitori hanno schiuso gli occhi sulla probabilità del tutto reale di una presidenza degli Stati Uniti a Trump", ha spiegato alla France Press l'analista del broker Fxtm, Jameel Ahmad. Superata la soglia psicologica di 1.300, l'oro non l'ha più mollata né Trump molla il suo sogno, continuando il testa a testa con la Clinton nei sondaggi.
Ieri sera l'oro al London Bullion Market ha chiuso a 1.302,80 dollari contro i 1.277 dell'altro venerdì, quando la Clinton era ancora stabilmente in testa. Anche argento e platino hanno emulato l'impennata dell'oro, il primo chiudendo con un massimo settimanale di 18,30 dollari l'oncia contro i 17,61 dollari della settimana precedente; il secondo segnando 1.003 dollari l'oncia contro i 972 dei sette giorni precedenti.
Fra i metalli preziosi solo il palladio ha frenato, chiudendo a 625 dollari rispetto ai 626 dell'ultima settimana di ottobre. Ma in questo caso, più che a Trump, gli investitori hanno guardato all'andamento poco brillante del mercato dell'auto di cui il palladio è un elemento importante, essendo la materia prima che consente di ridurre i costi dei convertitori catalitici. (AGI)