AGI - Mundhir Abed ha ancora la voce tremante quando racconta all'Afp la tragedia che si porterà dietro per tutta la vita. Il medico della Mezzaluna Rossa Palestinese è l'unico sopravvissuto all'attacco al convoglio di soccorritori compiuto dall'esercito israeliano lo scorso 23 marzo a Rafah, e ancora non capisce come sia possibile che sia vivo. Era certo che anche a lui spettasse la fine dei suoi 15 colleghi, medici della Mezzaluna Rossa palestinese e della protezione civile di Gaza, caduti sotto il fuoco dell'Idf mentre rispondevano a una chiamata.
"Ero terrorizzato dall'idea che mi uccidessero", ha raccontato Abed, 45 anni, che si trovava sulla prima ambulanza inviata nella zona dopo le chiamate dei residenti. Per quello che è accaduto ha poche, chiare parole: "Un'imboscata improvvisa e violenta". Ancora nervoso, Abed ha ricostruito passo dopo passo gli ultimi istanti prima dell'attacco. "Ero con l'autista dell'ambulanza Mustafa al Khawaja e il paramedico Ezzedine Shaat e ci stavamo dirigendo verso il luogo dell'attacco. Ma non appena siamo arrivati sul posto, contro di noi si è scatenato un il fuoco dei soldati israeliani". "Io mi sono buttato sul retro del veicolo per proteggermi. Quando il fuoco è cessato, non ho più sentito i miei colleghi. Solo il rantolo della morte".
Il panico lo bloccava al punto di non riuscire a usare il telefono. Poi le voci in ebraico gli hanno permesso di capire cosa stesse accadendo. "La portiera del veicolo si è aperta e c'erano soldati delle forze speciali israeliane in tenuta militare completa. Mi hanno tirato fuori, messo con la faccia a terra, spogliato e interrogato. Poi hanno iniziato a picchiarmi". Amed racconta anche di non aver avuto più notizie dell'autista. "L'ho visto anche lui privato dei vestiti, inginocchiato e bendato. Poi lo hanno portato via". A oggi Mansoura risulta ancora disperso.
L'attacco al convoglio medico ha subito scatenato la condanna internazionale, aprendo una discussione sui rischi cui sono esposti i soccorritori a Gaza dal 7 ottobre 2023. Due ore dopo l'attacco, l'esercito israeliano ha dichiarato che le sue forze erano state informate di un convoglio che "avanzava in modo sospetto nell'oscurità verso di loro", senza luci, provocando ulteriori spari da lontano.
Video That Exposes the Israeli Occupation’s Lies
— PRCS (@PalestineRCS) April 5, 2025
The Palestine Red Crescent Society has obtained a video from the family of a martyred EMT, found on his mobile phone after his body was recovered from a mass grave in Gaza. He was among 15 ambulance and relief team members… pic.twitter.com/8iWqULxijC
"Pensavano di avere a che fare con dei terroristi", ha detto l'ufficiale. Ma la diffusione di un video recuperato dalla Mezzaluna Rossa da un medico deceduto sembrano contraddire la versione iniziale dell'esercito. Le immagini mostrano le ambulanze che avanzano con i fari e le luci di emergenza accese e ben visibili.
Nella sua testimonianza, Abed ha raccontato che anche quando una seconda squadra della protezione civile di Gaza è arrivata per dare man forte dopo il bombardamento iniziale, anche loro sono stati attaccati. Muhammad al-Mughayyir, responsabile della logistica per la protezione civile di Gaza, ha dichiarato che la sua squadra si è recata sul posto dopo aver ricevuto una chiamata di soccorso dal personale della Mezzaluna Rossa, ma nel giro di 15 minuti ha perso i contatti con la propria squadra.
Solo il 27 marzo è stato ritrovato il primo cadavere, quello di Anwar al-Attar, capo dell'unita' di protezione civile. Le squadre di soccorso hanno poi recuperato gli altri corpi tre giorni dopo. Secondo la Mezzaluna Rossa, alcuni corpi trovati sepolti sotto la sabbia erano ammanettati dietro la schiena. Il presidente della Mezzaluna Rossa, Younis al-Khatib, ha chiesto un'indagine internazionale affermando che gli equipaggi sono stati aggrediti "per essere eliminati". L'esercito israeliano ha dichiarato di aver ordinato un'indagine interna.