Nuove prospettive per le imprese italiane, una classe media di centinaia di milioni di persone che chiede prodotti made in Italy, una sfida infrastrutturale storica. Ivan Scalfarotto, sottosegretario allo Sviluppo, torna in Cina per la quinta volta in sei mesi e la sua presenza nei giorni della visita di Stato del presidente della Repubblica Sergio Mattarella è l'ennesimo segno di rinnovata attenzione tra i due Paesi.
Scalfarotto spiega all'Agi le nuove opportunità che si aprono per l'economia italiana e rassicura chi vede invece nel consolidarsi dei rapporti un rischio per le imprese italiane.
Quanto vale la nuova Via della Seta che unisce Roma e Pechino
Italia e Cina sembrano guardare con rinnovato interesse ai loro rapporti economici: quali sono le prospettive di questo dialogo in un mondo che attende la nuova politica commerciale di Trump col fiato sospeso?
La Cina è un Paese che sta attraversando una trasformazione epocale, passando da una economia di produzione a basso costo a una che investe su tecnologia e ricerca. Inoltre sta attraversando anche una grande trasformazione sociale con una inurbazione fortissima e la nascita di una classe media, che, come nel resto del mondo, aspira a comprare italiano. Si presentano quindi enormi complementarietà tra i nostri due Paesi e aumentano gli spazi per il Made in Italy.
L'Italia, che anche quest'anno ha visto crescere il suo export, ha più da guadagnare consolidando il rapporto con la Cina o più da temere? Sarà più forte l'export verso Pechino o l'arrivo di merci dall'Asia?
Dobbiamo riconsiderare i nostri rapporti con la Cina. Non dobbiamo pensare solo in termini di timore di invasione dei loro prodotti, ora la Cina è una occasione di sviluppo per le nostre aziende e i nostri prodotti. Dal dicembre 2015 al dicembre 2016 c'è stato un incremento di oltre il sei per cento del nostro export. Insomma, le nostre esportazioni salgono e abbiamo cominciato a recuperare un disavanzo storico. Si tratta di una inversione di tendenza fondamentale
Negli stessi giorni della visita del presidente Mattarella si terrà un business forum Italia-Cina: quali sono i settori su cui l'Italia punta per rilanciare il dialogo industriale e commerciale?
Innanzitutto i settori tradizionali del made in Italy: fashion, agroalimentare con una sforzo importante sul vino, design. A novembre c'è stata una edizione del salone del mobile a Shanghai con un successo trionfale. Ma restano fondamentali i settori tradizionali come la meccanica e il comparto infrastrutturale. I cinesi puntano poi sui settori delle energie rinnovabili: il consumatore cinese è attento ai temi ambientali e quella per noi è un'opportunità. Altri settori cruciali per noi sono la salute e la qualità della vita, le biotecnologie. Insomma c'è un intero ventaglio di occasioni formidabili nei settori in cui l'Italia è Paese leader.
Italia, Francia e Germania hanno chiesto alla Ue nuovi strumenti contro lo shopping di aziende ad alta tecnologia da parte di paesi con un alto livello di protezionismo come la Cina. C'è un rischio shopping che depauperi le imprese italiane tecnologicamente più avanzate?
In linea di principio restiamo un Paese aperto agli investimenti stranieri, accogliamo l'idea che gli investitori stranieri vengano in Italia ma dobbiamo essere attenti alle nostre aziende strategiche. Il lavoro fatto dal ministro Calenda con gli omologhi francese e tedesco è importante ma non significa chiusura ai capitali stranieri quanto piuttosto una attenzione alle regole di mercato. Dunque sì alle acquisizioni, ma devono essere trasparenti e a tutela dei consumatori e dei lavoratori. Resta però sempre da parte italiana una attenzione fortissima sui settori strategici, come difesa e comunicazioni, che devono avere una tutela particolare".
Il progetto di nuova Via della seta, oltre alle ricadute infrastrutturali, porterà benefici per le imprese italiane? Quali?
"E' un progetto importantissimo, è enorme e attraversa mezzo mondo. L'Italia, avendo un ruolo di ponte tra Europa e Oriente si candida in modo autorevole per avere un ruolo importante: attraverso l'Italia si arriva al cuore dell'Europa. La Cina ha investito nel porto greco del Pireo, ma i porti di Genova, Venezia e Trieste arrivano al centro dell'Europa più del Pireo. Noi possiamo innanzitutto costruire le infrastrutture progettate per questa nuova via, e poi possiamo avere un ruolo come parte fisica della via, come terminale e ponte verso l'Europa".