Non ha dubbi David Frum, intellettuale conservatore che alla Casa Bianca scriveva i discorsi di George W. Bush, e che oggi è una firma di punta del progressista The Atlantic: “Donald Trump è in uno stato di obnubilazione mentale: la lettera sull’impeachment che ha inviato al Congresso lo prova. E i repubblicani, scegliendo di seguirlo in questa corsa verso l’abisso, rischiano grosso”.,
In un’intervista al Corriere della Sera, Frum dubita anche che il presidente riuscirà a limitare i danni della messa in stato d’accusa o che, addirittura, la possa trasformare in un’utile arma elettorale. Secondo lui, in questo coinvolgimento, i repubblicani possono anche rischiare di perdere la loro maggioranza in Senato nel 2020, quando si voterà per il Congresso ma anche per la Casa Bianca. E tornando sulla lettera della Casa Bianca al Congresso, spiega che “non ha valore legale,” ed “è solo il messaggio disturbato di un leader in condizioni di stress psicologico” chiosa infine.
Per l’ex ghostwriter di Bush, in Trump ora come ora “non c’è nessuna strategia, segue umori e istinti. Ora la pressione psicologica gli fa perdere lucidità. E i consiglieri non lo aiutano: chi è rimasto sa che, come nelle corti reali di qualche secolo fa, sei apprezzato solo se sei accondiscendente”.
Ma in cosa si differenzia la messa in stato d’accusa del presidente da quella contro Bill Clinton?
Secondo l’esponente conservatore, è “tutt’altra storia, non solo per la natura, assai meno grave delle accuse, ma perché Clinton aveva un indice di gradimento del 73%. Trump è al 43” e “quei 30 punti di differenza sono un abisso con un significato politico rilevante, anche ai fini elettorali. Per Trump e per il suo partito” spiega Frum che tuttavia ammette che Trump “ha una base forte e compatta anche se minoritaria”.
Ma il segreto della sua vittoria non è stato questo, secondo Frum, semmai “è un sistema elettorale squilibrato in cui i voti delle campagne contano più di quelli delle città, i voti dei bianchi pesano più di quelli dei neri e gli Stati spopolati contano, proporzionalmente, assai più di quelli nei quali vive molta più gente”. Trump, insomma, “governa anche se la grande maggioranza del Paese è contro di lui”.
E “le cose potrebbero cambiare”, specie in Stati come North Carolina e Georgia “nei quali aumenta rapidamente il numero dei laureati stanno cambiando in profondità”, assicura Frum, per il quale oggi “più che alla crescita delle minoranze etniche bisogna guardar e alla diffusione della cultura”.
I sondaggi dicono che negli ultimi mesi sono calati di molto i consensi dei quali Trump gode in Stati come Iowa , Arizona, Colorado e Georgia che dovranno eleggere a novembre i loro senatori, spiega Frum, che aggiunge: “E al Senato i repubblicani hanno una maggioranza di soli tre seggi”.