Corea del Nord, rapporti commerciali e la prossima visita in Cina del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, saranno i temi degli incontri di domani a Pechino del segretario di Stato Usa, Rex Tillerson. In agenda, il capo della diplomazia Usa ha incontri con il ministro degli Esteri di Pechino, Wang Yi, e con il consigliere di Stato, Yang Jiechi, il diplomatico di più alto livello, in Cina, che già nelle scorse settimane, a Washington ha parlato con Tillerson. Gli incontri saranno, per Pechino, l’occasione per cercare un equilibrio con Washington su tre temi che segnano il rapporto tra alti e bassi tra le due potenze. Tillerson, invece, testerà i suoi interlocutori per capirne le intenzioni sul contenimento della minaccia missilistica e nucleare nord-coreana e per valutare il livello di fiducia tra le due potenze sul piano commerciale e degli investimenti.
Pechino chiede la de-escalation con Pyongyang
Sulla Corea del Nord, Pechino chiede da tempo la de-escalation della tensione e attribuisce la responsabilità della crisi soprattutto a Washington e Pyongyang. Agli appelli che hanno contrassegnato gli scorsi mesi si sono aggiunti quelli di questi giorni, che chiedono la fine della “guerra di parole” tra Trump e il leader nord-coreano, Kim Jong-un, arrivata ormai alle minacce e agli insulti a distanza.
Trump ha minacciato la “totale distruzione” della Corea del Nord, dal palco delle Nazioni Unite, la scorsa settimana, nel caso in cui Pyongyang minacciasse direttamente gli Usa o i suoi alleati, mentre Pechino è favorevole a una sospensione dei test missilistici e nucleari di Pyongyang e delle esercitazioni congiunte di Stati Uniti e Corea del Sud per disinnescare i fattori di tensione. Tillerson, però, vorrà anche valutare il rispetto di Pechino delle sanzioni approvate in sede di Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite: il Ministero del Commercio ha di recente annunciato limitazioni alle esportazioni di derivati del greggio verso Pyongyang, vietando l’importazione di prodotti tessili nord-coreani e imponendo la chiusura delle aziende nord-coreane nel Paese entro la metà di gennaio prossimo, come annunciato ieri.
Gli Usa vogliono una "competizione alla pari"
Sul commercio, gli Stati Uniti chiedono di riequilibrare il deficit commerciale (347 miliardi di dollari) che gli Usa hanno nei confronti di Pechino. I passi in avanti fatti dall’incontro tra il presidente cinese, Xi Jinping, e Trump in Florida ad aprile scorso, sono poca cosa per gli Usa. La visita a Pechino, nei giorni scorsi, del segretario al Commercio, Wilbur Ross, ha mandato questo messaggio al primo ministro cinese, Li Keqiang, e agli altri interlocutori. Gli Usa chiedono “risultati concreti e azioni significative” da parte di Pechino sulle questioni chiave: meno barriere di accesso al mercato interno cinese per le aziende Usa che vi operano (una richiesta che riecheggia anche da parte delle aziende europee) e un trattamento egualitario a quello riservato alle imprese locali.
Gli Usa non sono preoccupati della competizione con la Cina a livello globale, ha spiegato Ross davanti alle telecamere di Cnbc: “vogliamo solo che la competizione sia equa e con un gioco alla pari”. Sul piano degli investimenti, invece, è Pechino che potrebbe recriminare una disparità di trattamento. Il governo cinese non ha gradito lo stop imposto da Trump all’intenzione di acquistare un gruppo di semi-conduttori, la Lattice, da parte di un fondo di private equity con capitali cinesi, il Canyon Bridge Capital Partners. Il Ministero del Commercio di Pechino non l’ha presa bene e ha chiesto di evitare che il processo di esame degli investimenti stranieri possa essere una scusa per mettere in atto pratiche protezionistiche.
La prima volta di Trump in Asia
L’interesse principale per la Cina è quello di avere interlocutori affidabili, tra gli uomini del presidente Usa. La visita di Tillerson servirà, ai dirigenti cinesi, anche per capire qualcosa di più su come approcciare Trump, all’arrivo a Pechino. La Casa Bianca ha confermato nelle scorse ore il viaggio in Asia del presidente degli Stati Uniti. Dal 3 al 14 novembre prossimo, Trump sarà in Giappone, Corea del Sud, Cina, Vietnam (dove parteciperà al summit dell’Asia Pacific Economic Cooperation, Apec) e Filippine (per il summit dell’Asean, la sigla che riunisce i Paesi del sud-est asiatico).
Scopo del primo viaggio in Asia, ha spiegato la Casa Bianca, sarà quello di “rafforzare la risolutezza internazionale nel fronteggiare la minaccia nord-coreana e assicurare la completa, verificabile e irreversibile denuclearizzazione della penisola coreana”, e per discutere i legami commerciali ed economici con i Paesi della regione. Se le discussioni su entrambi questi temi sono già avviate da tempo, tra alti e bassi, Cina e Stati Uniti rimangono ancora divise dalle questioni del Mare Cinese Meridionale, rivendicato quasi per intero da Pechino e che per gli Stati Uniti sono fonte di preoccupazione per le rotte commerciali che si snodano nell’area. Anche questo spinoso tema di confronto sarà tra gli argomenti che verranno toccati nelle prossime ore in vista della visita di Trump, ma l’importanza delle rotte e delle dispute di sovranità tra la Cina e gli altri Paesi dell’area appaiono oggi ridimensionate rispetto alle tensioni nord-coreane.