"Le buone cose hanno bisogno di tempo" dice sorridendo Angela Merkel dopo oltre 20 ore di maratona negoziale a Bruxelles. Sulla carta, per lei è stata una debacle: lo stallo sul piano - che porta la sua firma - di piazzare Frans Timmermans alla guida della Commissione e Manfred Weber alla presidenza dell'Europarlamento viene interpretata più o meno da tutti gli osservatori come la misura esatta della sua debolezza.
Non solo osteggiato dal gruppo di Visegrad e anche dall'Italia, ma impallinato finanche in seno al gruppo del Ppe, quello di cui lei è il membro sicuramente piu' autorevole, in quella che è stata descritta come una vera e propria rivolta. Eppure l'ex "ragazza dell'est" non sembra battere ciglio: la politica "è il tentativo di realizzare il possibile, e per quello talvolta ci vuole tempo" ripete lei con soavita'.
Tempo. Lo ripete sempre, ma è proprio quello che rischia di mancarle. In patria la Grosse Koalition sembra avere i giorni contati, in Europa la fronda anti-merkeliana e' sempre più ampia, la sua capacità di tenere in equilibrio un'infinità di istanze apparentemente contrapposte sembra esaurirsi, tanto da far gridare il presidente francese Emmanuel Macron alla "credibilita' danneggiata" e da far parlare il premer spagnolo Pedro Sanchez di "frustrazione".
Anche un giornale a lei tradizionalmente vicino come la Welt l'attacca con durezza definendo "incomprensibile" il piano sostenuto dalla Cancelliera che si configura come un "tradimento" verso il Ppe nonché come un regalo "a Macron e agli europei del sud". A detta del quotidiano, per molti a Bruxelles, Angela Merkel "oramai è un mistero" che ha sprecato molta parte del credito di cui godeva.
Certo non è la prima volta che si evoca, in Europa e in Germania, la "Kanzlerdaemmerung", il tramonto della cancelliera. Per esempio nel 2015, quando sull'onda della sua "politica delle porte aperte" circa un milione di profughi si era riversato sulla Germania, la cancelliera sembrava già all'angolo, proprio lei che alle elezioni del 2013 aveva sfiorato la maggioranza assoluta.
Un destino paradossale, il suo. Fino a poco prima raffigurata con i baffetti alla Hitler dai manifestanti greci (e non solo quelli) per colpa dell'austerity in piena eurocrisi, poi festeggiata come "ultima leader del mondo libero" dai giornali liberal americani dopo l'elezione di Donald Trump, poi di nuovo tiro al bersaglio preferito nel sua stessa Cdu per aver "lasciato scoperto il fianco destro" all'ultradestra dell'Afd, e oggi di nuovo ai primi posti nelle classifiche di gradimento in Germania: e questo per dopo che ha dovuto lasciare la presidenza del suo partito in seguito ad una serie infinita di batoste elettorali.
Troppa instabilità in un Paese, la Germania, che ha fatto della stabilita' il suo totem assoluto. Alla vigilia del vertice Ue sulle nomine, il segnale che qualcosa poteva andare storto si era avuto quando il segretario generale della Cdu, Paul Ziemiak, aveva ribadito la fedelta' allo "Spiztenkandidat" del Ppe, Manfred Weber, che lei pero' sembrava aver già sacrificato sull'altare della "Realpolitk" brussellese.
In effetti ad ampie fette del Partito popolare europeo accettare un posto di secondo piano a favore del socialista Timmermans e' sembrato un tradimento: possibile, si chiedono le gole profonde a Berlino, che Merkel abbia perso abbia perso il suo leggendario sesto senso?
Fatto sta che in questi giorni tutti gli sguardi sono puntati su di lei. Per la precisione: sulla sua fragilità. Che è politica, nella misura in cui se in patria gli alleati dell'Spd - tracollata alle elezioni europee, e poi sprofondata ulteriormente nei sondaggi - non dovesse piu' essere in grado di sostenere la Grosse Koalition, la sua permanenza alla cancelleria potrebbe essere molto piu' breve del previsto, nonostante che lei abbia sempre detto che intende portare fino in fondo il suo mandato, che scade nel 2021.
Ma è anche personale, dopo le immagini delle due crisi di tremore che nell'arco di dieci giorni hanno fatto il giro del mondo: la cancelleria aveva parlato di "disidratazione", ma dopo il tremito al fresco di Palazzo Bellevue a fianco del presidente Frank-Walter Steinmeier le speculazioni in merito si sono sprecate, tanto che c'e' chi ipotizza che i servizi segreti di non meglio specificate "potenze straniere" starebbero cercando di mettere le mani sulle cartelle cliniche della cancelliera.
Ovvio: in gioco c'è la leadership della Germania e le tanti voci che l'avrebbero vista bene con un importante ruolo europeo. Voci che, a onor del vero, lei ha sempre rintuzzato con molto vigore.A tutte le speculazioni e le voci Merkel risponde senza rinunciare al suo stile: "Io sto bene", assicurava a Osaka. Per aggiungere, al termine della maratona notturna di Bruxelles: "Credo che se dormiremo un po', saremo in grado di trovare un compromesso".