La Casa Bianca ha avvertito che gli Usa risponderanno "rapidamente" se il presidente siriano Bashar al Assad userà nuovamente armi chimiche. Nonostante il monito lanciato nei giorni scorsi dal presidente americano, Donald Trump, e le richieste della Turchia, preoccupata da un nuovo esodo di profughi verso il suo confine, caccia russi hanno iniziato questa mattina a bombardare la città di Idlib, città nel nord ovest della Siria che la Russia è decisa a strappare ai ribelli e riportare sotto il controllo del regime di Damasco. Ad aprile Usa, Gran Bretagna e e Francia lanciarono missili contro la Siria quasi una settimana dopo un presunto attacco chimico attribuito al governo su Duma, nella Ghouta Orientale, del quale sostenevano di avere le prove. L'attacco era stato negato da Damasco e messo in dubbio da un reportage dell'Independent, svolto però sotto il controllo delle forze governative.
Il 25 agosto il portavoce del ministero della Difesa russo, Igor Knashenkov, aveva asserito che la formazione ribelle Hayat Tahrir al-Sham stesse preparando un attacco chimico nella provincia di Idlib per poter poi accusare il regime di Assad di essere il responsabile e usarlo come pretesto per un attacco delle potenze occidentali contro Damasco, una volta iniziata l'offensiva. Secondo Knashenkov, i jihadisti hanno trasferito "otto cisterne di cloro" nella città di Jisr al-Shughur per "simulare" un attacco e queste sono state poi portate 8 chilometri fuori dal villaggio. Nello stesso luogo, il giorno prima sarebbe arrivato un gruppo di militanti "addestrati in sostanze tossiche sotto la supervisione di specialisti della compagnia privata britannica 'Oliva'".
L'accusa arrivava pochi giorni dopo che il Consigliere per la sicurezza nazionale americano, John Bolton, aveva assicurato che gli Usa avrebbero risposto "con grande forza" nel caso Assad usasse di nuovo armi chimiche in un'offensiva per riconquistare Idlib. "In merito alle accuse secondo le quali la Siria usa armi chimiche, confermiamo che non ne abbiamo, non le stiamo usando e, di fatto, non abbiamo bisogno di usarle perché stiamo vincendo", ha replicato il ministro degli Esteri siriano, Walid Muallem dopo un incontro a Mosca con il collega russo Serghei Lavrov.