Roma - (di Gianluca Zeccardo) L'Europa e' "piu' unita contro il terrorismo" dopo gli attentati del 22 marzo a Bruxelles, ma "non abbastanza". Lo ha detto il vicepremier e ministro dell'Interno belga, Jan Jambon, in una intervista all'AGI. "Il problema e' nella realta' pratica, e non nelle grandi ideologie. Uno degli elementi chiave nella lotta al terrorismo è lo scambio di informazioni. E' come un puzzle: quando abbiamo il 95% dei pezzi, il puzzle è incompleto. Nel restante 5% del puzzle è la soluzione. L'85%-90% dei dati in possesso dell'Interpol - ha spiegato Jambon - sono stati inviati da cinque Paesi" su 28. "Siamo nella giusta direzione ma non e' abbastanza. Tutti i paesi dicono che lo scambio di informazioni e' importante, ma non tutti lo fanno", ha ammonito. Il terrorismo "non conosce confini e per questo dobbiamo scambiarci i dati in modo piu' globale di quanto non si faccia al momento. E dobbiamo aggiornare velocemente le nostre leggi". A tal proposito Jambon ha ricordato che sulla condivisione dei dati dei passeggeri degli aerei "c'e' stato un dibattito di 5 anni al Parlamento europeo. Cinque anni persi su un provvedimento che dovrebbe essere ovvio". Jambon è in questi giorni a Roma per partecipare a un dibattito 'ECR University' organizzato dai Conservatori e Riformisti italiani sulla sicurezza in Europa al quale hanno partecipato anche conservatori e parlamentari europei.
Jabon, "200 foreign fighters belgi pronti a tornare"
Le autorita' belghe hanno "arrestato il flusso" di foreign fighters belgi che lasciano il Paese per unirsi all'Isis, ma il problema e' ora che ci sono "200 belgi in Siria pronti a tornare per colpire in patria". Lo ha affermato Jan Jambon all'AGI. "Quando sono diventato ministro, nell'ottobre del 2014 - ha spiegato - avevamo 50 partenze al mese di cittadini belgi verso l'Iraq e la Siria. Oggi non ne abbiamo. Abbiamo fermato il fenomeno grazie alle nuove misure e alla legge antiterrorismo, che ci concede, tra le altre, la possibilita' di ritirare i passaporti. La macchina ora e' collaudata". Ma, ha avvertito Jambon, "ora il problema e' che abbiamo 200 foreign fighters in Siria, che sono li' sotto pressione perche' l'Isis sta perdendo terreno sul campo e vuole quindi che tornino in patria per colpire il loro Paese. E la nostra maggiore responsabilita' e' quindi garantire la sicurezza dei nostri cittadini". A questo proposito, Jambon ha lamentato che in Belgio una comunita' musulmana praticamente "non esiste". "Sono divisi in gruppi differenti" e una delle difficolta' maggiori spesso l'assenza di interlocutori con cui relazionarsi. Inoltre "la grande maggioranza dei musulmani ha sempre condannato gli attacchi" ma "c'e' una piccola minoranza che sostiene queste azioni. Abdeslam Salah ha potuto nascondersi per 4 mesi".
Migranti - "Iraq deve riprendersi profughi Calais"
Bisogna obbligare l'Iraq a riprendersi i migranti bloccati a Calais, al confine tra Francia e Gran Bretagna". Lo ha detto il ministro dell'Interno belga, Jan Jambon, rispondendo a una domanda sul muro che Londra costruira' a Calais. I migranti che stazionano a Calais sono quasi tutti iracheni. Non vogliono chiedere asilo ne' in Francia ne' in Belgio, vogliono solo andare in Gran Bretagna, il che oggi e' quasi impossibile. L'unica soluzione per loro e' chiedere asilo in Francia o in Belgio, oppure l'Europa deve rimandarli indietro, ma l'Ira non li vuole e allora bisogna interrompere questo circolo vizioso costringendo l'Iraq a riprendeseli", ha spiegato il ministro.
Siria - "non giustificata operazione Ankara contro i curdi
L'operazione militare di Ankara contro l'Isis nel nord della Siria e' "utile" ma "e' usata dai turchi anche contro i curdi, e questo non e' giustificato, perche' anche i curdi combattono il terrorismo, al fianco degli Usa". Lo ha detto il vicepremier e ministro dell'Interno belga Jan Jambon, in un'intervista all'AGI. (AGI)