Non era mai stata registrata "un'attività così intensa di sottomarini russi dai tempi della Guerra fredda". Lo segnala con preoccupazione la Nato, che rivela che durante un'unica operazione condotta lo scorso ottobre sono stati avvistati nei mari intorno alla Norvegia "fino a dieci sottomarini russi contemporaneamente". A rivelarlo in un'intervista ai giornali del Redaktionsnetzwerk Deutschland (Rnd) è la portavoce dell'Alleanza Atlantica, Oana Lungescu. La Nato non rimarrà inerte di fronte a tali attività, ha aggiunto Lungescu, spiegando che è previsto un aumento dei pattugliamenti nell'Atlantico del Nord. Inoltre, ci saranno maggiori investimenti nel contrasto dell'attività sottomarina anche con mezzi aerei: questo anche perché l'Atlantico del nord - considerando sia le rotte commerciali civili e militari, nonché i canali di comunicazione - "è di importanza vitale per la sicurezza dell'Europa".
È sempre Rnd a segnalare che è alta la preoccupazione per le più recenti innovazioni tecnologiche russe in campo militare. Per quello che riguarda i sottomarini, quelli di ultima generazione sarebbero molto più silenziosi e più veloci che in passato. Non solo. Mosca ha avviato i test dei nuovi sottomarini della classe Borei, i quali nel 2020 verrebbero dotati anche dei nuovi missili da crociera ipersonici Zircon. Un'altra ipotesi che si fa in ambiti Nato è che gli U-Boot russi potrebbero danneggiare i cavi sottomarini tra gli Stati Uniti e l'Europa, attraverso i quali passi gran parte della comunicazione Internet: si tratterebbe di una sorta di "guerra ibrida" da condurre negli abissi marini. È lo scenario futuro che più preoccupa l'Alleanza atlantica: il cosiddetto 'seabed warfare', ossia i conflitti condotti sui fondi marini. I recenti movimenti russi nel mare della Norvegia ne sono considerati un campanello d'allarme.