Giulio "torturato". Scriveva sul Manifesto, "aveva paura"
Mattarella, "fare piena luce". L'Italia convoca l'ambasciatore

Il Cairo - Si rimpallano voci discordi dall'Egitto, il giorno dopo la notizia della morte di Giulio Regeni, lo studente italiano di 28 anni il cui corpo è stato trovato mercoledì ai margini dell'autostrada tra il Cairo e Alessandria, alla periferia della capitale egiziana.
Procura e polizia danno versioni diverse: che il ragazzo sia stato torturato e ucciso, la prima; che sia morto in seguito a un tragico incidente stradale, la seconda.
E adesso il governo italiano, che ha chiesto da subito indagini congiunte, insiste perchè emerga la verità: "Chiediamo fermamente al governo egiziano di consentire alle autorità italiane di collaborare a queste indagini. Vogliamo che emerga la verità fino in fondo", ha detto il capo della Farnesina, Paolo Gentiloni.
I genitori, accompagnati dall'ambasciatore italiano al Cairo, Maurizio Massari, hanno riconosciuto il corpo del figlio presso l'obitorio di Zeinhome. Sarà poi sottoposto ad un'autopsia per appurare le cause della morte.
IL CORDOGLIO DI MATTARELLA - Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, profondamente turbato dalla tragica morte del giovane studioso Giulio Regeni, esprime il suo cordoglio e la sua vicinanza alla famiglia, così dolorosamente colpita. Il Presidente Mattarella auspica che, attraverso la piena collaborazione delle autorità egiziane, sia fatta rapidamente piena luce sulla preoccupante dinamica degli avvenimenti, consentendo di assicurare alla giustizia i responsabili di un crimine così efferato, che non può rimanere impunito.
Il presidente del consiglio Matteo Renzi ha invece telefonato ai genitori di Giulio.
IL LAVORO AL MANIFESTO - Giulio aveva scritto più volte per il quotidiano 'il Manifesto', sotto pseudonimo e "aveva preferito non firmare gli articoli perchè "aveva paura per la sua incolumita'", ha detto ai microfoni di Radio Popolare Giuseppe Acconcia, collaboratore del quotidiano, che conosceva il giovane trovato morto al Cairo. "Giulio si occupava soprattutto di movimenti operai e di sindacalismo indipendente" e aveva contatti con l'opposizione egiziana. "Non possiamo svelare lo pseudonimo con cui Giulio Regeni scriveva per il Manifesto perchè dobbiamo tutelare un altro collega che scrive per noi e il cui articolo uscirà a breve...". Così dalla redazione del quotidiano alla richiesta dell'Agi se lo pseudonimo dietro cui il ricercatore italiano trovato morto al Cairo, con tracce di torture sul suo corpo, potesse a questo punto essere reso noto. Dal quotidiano viene quindi richiesto di attendere, forse anche solo un giorno, per evitare che l'altro giornalista con cui Regeni scriveva sul tema dei movimenti operai egiziani possa correre qualche pericolo.
LE TORTURE - La procura di Giza ha confermato segni di torture sul corpo di Giulio: lo ha detto Hosam Nassar, direttore della procura di Giza, secondo quanto riferisce il quotidiano egiziano Youm al Sabea.
In precedenza lo stesso giornale aveva pubblicato le dichiarazioni di Khaled Shalabi, direttore del Dipartimento investigativo di Giza, secondo cui "dalle indagini preliminari" emergerebbe che la morte è stata provocata da "un incidente d'auto".
Un'altra ipotesi emersa, diffusa stavolta dal quotidiano al Masry al Youm, è che il ragazzo possa essere stato ucciso durante una rapina finita male, indicando in tal senso la natura "criminale e non politica" del delitto.
MUTILATO - In attesa dei risultati definitivi dell'autopsia, le prime indiscrezioni riferiscono di mutilazioni al naso e all'orecchio, bruciature di sigaretta e segni di coltellate all'altezza della spalla. Sarebbe stata una "morte lenta" quella el giovane dottorando, in Egitto per scrivere una tesi sull'economia nazionale.
Il cadavere è stato trovato seminudo alle porte del Cairo, lungo la strada che conduce ad Alessandria, lontano sia dalla residenza (el Dokki, quartiere centrale di Giza) sia dal luogo dove aveva appuntamento con un suo amico, centro del Cairo, la sera in cui sparì.
Il 25 gennaio era il quinto anniversario della rivoluzione di piazza Tahrir: una ricorrenza temuta dalle autorità egiziane che avevano "blindato" le principali piazze del Paese nel timore di manifestazioni di massa contro il governo.
La sera prima dell'anniversario, la polizia egiziana aveva arrestato lo studente David Victor, cittadino statunitense accusato di "incitare le proteste".
CONVOCATO L'AMBASCIATORE - Convocato "con urgenza" alla Farnesina, l'ambasciatore egiziano in Italia, Amr Mostafa Kamal Helmy, ha espresso "il profondo cordoglio" per la morte del 28enne e ha assicurato che l'Egitto fornirà la massima collaborazione per individuare i responsabili di quello che ha definito "un atto criminale".
Il ritrovamento di Regeni ha causato l'immediata sospensione di una missione del governo in Egitto. La Procura di Roma ha avviato verifiche sull'ipotesi di terrorismo. (AGI)