Non ce l'avevano fatta in sei mesi e ci sono riusciti in sei ore, ancora frastornati dalle elezioni di domenica che li hanno penalizzati entrambi. Il socialista Pedro Sanchez e il leader di Podemos, Pablo Iglesias, hanno raggiunto uno "storico accordo" per governare la Spagna. Ma non sarà sufficiente: mancano ancora 21 voti per la maggioranza assoluta del Parlamento.
L'intesa preliminare è stata firmata al Congresso suggellando l'alleanza con strette di mani e abbracci, lasciandosi alle spalle le divergenze che nei mesi scorsi li avevano portati a preferire le urne all'alleanza. Iglesias si dice "lieto di formare un governo di coalizione progressista che coniuga l'esperienza del Psoe con il coraggio di Podemos. Questo è il miglior antidoto contro l'estrema destra". "Come ha dimostrato la notte delle elezioni - ha aggiunto - quella era un'opportunità storica ad aprile è diventata una necessità storica".
Una necessità contro l'avanzata di Vox
Le nozze tra Psoe e Podemos sono una necessità dettata dall'avanzata dell'estrema destra di Vox che non solo ha prosciugato i voti della formazione centrista di Ciudadanos, ma ha raddoppiato il proprio consenso, passando da 24 a 52 seggi. Intanto l'opposizione chiede il conto: gli spagnoli hanno già votato quattro volte negli ultimi quattro anni e solo le ultime elezioni sono costate alle casse dello Stato 136 milioni di euro.
Mancano i voti
Seppur sigillato da un punto di vista simbolico-emotivo, da un abbraccio tra Pedro Sanchez e Pablo Iglesias, l'accordo tra Psoe e Podemos non basta, da solo, a garantire i voti per la formazione di un governo in Spagna. Una coalizione di questi due soli partiti può contare su 155 seggi su 350.
Obiettivo di Sanchez è il coinvolgimento del Partito nazionalista basco, che conta 7 deputati, e di Mas Pais-Compromis (3 deputati) che ha già manifestato il proprio interesse a far parte di un "Governo di coalizione progressista".
Nei piani del premier socialista uscente vi sono poi altri tre voti, espressi, rispettivamente dal deputato del Bloque Nacionalista Galego, da quello del Partido Regionalista de Cantabria e, infine, dal parlamentare di Teruel Existe. In tutto si si tratta di 168 deputati, quando la maggioranza assoluta richiesta affinché il governo prenda vita è 176, ma è nella la seconda votazione che le astensioni potrebbero dare il via all'investitura dell'esecutivo Sanchez-Iglesias.
Entrerebbero in gioco quelle della sinistra catalana e di quella basca, con i 13 parlamentari di Esquerra Republicana de Catalunya e i cinque rappresentanti di di Euskal Herria Bildu. La loro astensione si renderebbe necessaria anche se, scrive El Pais, Ciudadanos decidesse di astenersi.