Annunci diversi, parole diverse, scatti diversi. Eppure il contesto è lo stesso: annunciare al mondo l'uccisione del più cattivo tra i cattivi. Osama Bin Laden da una parte e Abu Bakr al Baghdadi dall'altra.
Alla Casa Bianca, nel 2011, c'era Barack Obama. Fu lui, meno di dieci anni dopo le stragi dell'11 settembre, a dare il via all'operazione che mise fine all'avventura terrena dello sceicco del terrore. Otto anni e sei mesi più tardi nella situation room dalla quale i presidenti americani seguono in diretta l'operato delle truppe di terra ( o dei droni, a seconda del caso) c'è un altro presidente e il cattivo questa volta è un califfo: il leader di uno Stato islamico in rotta, ma sempre minaccioso.
"Codardo", "cane", "impaurito": nel discorso con il quale ha annunciato al mondo la morte del capo dell'Isis, Donald Trump segna uno strappo rispetto al suo predecessore, a dimostrazione del fatto che il linguaggio usato non è solo forma, ma sostanza.
Quando la sera del 2 maggio 2011, alle 23:35 il presidente Obama annunciò la morte di Bin Laden, il tono fu secco e pacato. Non venne usato alcun aggettivo per definire il terrorista ucciso. Obama lo presentò come "leader di Al Qaeda", "responsabile della morte di migliaia di uomini, donne e bambini innocenti". Mentre Trump ha usato la frase "Abu Bakr al Baghdadi è morto" chiamandolo "criminale", Obama si era limitato, in modo più formale, a dire: "Gli Stati Uniti hanno condotto un'operazione che ha ucciso Bin Laden".
Dopo aver ricostruito il modo in cui gli Stati Uniti erano riusciti a individuare il capo di Al Qaeda scappato in Pakistan, e ricordato come la sua cattura fosse considerata "la più alta priorita'", Obama aveva ribadito come il blitz delle forze speciali americane fosse avvenuto nel villaggio di Abbottabad, in Pakistan, e che non c'erano state vittime tra i civili, il tutto senza scendere in ulteriori dettagli.
Trump, invece, ha rivelato che il leader dell'Isis ha "raggiunto la fine del tunnel, mentre i nostri cani lo stavano inseguendo, e si è fatto esplodere assieme a tre figli". "Il suo corpo" ha aggiunto "è stato mutilato dall'esplosione, ma i test hanno confermato la sua identità".
Otto anni fa il discorso si era mantenuto su un piano più istituzionale. Dopo aver ricordato le vittime dell'11 Settembre, Obama aveva rilanciato la sfida al terrorismo, precisando come non fosse una guerra ai musulmani, "come già aveva fatto" aggiunse "il presidente Bush all'indomani dell'11 Settembre".
Trump, invece, ha calcato sulla morte di Al Baghdadi: "E' morto come un cane. E' morto come un codardo. Il mondo è ora un posto più sicuro". Il leader dell'Isis "ha speso i suoi ultimi momenti con grande paura, nel panico totale, terrorizzato dalle forze americane che lo stavano accerchiando", ha incalzato l'inquilino della Casa Bianca.
Obama aveva detto "Giustizia è stata fatta" e aveva ricordato di aver telefonato al presidente del Pakistan, mentre Trump ha ringraziato Russia, Turchia, Siria e Iraq per la collaborazione.
Unico punto in comune tra i due discorsi, il saluto finale, seppure con una leggere sfumatura: un più formale "Possa Dio benedire l'America", per Obama. Un più diretto "Dio benedica gli Stati Uniti", per Trump".
Ma non sono solo le parole a segnare la differenza. secondo il fotografo autoe del celebre scatto nella situation room di Obama, quella che vede protagonista Trump è una foto inscenata. A mettere in dubbio la spontaneita' dello scatto è Pete Souza, fotografo ufficiale degli ex presidenti Ronald Reagan e Barack Obama.
Fu proprio Souza a realizzare la famosa istantanea nella situation room quando venne ucciso bin Laden. La foto diffusa dal direttore dei social media di Trump, Dan Scavino, è estremamente simmetrica: ritrae il presidente nella 'war room' seduto al centro, al posto di comando, con alla sua destra il vice presidente Mike Pence e alla sinistra il segretario alla Difesa Mike Esper e a seguire, in ordine di importanza, il consigliere per la sicurezza nazionale Robert O'Brien, il capo di stato maggiore interforze Mark Milley e il vice direttore per le operazioni speciali Marcus Evans. Tutti sono rigorosamente in giacca e cravatta, con lo sguardo cupo, dritto verso obiettivo del fotografo.
La notte della morte di bin Laden, Obama, nella indossava una camicia bianca senza cravatta e un giubbotto scuro: era seduto di lato al tavolo, con al posto di comando il generale Marshall 'Brad' Webb. Nella stanza affollata in ordine sparso, anche l'ex vice presidente Joe Biden e l'allora segretario di Stato Hillary Clinton che appare sconvolta con la mano sulla bocca.
"Sono riuscito a vedere il raid in diretta" ha affermato Trump "è stato come vedere un film". Ma Souza dubita che al momento dello scatto stessero effettivamente guardando il blitz contro al-Baghdadi in diretta. "Il raid, stando a quanto riportato, è avvenuto alle 15:30 ora di Washington. La foto, come mostrano i dati Iptc della macchina fotografica, è stata scattata alle 17:05:24", osserva Souza via Twitter, commentando l'immagine pubblicata da Scavino e scattata da Shealah Craighead, capo dei fotografi della Casa Bianca di Trump ed ex ritrattista ufficiale di Laura Bush quando era first lady.
Souza non esclude tuttavia che il raid potesse essere ancora in corso al momento della foto. Se per Jennifer Hayden, Tranding News Manager di Daily Kos, Trump stava giocando a golf alle 15:33, per i sostenitori del tycoon quello che conta è il successo dell'operazione. "Foto iconica: la faccia da poker di Trump è epica", titola Breitbart News, concordando con il presidente sul fatto che "Bin Laden sia stato un obiettivo importante, ma al-Baghdadi lo sia stato ancora di più" perche' ha costruito "un intero califfato".