BoJo sotto accusa per la gestione dell'epidemia
In via di guarigione dal coronavirus, il premier britannico deve fare i conti con le accuse di averne trascurato la diffusione perché ossessionato dalla Brexit. Sarebbe stato assente a ben cinque riunioni della task force Cobra sul Covid-19, nonostante una simulazione avesse stabilito che la sanità non era pronta a un'emergenza di queste proporzioni

© Stefan Rousseau/AFP - Boris Johnson con la fidanzata Carrie Symonds
La salute del premier britannico Boris Johnson continua a migliorare, ma adesso è la salute politica del suo governo che è a rischio. A Londra, il governo è nell'occhio del ciclone, 'government under fire' come scrivono diversi quotidiani: un'inchiesta del Sunday Times ha infatti rivelato che Boris Johnson avrebbe saltato ben cinque riunioni sul coronavirus convocate dalla 'task force' Cobra durante le settimane precedenti all'esplosione della pandemia in Gran Bretagna.
L'inquilino di Downing Street è accusato di aver trascurato il suo ruolo nella gestione iniziale dell'epidemia, perché ossessionato dalla Brexit e delegando la sua leadership nei meeting con gli esperti. Gli stessi esperti che in quel periodo richiamavano l'urgenza di un'azione coordinata e immediata.
Una simulazione andata male
E siccome la situazione dell'epidemia non migliora (secondo gli esperti, il Regno Unito è ancora nel pieno del picco di morti e contagi), adesso in molti si chiedono se il governo abbia fatto abbastanza. Anche perché si è scoperto che, tre anni fa, il governo aveva messo in piedi una simulazione, l'Exercise Cygnus, progettata per testare la preparazione degli organi sanitari nazionali, regionali e locali di fronte a una situazione di pandemia. Si sa poco sull'esercitazione, ma il risultato già nel 2017 era uno: l'Nhs, il servizio sanitario nazionale, non era pronto. Phillip Lee, ex parlamentare liberale (già ministro ai tempi dell'Exercise Cygnus) ha accusato il governo di aver ignorato i risultati dello stress test. "Se comunque non volevamo ascoltare la lezione, qual era il senso dell'esercitazione?", si è chiesto, conversando con il Guardian.
Come se non bastasse, l'amministrazione Johnson è stata accusata di aver inviato 260 mila articoli per la protezione personale e sanitaria in Cina a febbraio e adesso l'Nhs è drammaticamente privo di tute e mascherine: nei giorni scorsi è spuntato un documento, che doveva rimanere interno, in cui l'amministrazione consigliava agli operatori, come 'extrema ratio' di riutilizzare camici, tute e mascherine, senza cambiarli a ogni turno.
"Tutti i governi sbagliano"
Le difese al convalescente primo ministro - che ha lasciato l'ospedale dove era stato ricoverato quando si è ammalato di Covid-19, e da giorni è nella residenza di campagna dei 'prime minister' britannici, Chequers - non mancano: Michael Gove, 'numero 3' dell'attuale esecutivo, ha parlato di "j'accuse narrative" e di "un articolo fuori strada, che va corretto". "Tutti i governi sbagliano, e anche il nostro", ha azzardato.
Il ministro del ducato di Lancaster non ha negato l'assenza di Johnson alle riunioni Cobra, ma ha spiegato che l'assenza del premier è contemplata e questo non vuol dire che Johnson non avesse recepito i moniti della task force. Ma i critici hanno buon gioco nel sostenere che a febbraio BoJo "era al timone" della crisi, ma ai meeting non partecipava e spediva gli strumenti di protezione personali in Cina.
Nel frattempo, però i numeri del Covid-19 in Gran Bretagna spaventano. Il numero dei morti da due settimane non scende sotto quota 800 (sabato 888, ancora più del giorno prima, 847, e di quello ancora prima, 861) con punte che hanno sfiorato i mille. E il bilancio totale dei decessi non conteggia quelli avvenuti nelle case di riposo. Quanto ai contagi, arrivati a 114 mila, viaggiano a 'botte' di 5 mila al giorno in più (sabato 5.526, venerdi' 5.599, quello prima 4.618). 'Government under fire' suona quasi un eufemismo.