La comunità islamica italiana vuole la scarcerazione dell'intellettuale accusato di molestie
Per la causa dell'islamologo svizzero detenuto a Parigi da venti giorni con le accuse di stupro per fatti relativi a diversi anni fa anche una petizione online e gruppi Facebook

"Free Tariq Ramadan". La comunità islamica italiana si mobilita per la causa dell'islamologo svizzero detenuto a Parigi da venti giorni con le accuse di stupro per fatti relativi a diversi anni fa.
Ora è ricoverato in ospedale a causa dell'aggravamento delle sue condizioni di salute. È emerso infatti che l'accademico è malato di sclerosi multipla. Intanto la comunità islamica europea, e una fetta importante di quella italiana, si mobilitano per la sua liberazione in attesa del processo. "Nessuno pretende che non venga processato ma ciò che chiediamo è che vengano rispettati i suoi diritti e applicato il principio di presunzione d'innocenza", spiega Davide Piccardo, esponente del comitato italiano Free Tariq Ramadan e volto noto tra i musulmani di Milano.
La mobilitazione è prima di tutto virtuale: online ci sono una petizione che ha raccolto oltre 85mila firme, una pagina francese da quasi 40mila mi piace (quella italiana è nata qualche giorno fa e ne conta un migliaio), decine miglia di post di solidarietà e foto profilo dedicate. "Si è recato volontariamente in tribunale con assoluta fiducia nella magistratura - spiega ancora Piccardo. È stato incarcerato e tenuto in isolamento, la famiglia non lo vede da 18 giorni, non gli hanno permesso nemmeno di ricevere telefonate".
Piccardo avanza non pochi dubbi anche su come è stato gestito finora il processo: "L'accusa è tutt'altro che solida - sottolinea. Sono emerse delle contraddizioni nelle dichiarazioni delle due presunte vittime, ad esempio dicevano di non conoscersi tra loro ma i tabulati telefonici dimostrano il contrario. Inoltre, era andato smarrito un biglietto aereo che rappresentava un alibi di ferro per Ramadan dato che lo collocava in un altro Paese rispetto al luogo dove sarebbe avvenuto lo stupro. Un trattamento che sicuramente ha contribuito alla mobilitazione dei musulmani che inizialmente non avevano mostrano particolare interesse per la vicenda".
Sul caso è intervenuta anche Sumaya Abdel Qader, la consigliera comunale di centrosinistra a Milano. "Di fronte a certe accuse non si può che attendere il verdetto della magistratura e se colpevole non si può che auspicare una dura condanna e pena", ha premesso in un post su Facebook aggiungendo però che "la famiglia non lo vede da 18 giorni e non riesce ad avere informazioni sul suo stato di salute.
Una delle prove che pare gli diano l'alibi dell'innocenza è stata persa dagli uffici giudiziari. È tutto normale questo? Si fa così con tutti? I principi di trasparenza procedurale, la presunzione di innocenza e i diritti umani sono garantiti? Non si chiedono sconti a Ramadan ma è necessario che venga garantita massima trasparenza e correttezza nel processo e che si tuteli la sua salute in grave condizioni".
Ramadan è stato arrestato il 2 febbraio a Fleury-Merogis, vicino Parigi, e giovedì la Corte di Appello della capitale che sta esaminando la richiesta di scarcerazione per ragioni mediche, aspetta di ricevere un esame medico indipendente per accertare se le sue condizioni siano compatibili con il carcere. La decisione sarà presa giovedì prossimo.
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