Washington - Come un fiume carsico, nascosto sotto la valanga di accuse ed insulti del candidato repubblicano alle presidenziali americane dell'8 novembre, Donald Trump, ogni tanto riemerge alla luce lo scandalo delle oltre 60.000 mail inviate e ricevute - esclusivamente attraverso un server di posta privato e non quello governativo - dalla rivale democratica Hillary Clinton quando era segretario di Stato (2009-2013). L'ultima puntata vede, scrive il Washington Post - quotidiano non ostile a Clinton - la diffusione a 23 giorni dal voto di un centinaio di mail da parte degli agenti dell'Fbi.
Da queste emerge tra l'altro che un alto funzionario del dipartimento di Stato, il sottosegretario di Stato Patrick Kennedy, propose uno scambio illecito agli agenti federali: alterare la definizone di "classficato" del materiale contenuto in alcun delle mail di Clinton in cambio della concessione di visti per Paesi stranieri dove normalmente non sarebbe stato consentito loro di andare. L'Fbi, infatti, a differenza della Cia, può operare, nel suo caso effettuare indagini, solo ed esclusivamente negli Usa. In particolare - e qui la cosa si complica - le mail cui Kennedy chiese di eliminare la lettera 'C' che sta per 'classified' (classificato o segreto) erano quelle ricevute dall'allora segretario di Stato sul famigerato assalto al consolato Usa di Bengasi dell'11 settemnbre 2012 in cui vennero uccisi l'ambasciatore Chris Stevens e altri 3 americani.
Secondo i documenti quando l'agente dell'Fbi si rifiutò di accettare lo scambio, Kennedy provò a scavalcarlo contattando direttamente un suo superiore per ottenere quello che voleva. Il portavoce del dipartimento di Stato, Mark Toner, ha negato che ci sia stata alcuna profferta di scambio tra Kennedy e l'agente.
Questa nuova rivelazione potrebbe fornire a Trump elementi concreti per attaccare la rivale. Nell'intera gestione della sua posta elettronica ufficiale, Clinton ha sostenuto - testimoniò il direttore dell'Fbi James Comey - di non aver mai compreso che la 'C' stampata chiaramente sulle mail ricevute, o che lei aveva girato a terzi, stesse a significare "materiale classificato". Evento riscontrato dall'Fbi in almeno 110 email.
Lo staff della Clinton ha sempre adottato la stessa linea di difesa, non del tutto convincente soprattutto per un personaggio che ricopriva il ruolo di capo della diplomazia Usa e ora aspira a diventarne presidente: "Lei non ha violato la legge perché non ha mai saputo che la lettera 'C' stesse a significare che le mail su cui era apposta fossero classificate e quindi lei non ha mai saputo (il suo staff sottolinea sempre - evidenzia il Post - che non si contesta che il materiale fosse classificato ma il fatto che lei non lo sapesse) di aver inviato o ricevuto materiale segreto".
In ogni caso il Post evidenzia che l'intera vicenda non è una cosiddetta "smoking gun" (pistola fumante o prova incontrovertibile delle sue presunte malefatte) perché non dimostra in alcun modo che Clinton abbia chiesto al suo vice di fare pressioni sull'Fbi ma solo che Kenndy lo fece. Kennedy, ricorda poi la testata, non è un politico distaccato a 'Foggy Bottom' ma un diplomatico di carriera che aveva lavorato nello stesso ruolo con la repubblicana Condoleeza Rice prima che con Clinton.
Donald Trump, il candidato repubblicano alle presidenziali dell'8 novembre, non ha atteso molto prima di partire all'attacco di Hillary Cliton, "Questi documenti dell'Fbi forniscono la prova innegabile che ha cospirato con l'FBI, il ministero della Giustizia ( da cui i federali dipendono, ndr) ed il dipartimento di Stato per occultare attività criminali al più alto livello", ha dichiarato il generale in congedo Michael Flynn, consigliere di Trump
Jason Chaffetz, presidente repubblicano della commissione della Camera sul controllo delle attività del governo, e il collega di partito Devin Nunes, presidente della commissione Intelligence, hanno chiesto immediatamente al presidente Barack Obama di rimuovere dall'incarico Kennedy. (AGI)