Un tribunale panamense ha assolto l'ex presidente Ricardo Martinelli dall'accusa di spionaggio politico e appropriazione indebita di fondi pubblici. Martinelli, che è in custodia cautelare, era stato anche accusato di aver spiato le comunicazioni degli oppositori durante il suo governo (2009-2014).
Imprenditore nel settore della grande distribuzione, classe 1952, Martinelli, figlio di un italiano e di una spagnola, ha studiato negli Stati Uniti ed è stato leader del partito conservatore Cambio Democratico, fondato nel 1998. Dopo esser stato sconfitto alle presidenziali del 2004, ci riprova nel 2009 e riceve il 60% delle preferenze. Ma nel 2012 iniziano i guai giudiziari: il suo amico Valter Lavitola - ex direttore ed editore de 'l'Avanti' - e a sua volta amico di Silvio Berlusconi (lui stesso aveva presentato l'ex premier al presidente panamense) viene raggiunto da un avviso di garanzia da parte della procura di Napoli in merito a un'ipotesi di corruzione internazionale per presunte tangenti a politici panamensi per la realizzazione di carceri e l'acquisizione di appalti.
Per ottenere illecitamente alcune commesse milionarie, Lavitola avrebbe ricompensato con "utilità e somme di denaro in contante" anche il presidente panamense. E non solo: emergono altri movimenti finanziari tra i due e il presidente viene coinvolto anche in un'inchiesta per presunta tentata estorsione ai danni di Impregilo. Martinelli riesce ad evitare l'arresto nel 2015 fuggendo negli Stati Uniti. Ma poi viene estradato nel 2018 e tenuto in custodia cautelare per un anno prima di essere rilasciato agli arresti domiciliari nel giugno scorso, quando il processo è iniziato.
È stato indagato in circa 20 casi di corruzione, ed è stato accusato di aver intercettato illegalmente i suoi oppositori politici e di aver utilizzato un dispositivo, fornitogli da una società israeliana, diretto a controllare le comunicazioni dei suoi concittadini, nonché di aver sottratto 45 milioni di dollari dal programma di pranzo della scuola federale panamense. Lui si è sempre professato innocente, sostenendo di essere vittima di una "vendetta" del presidente panamense Juan Carlos Varela, suo ex vicepresidente. In caso di condanna, Martinelli si sarebbe trovato ad affrontare una pena che prevede fino a 21 anni di carcere per aver commesso i reati di violazione della segretezza e del diritto alla privacy e due fattispecie di appropriazione indebita.