(AGI) - Roma, 22 lug. - Un pianeta della massa pari a circa unterzo della Terra viene inesorabilmente attirato verso unastella nana bianca, che lo disintegra e lo 'fagocita',liberando nell'atto finale di questo pasto cosmico una notevolequantita' di raggi X. A ricostruire la scena dell'evento,avvenuto nell'ammasso globulare NGC 6388 che si trova nella ViaLattea a circa 40.000 anni luce da noi, e' stato un team diricercatori guidato da Melania Del Santo dell'Inaf-Iasf diPalermo e a cui hanno partecipato anche colleghidell'Universita' del Salento, dell'Universita' di Milano,dell'Infn e dell'Istituto di Astrofisica Spaziale di Bologna,sempre dell'Inaf. I risultati dello studio sono in corso dipubblicazione sulla rivista 'Monthly Notices of the RoyalAstronomical Society'.
La storia di questa scoperta ha inizionell'agosto 2011, quando il satellite per astronomia nei raggiX e gamma Integral dell'Agenzia Spaziale Europea scopre unanuova sorgente X (a cui viene assegnata la sigla IGRJ17361-4441) nell'ammasso globulare NGC 6388. Questo improvvisoflusso di radiazione energetica catalizza subito l'attenzionedegli astrofisici, che pensavano potesse essere stato prodottodal buco nero di massa intermedia presente nelle regionicentrali dell'ammasso. Successive misure dell'osservatoriospaziale Chandra della Nasa pero' rivelano che la radiazione,seppur prodotta nell'ammasso, non proveniva dal buco nero. Unaconferma che induce gli addetti ai lavori a considerare lapossibilita' che l'evento sia stato prodotto da un sistema deltipo Very faint X-Ray Transient, ovvero un sistema binariocomposto da una stella di neutroni sulla quale precipita gasstrappato dagli strati piu' esterni dell'atmosfera di unastella compagna della taglia del nostro Sole. "Rimaneva pero'il dubbio che fosse davvero questo lo scenario che potevadescrivere quanto osservato.
Cosi', dopo qualche tempo io e imiei collaboratori abbiamo rianalizzato le osservazioni diquesta sorgente effettuate dal telescopio spaziale della NasaSwift, che aveva seguito l'oggetto per circa 200 giorni",spiega Melania Del Santo. "La luminosita' nei raggi X di IGRJ17361-4441 rimaneva costante per una trentina di giorni perpoi decrescere nei successivi 50 con un andamento tipico di un'classico' Tidal Disruption Event (TDE), ovvero un evento didistruzione mareale di una stella su un buco nerosupermassiccio. Ma i buchi neri supermassicci si trovano nelleregioni centrali delle galassie, non in ammassi di stelle comeNGC 6388". Se comunque di distruzione mareale si trattava, chetipo di oggetto celeste era stato catturato e distrutto, e dacosa? I ricercatori, basandosi sui dati osservativi a lorodisposizione e confrontandoli con modelli teorici sono giuntialla conclusione che l'oggetto distrutto doveva essere unpianeta di tipo terrestre, di massa pari a circa un terzo delnostro, 'sbriciolato' dalla forza di attrazione gravitazionaledi una stella nana bianca massiccia a esso vicina e dotata diuna massa pari a circa una volta e mezza quella del Sole.
"Interpretiamo i risultati del nostro studio secondo questoscenario: le forze mareali causate dalla nana bianca superanola forza di gravita' che tiene insieme il pianeta di tipoterrestre, cosi' da distruggerlo", spiega ancora Del Santo."Quando cio' accade, meta' della massa del pianeta vieneespulsa, mentre la meta' rimanente, ovvero i detriti, siavvicinano alla nana bianca con una traiettoria a spiralesempre piu' stretta, rilasciando radiazione X prima diprecipitare definitivamente su di essa". E quello che potrebbeessere considerato un raro caso di distruzione mareale potrebbeinvece essere un evento alquanto frequente negli oltre 150ammassi stellari di tipo globulare come NGC 6388 che sonodistribuiti nella Galassia. Le simulazioni al calcolatoreindicano che nelle regioni centrali di questi folti gruppi distelle, che possono contare centinaia di migliaia di astri, sitrovino tantissimi pianeti non legati a stelle, in media trauno e cento per ogni stella ordinaria, mentre le nane bianchepotrebbero essere svariate decine di migliaia. "Utilizzandoquesti parametri insieme ad alcuni caratteristici dell'ammassoglobulare abbiamo calcolato con quale frequenza avviene un taleevento", aggiunge Del Santo. "Possiamo dire che la distruzionemareale di un pianeta da parte di una nana bianca negli ammassiglobulari della nostra Galassia puo' avvenire al massimo unavolta ogni venti anni".