Panama Papers, in piazza contro Cameron "vattene!"
Gb, il premier fa mea culpa per la quota in un conto offshore. In migliaia marciano a Londra e invocano sue dimissioni

Londra - Iniziata in tono relativamente minore, ha preso sempre piu' forza con il passare delle ore la manifestazione indetta a Londra contro David Cameron e la sua quota in una societa' off-shore del defunto padre Ian, tenuta a lungo segreta dal primo ministro ma di recente svelata all'opinione pubblica dall'irruzione sulla scena mondiale 'Panama Papers'. Organizzata dalla cosiddetta Assemblea del Popolo contro l'Austerita', una coalizione creata dai partiti di sinistra e dai sindacati per contrastare le politiche di rigore del governo britannico, la protesta ha sulle prime radunato davanti al numero 10 di Downing Street, residenza ufficiale del premier, poche centinaia di persone per quanto pittoresche: molti ironicamente portavano infatti in testa capelli di paglia appunto del tipo panama, mentre altri sfoggiavano camiciole in stile simil-caraibico, proprio da paradiso fiscale, nonostante il clima piovoso e freddino. Poi pero' le file dei dimostranti si sono ingrossate, e sono stati infine migliaia coloro che si sono messi in marcia verso il Covent Garden, distante appena un paio di chilometri, dove nel frattempo lo stesso Cameron stava facendo mea culpa davanti alla platea del proprio partito, riunita nel lussuoso hotel-centro congressi delle 'Grand Connaught Rooms' per il congresso conservatore di primavera.
"Te ne devi andare!", "Non ci fidiamo piu'!", "Chiudi i paradisi fiscali o dimettiti!", erano solo alcuni degli slogan intonati dalla folla o campeggianti su cartelli e striscioni portati in corteo. Il segretario dell'Assemblea, Sam Fairbairn, ha accusato i tories di aver dato vita a un "gabinetto dei ricchi" che ignora deliberatamente i problemi dei cittadini. Un assedio vero e proprio, tenuto a bada da un massiccio dispiegamento di agenti di polizia, che a un certo punto hanno bloccato tutti gli accessi alla zona. Il capo dell'esecutivo sarebbe pero' riuscito ad allontanarsi prima che il clima diventasse incandescente. Drappelli di manifestanti hanno cosi' ripreso il cammino a ritroso, scendendo lungo Whitehall per tornare a presidiare Downing Street fino a quando, hanno giurato, non vi s'insediera' un nuovo titolare.
Due giorni dopo aver ammesso di aver posseduto una quota nella societa' off-shore creata alle Bahamas dal padre Ian, e la cui esistenza e' stata rivelata dai cosiddetti 'Panama Papers', David Cameron oggi ha riconosciuto di non essere stato capace di affrontare nella maniera appropriata la vicenda, che ha scatenato furibonde polemiche nel Regno Unito. "Non e' stata una gran settimana, questa", ha ammesso il primo ministro britannico, intervenendo al congresso di primavera del Partito Conservatore in corso a Londra, "e so che avrei dovuto gestire meglio la faccenda. Non prendetevela con il numero 10 di Downing Street, non prendetevela con consiglieri senza nome, non prendetevela con i miei consiglieri", ha esortato. "La colpa e' mia, prendetevela con me. Capisco che c'e' una lezione da imparare, e io imparero'. Ho imparato".
Il leader tory si e' quindi giustificato per aver sulle prime taciuto: "Ero arrabbiato per quello che la gente diceva di mio padre (scomparso sei anni fa; ndr). Io gli volevo bene e mi manca ogni singolo giorno. E' stato una persona meravigliosa, e sono davvero orgoglioso di quello che ha fatto, ma non debbo permettere che cio' sminuisca quanto e' accaduto". Cameron ha quindi ribadito l'impegno a rendere di pubblico dominio le proprie dichiarazioni dei redditi degli ultimi anni: "Saro' il primo capo del governo a farlo, il primo leader di un grande partito politico, e credo sia quello che va fatto", ha sottolineato. (AGI)